Il futuro è qui…?

Il maestro sale in cattedra per la prima volta da allenatore. Una stagione partita benino, non priva di difficoltà, soprattutto per chi in panchina non c’è mai stato e ci deve stare aspirando ai massimi livelli.

La mano di Pirlo in questa Juve s’è vista, e non poco.
Dall’aggressività del gioco, all’adattamento squadra e giocatori, fino al catenaccio che tanto in Italia ci piace, ma per quanto bravo sia chi guida la squadra, in campo ci vanno i giocatori e non sempre soddisfano le aspettative.
Con tutti i lati positivi che si possano vedere di questa stagione, di lati
negativi ce ne sono altrettanti, mentalità in primis.

Perché una squadra che ambisce a diventare la migliore al mondo non può avere cali di concentrazione, non può abbattersi per un goal preso, magari malamente, oltretutto la squadra che ambisce ad essere la più forte non può scarseggiare di qualità.

E proprio questo è un grande problema di questa Juve, specie in mezzo al campo.

Cominciando da Arthur che, per quanto sia bravo a fare il suo mestiere, non è
un regista affermato, Rabiot, McKennie e Ramsey, non propriamente mediani, con il primo che indovina una partita ogni cinque, e infine Bentancur,
predestinato sin dal suo esordio contro il Barcellona in Champions, pur sempre
fuori ruolo, bravissimo in fase di recupero, ma di regista non ha neanche
l’ombra.

Chi più di questi si addice all’ex ruolo del proprio allenatore è il brasiliano, che riesce a dare una manovra al gioco e tranquillità durante il possesso palla. L’unico che sappia collegare difesa e

attacco e degno di prendere il centrocampo juventino nelle proprie mani.

Quando è assente però, la sua mancanza si sente, l’abbiamo sentita contro il Porto, meno contro il Crotone (avversario non temibile, per nostra fortuna), dovremo sperare di non sentirla al ritorno di Champions League.

Ma una soluzione si dovrà pur trovare, perché non si può lasciare la Juve in balìa della sorte, l’adattamento di altri giocatori si è rivelato finora un esperimento fallimentare e il cambio di gioco potrebbe essere una soluzione. Contro i calabresi l’abbassamento degli esterni ha sopperito alla mancanza di un regista, ma una soluzione ancor più appetitosa esiste.

Non è una novità il fatto che Pirlo faccia esordire giovani della

cantera e con qualche presenza in prima squadra la qualità dei giocatori si è vista.

Nicolò Fagioli in particolare, di cui tanto bene si è parlato, accennato
già da Allegri qualche anno fa, non portato subito in prima squadra dopo
problemi comportamentali seguiti da infortuni.

Adesso però la sua presenza serve,
eccome, serve perché manca un’identità al centrocampo Juve e di
carattere il ragazzo non se ne fa mancare, serve perché manca anche qualità, e non possiamo lamentarci neanche di questo (è un piacere vederlo giocare, cit.).
E’ una buona mossa perché il rischio fa parte del calcio, hai la possibilità di
far nascere una nuova stella e non hai niente da perdere.

Dopo due presenze, una in Coppa Italia e l’altra in campionato, i due minitest sono ampiamente superati, bisogna avere il coraggio di lanciarlo nella massima competizione Europea.

Ciò che tutto l’ambiente juventino si aspetta, e spera, d’altronde, anche un altro crack di nome Nicolò ha esordito in Champions League, e contro i Galacticos, guardiamo com’è adesso.

Giovanni Giglio