KAERU, IL NUOVO STRAORDINARIO ROMANZO DI MATTEO LORENZI
Intervista all’autore
A cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)
Matteo Kabra Lorenzi, cantautore e scrittore già presentatato sulle nostre pagine, torna con un nuovo romanzo, l’avvincente Kaeru. L’autore firma uno sci-fi interessantissimo, ben architettato e fulminante. L’impatto è assolutamente cinematografico, la trama è degna dei migliori thriller internazionali. Lettura consigliatissima, credetemi, che richiama capolavori del cinema e della letteratura. A pochi mesi di distanza dal comunque convincente Siero Nero, un netto cambio di rotta, di stile e di pensiero. Con grande piacere Matteo torna quindi su MDN per parlare della sua scrittura, ovviamente del libro e di altro ancora.
Eccoci, amico mio. Finalmente è arrivato il momento di Kaeru. So che sei alle prese con la promozione di questo tuo secondo romanzo. Come vanno le cose?
Ciao, carissimo! Eccoci qui, a meno di un anno di distanza del lancio di Siero Nero, con il mio nuovo lavoro. Diciamo che vivo tra due flussi opposti: da una parte il romanzo stenta a decollare (e mi auguro sia solo per il periodo “ferragostano”) e dall’altra chi lo legge si dice assolutamente colpito ed entuasiasta della storia, restituendomi feedback confortanti sulla qualità di questa produzione.
Io ho avuto il piacere di leggere il libro in anteprima e, come ben sai, ho apprezzato tantissimo la tua proposta. Un lavoro totalmente diverso da Siero Nero, il tuo esordio, sia per stile che per contenuti. Da dova arriva Kaeru? E, soprattutto, perché hai deciso di scombussolare le carte?
Ti ringrazio e sai quanto tu sia stato prezioso nel ruolo di “lettore beta”. Dici bene, è un lavoro totalmente diverso, e questo evidenzia quanto io tendenzialmente non ami fermarmi in una “comfort zone”, magari creata anche a fatica e con tanti sforzi. In un anno di promozione di Siero Nero ho raccolto moltissimi pareri positivi, la gente si è affezionata a me, al personaggio tormentato del primo romanzo, alla storia per come è stata raccontata. Ma quello era il Matteo che aveva necessità di fermare su carta un percorso, una vita, sentimenti, dolori ed emozioni. Tu sai quanto sia difficile crearsi una piccola cerchia di estimatori… ecco, io avrei anche potuto giocare su questo, da ruffiano, come fanno molti scrittori e molti artisti, ma ho preferito seguire il mio estro creativo e voltare pagina. Essere onesto con me stesso, convinto che seppur dovrò ripartire da zero la mia limpidezza nel pormi verrà prima o poi apprezzata. Un giorno mi sono svegliato con in testa questo inizio di storia, che ha radici molto “televisive e cinematografiche”, e da lì ho deciso che sarebbe stato l’input perfetto per il mio nuovo romanzo.
Veniamo alla trama. Cosa racconta il romanzo?
Te lo presento proprio come se fosse un trailer di un film, visto che lo stile si avvicina ad una narrazione di questo tipo: siamo a Corintola Terme alle porte della primavera del 2015. Un evento di incredibile portata sta per cambiare totalmente le abitudini della famosa e ridente cittadina, perla del Centro Italia. Un esperimento sociale estremo e senza precedenti si abbatterà con imprevedibili conseguenze sulla vita di un suo abitante, scelto tra milioni di potenziali “protagonisti” ignari in tutto il mondo, travolgendo come un fiume in piena soprattutto il destino di alcuni personaggi: Marcello, Denny e Ōshima. Tre figure agli antipodi tra loro – uomini totalmente immersi e calcificati nelle loro vite – che tuttavia scopriranno di avere in comune moltissime cose, e non certo per pura casualità. L’intreccio imprevedibile degli eventi li porterà alla resa dei conti, con la consapevolezza che alla fine, per quanto possiamo credere di essere liberi, c’è sempre qualcuno o qualcosa più grande di noi, artefice dei nostri destini.
