Articolo di Christian Gaole

 

Dalla lacrima di Conte alla preghiera di Salvini. La caccia ai seguaci se i consensi calano l’arma del dolorismo sguainata dagli esperti dei media.

200 miliardi per il mercato interno, altri 200 per l’export e potenziamento del fondo per le PMI. Sono questi gli stanziamenti previsti dall’ennesimo decreto del presidente Conte e annunciati ieri sera nell’ormai consueta conferenza stampa delle 20.30. Se l’approccio alle conseguenze economiche della clausura forzata sembra aver imboccato la strada giusta, la comunicazione di Palazzo Chigi, continua a navigare a vista. Difficile il rapporto con i media, pressoché nullo quello con le forze di opposizione e con lo stesso parlamento. Innegabile, d’altra parte, una certa perplessità a fronte dell’annunciata pioggia di denaro, considerando che solo poche settimane fa pareva che i miliardi accantonabili per la ripartenza del paese fossero solo 25. E ancora più scalpore suscita il fatto che Conte non abbia ascoltato alcuna voce proveniente dalle opposizioni, da Meloni a Salvini e Gasparri, atteggiamento che ha causato un certo malumore anche al Colle. Bisogna prendere atto, però, che il Presidente del Consiglio, o chi per esso, ha scelto le giuste carte, alla fine dei giochi, ricorrendo al golden power, formula economica che permette solo allo Stato di detenere oltre il 3% delle azioni di un’azienda, in questo caso su tutte le attività, dalla difesa alla cybersicurezza, per blindare il Paese da attacchi esterni volti a speculare sullo stesso approfittando della situazione di crisi.
“Potenzieremo – spiega Conte – il fondo centrale di garanzia per le pmi e aggiungeremo anche il finanziamento dello Stato attraverso Sace, soprattutto a beneficio delle medie e delle grandi imprese”. Poi, però, il buon “Giuseppi”, forse contagiato dal Ministro, inappropriato, degli Esteri, si è lasciato scappare una gaffe sulla nostra Pasqua che ha definito “la fuga degli Ebrei dall’Egitto” confondendo la Bibbia col Vangelo, ma tant’è, ciò che conta è che i cittadini italiani, per una volta, non siano l’agnello sacrificale. Certo, al momento più che a pasqua siamo all’annunciazione, l’auspicio è che al momento giusto non arrivino anche i 40 ladroni.
Ad ogni modo, dopo gli elogi all’economia, tocca passare alla comunicazione, poco istituzionale, fino a ieri sera, dello staff di Conte. Già Paolo Mieli, editorialista de Il Corriere della Sera, aveva dimostrato un certo fastidio per il “giochino delle anticipazioni”: indiscrezioni su decisioni nel pomeriggio, poi smentite dallo stesso Premier e poi confermate con decreto e conferenza stampa nella notte. È esemplificativo, infatti, il caso del dico e non dico sulla chiusura o meno delle scuole di qualche settimana fa. In questi casi, meglio aspettare il mattino seguente.
La scarsa istituzionalità e informalità delle dirette social di Conte, dunque, ha fatto storcere più di naso fra i puristi della comunicazione e fra i cittadini più attenti. Certo, la situazione impone velocità e flessibilità, l’annuncio notturno del sabato sera e le interminabili attese puzzano di strategia Social più adatta a un live show che alla comunicazione istituzionale del capo del Governo. La cosa che più insospettisce, però, è che questo spettacolino si sia ripetuto per due fine settimana consecutivi e, guarda caso, nelle stesse settimane in cui, tanto Zaia quanto Fontana avevano risposto a tono alle accuse di mala gestione lanciate da Roma. Ma quando le parole forti non bastano più, meglio rifugiarsi nella tivù del dolore. Talvolta, infatti, anche le lacrime aiutano a racimolare qualche consenso, si ricorderà la commozione del Presidente del Consiglio da Barbara D’Urso, la quale nel tempo libero recita una preghiera con Salvini, e ancora la lacrima di Conte alla domanda di Andrea Scanzi qualche sera fa da Gomez. D’altronde il suo guru della comunicazione non è nuovo alla spettacolarizzazione dei sentimenti. Reality show, media sociali, confessionali e lacrime a comando, sono il pane quotidiano di chi fa dei like la sua ragione di vita. E Casalino in questo come rivale ha solo Morisi. Entrambi giocano sui sentimenti, chi con lacrime chi con un “Eterno riposo”, ma con il comune obiettivo di guadagnare consensi. Forse Conte e Salvini non sono poi così diversi…

 

 

 

 

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