Il lettore può trovare sicuramente dei collegamenti con altre opere, una su tutte, The Truman Show del 1998, pellicola che non ha bisogno di presentazioni. Ecco, quali viaggi mentali e quali storie hanno contribuito?
Il riferimento a The Truman Show è evidente e pure esplicito (tanto che la citazione di apertura del romanzo traccia già un solco in questa direzione, ma quella è venuta dopo, mentre costruivo la storia e passo passo trovavo sempre maggiori riferimenti a questa pellicola. In realtà la scintilla è scattata nel rivedere un episodio specifico di una serie TV che andava molto negli anni Ottanta: Ai confini della realtà. Si intitolava Wordplay (Parole in libertà) e narrava la curiosa vicenda di un personaggio che un giorno si era risvegliato e si era accorto che tutte le persone intorno a lui parlavano un linguaggio fatto di parole sconnesse, che solo lui sembrava non capire. Mi aveva colpito tantissimo. Il protagonista si era trovato improvvisamente in una situazione estrema, in cui le abitudini venivano scombussolate da un giorno all’altro, creando disorientamento. Poi – senza dilungarmi troppo – hanno inciso moltissimo dei capisaldi della letteratura che hanno trattato queste tematiche seppur in maniera diversa: Cecità di Saramago, 1984 di Orwell, Il Fu Mattia Pascal e Uno nessuno, centomila di Pirandello.
Qualche aneddoto? Episodi particolari avvenuti in fase di scrittura e che, magari, ti hanno aiutato?
Guarda, in riferimento a questa domanda ti butto lì una curiosità che ti farà sorridere e non ti ho mai rivelato: la parte con portagonista la “gang” mafiosa trae ispirazione dal tuo romanzo Cliché Noir che per stile e ritmo mi ha entusiasmato moltissimo. Lo stavo leggendo proprio mentre avevo cominciato a scrivere Kaeru e mi sono cheisto come sarebbe stato inserire una parte un po’ più noir. Ho lavorato molto sulla costruzione dell’intreccio tra le varie storie parallele, che ad un certo punto han trovato un incastro avvero perfetto, cercando di riportare qui le atmosfere che ho trovato in quel tuo libro. Perciò a tua insaputa hai contribuito in maniera sostanziale!
Personaggi. Hai voglia di presentar in breve quelli principali?
I personaggi sono molteplici e addirittura si fondono e sovrappongono tra loro (quando lo leggerete capirete…), ma direi che tre possono essere i protagonisti principali. Marcello Spatonzi è una delle persone più inutili sulla faccia della terra. Vive la sua esistenza senza alcuno stimolo, trascinandosi stancamente attraverso le giornate, senza guizzi, in un ripetitivo susseguirsi di eventi prevedibili. Non ha contatti con nessuno se non per motivi di lavoro. Non ha amici, amori o frequentazioni. È una persona sola. Denny Di Venuto è il fortunatissimo vincitore di quella ormai famosa estrazione del Lotto del 2005, che all’epoca fece ampiamente discutere per l’esorbitante cifra messa in palio. Abita in una villa meravigliosa, in cima alla collina che domina una piccola cittadina sui colli marchigiani. Colleziona automobili sportive, donne e partecipa a tutti gli eventi mondani possibili. È nullafacente e vive di rendita nel lusso più sfrenato. Ma forse non è solamente questo…
Ōshima Kobayashi è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico giapponese di scarso successo che, fin dagli anni del suo altalenante percorso di studi e del suo tirocinio negli Stati Uniti, ha in testa di realizzare qualcosa di totalmente fuori da ogni schema. Qualcosa che potrebbe dare una svolta alla sua carriera.
Il tuo preferito?
Non ho preferiti perché sono convinto che ognuno incarna una parte di noi tutti, più o meno presente. Di base reputo che queste siano tre personalità agli antipodi, ma che possono tranquillamente albergare conteporaneamente nel più profondo di ognuno. Marcello è una persona annoiata, stanca, priva di slanci e che ha perso ogni voglia di vivere a causa di un trauma che lo ha colpito. Denny ha vinto una cifra storica al lotto e si è trovato catapultato in una realtà fatta di vip, feste, eccessi, senza alcun pensiero. Oshima invece è tormentato da un sogno, quasi utopico, dalla voglia di diventare qualcuno, di arrivare nell’olimpo del cinema. Io sono convinto che siamo tutti un po’ Marcello, vorremmo essere tutti un po’ Denny, desidereremmo tutti avere la determinazione di Oshima.
Kaeru a differenza di Siero Nero appare molto più cinematografico, più ricco di azione e di intrecci. Quanto è difficile per te trasferire le immagini sul foglio? Noi scrittori dobbiamo mostrare al lettore ciò che vediamo, non è mica facile…
Esattamente, hai colto perfettamente il concetto: ho lavorato molto su questo. Mi piace evolvermi e cercare di affrontare tipologie diverse di scrittura. Il punto di vista non è più in prima persona, e già questo tende ad allontanare lo stile da un percorso introspettivo, ma in questo caso ho scelto di
portare in primo piano gli eventi, i fatti nudi e crudi, spesso scevri da giudizi, lasciando al
lettore il compito di costruirsi un sentimento, un moto emotivo verso i vari protagonisti della
storia.
Il libro è bello e merita di essere letto. Domanda scomoda e anche un po’ bastarda: perchè è così difficile farsi conoscere?
Tasto dolente. Dolentissimo, caro Ricky… Sorrido quando qualcuno mi dice: «Parlami della tua ultima fatica letteraria». Fatica? Scrivere è un piacere, santiddio! La “fatica” vera e propria arriva solo dopo, al momento di promuoverlo, di convincere le persone a leggere il tuo lavoro. A mio avviso siamo iperstimolati dai social… le proposte sono moltissime, da consumare velocemente. Non è semplice, e mi metto nei panni di chi riceve tutti questi input. Tuttavia la gente ha perso curiosità. Davvero, lo dico dopo anni di esperienza ormai… Non c’è più quella leva, quella scintilla che fa approfondire le cose. Il sovrastimolo fa diventare il tutto un tappeto incolore che scorre senza quasi essere percepito.
Cosa bisognerebbe fare per migliorare le cose?
Se lo sapessi lo farei, giuro! Più che provare a promuovere il proprio lavoro e creare una rete virtuosa di amici e colleghi scrittori e artisti in generale, attualmente non vedo sbocchi. Tutti gli artisti – almeno quelli che vivono sulla propia pelle questo annoso problema – dovrebbero farsi portavoce di questa condivisione per generare un riverbero genuino e non forzato. Poi arriva sempre chi ti dice che parli troppo di te, che sembra sempre tu sia autoreferenziale… ma diamine se non ne parla nessuno dovrò pur parlarne io, no?
Hai qualche storia nuova in mente?
Avrei in cantiere, ancora in fase germinale, un romanzo da scrivere a quattro mani con uno scrittore che stimo moltissimo… forse ne hai sentito parlare (eheheheh). Per il resto avevo già buttato giù una scaletta per un nuovo lavoro… ora la lascio decantare, questa volta vorrei prendermi più tempo. Kaeru è venuto di getto, quasi a urlare al mondo: «Ehi, Siero Nero era una cosa… ma Matteo Lorenzi è anche questo!». Per il prossimo non mi do limiti temporali. Credo in quello che faccio e sono felice così.
Kaeru è un romanzo destinato a…
Credo sinceramente possa avere un pubblico estremamente eterogeneo! Lo dico davvero, non per accaparrarmi più lettori possibile… A ogni modo gli amanti dei Thriller (anche se non è un vero e proprio thriller), delle storie con intrecci e intrighi, del ritmo veloce, del cinema Sci-fi (science fiction) troveranno sicuramente pane per i loro denti.
Salutaci, lasciandoci i link giusti…
Sul sito della casa editrice e su tutti i maggiori store online trovate il libro cartaceo. Forse nei prossimi mesi valuteremo la produzione del formato per ebook, ma devo ammettere che il libro fisico ha un sapore diverso e mi piace moltissimo che questo oggetto, seppur demodè, possa essere toccato e vissuto.
https://www.facebook.com/Kabramusic/
Parentesi finale: lo scrittore di cui parla Lorenzi, quello di cui ho sentito parlare… beh, sarei io. Si farà, si farà, tempo al tempo…