A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage
Dalla batteria al microfono, dal ritmo alla pura scrittura. Già, ma non soltanto. Il mio amico Pilaf, al secolo Walter Roncaglia, storico drummer degli Harry Popper ha deciso di raccontare la propria vita nel nuovissimo e primo disco solista. Fucilate e sperimentazioni varie per portare avanti la particolare e, se vogliamo, apparentemente incongrua voce del cantautorato punk. Canzoni breve, qualcuna molto breve, perchè in fondo non servono sempre paroloni o testi zeppi di termini. A volte bastano concetti veloci, energici e taglienti. La vita, chissà, forse ha bisogno proprio di riflessioni minimal e di istantanee sincere prive di abbellimenti per apparire più… come dire… ma sì, più viva! iO 36 in ogni caso è un ottimo album che, senza troppe acrobazie, ci regala un personaggio determinato e appassionato, un ragazzo che continua e continua a mettersi in gioco, che suona, che produce, che si sbatte per sé stesso e per la causa… Vai Pilaf!
Eccoti ancora qui, caro Pilaf, è sempre un piacere. Dunque, batterista dei mitici Harry Popper da Novara, ma adesso, e sono felice di poterlo annunciare, cantautore punk. Partiamo proprio da qui e da tale definizione. iO 36 è un concept che hai deciso di dedicare in primis a te stesso, la sintesi della tua vita. Bisognava farlo per forza e il risultato è, a mio avviso, più che riuscito. Come è nato il progetto e come ti sei mosso?
Si era da fare, bisogna ogni tanto tirare una riga e andare a capo, ma senza dimenticarsi il passato. Bisogna andare avanti per forza, ho voluto semplicemente lasciarmi un bel ricordo di tutto il vissuto e quindi ho fatto questo disco. É stata dura, ho dovuto imparare a strimpellare chitarra, basso e tastiere. Io sono batterista, ho imparato a produrmi i brani in studio, è stato entusiasmante, ogni giorno mi svegilavo la mattina, acustica in mano e via a scrivere un pezzo, entro massimo cinque ore era pronto con mixaggio e mastering!
Poco meno di mezz’ora, una serie di irresistibili fucilate fottutamente punk. Possiamo ascoltare le formule a noi care del genere, spirito ‘90, ma anche sperimentazione. Ecco, parlami della ricerca sonora che rende questo lavoro interessante e al contempo originale…
Guarda sulla ricerca ho improvvisato. Mi sono lasciato trasportare dall’istinto, non so cosa ho fatto, ma è uscito un disco di punk rock sperimentale, mi piace mischiare le sonorità, è ci ho ficcato dentro parti di sintetizzatore per aprire bene sui ritornelli, che danno quel tocco di sperimentalità che non guasta mai.
Come detto canzoni brevi, qualcuna brevissima stile spot, per un album da ascoltare d’un fiato, cosa che tra l’altro bisognerebbe fare ogni volta e per qualsiasi disco. Nel tuo caso, come hai studiato la tracklist? E qui ti rimando all’idea del concept...
Sì, pezzi corti, la soglia di attenzione dell’ascoltatore medio si è ridotta all’osso, devi acchiapparlo subito al volo, come un pugno in pancia. Inoltre sono un appassionato di spot vintage, e qui ti rimando io all’uscita del prossimo disco Punk rock spot V.1, fuori ovunque dal 14 Aprile 2023. Sulla tracklist ho seguito un po’ la storia della mia vita. Sono dei concetti che esprimo, non è cronologica, ma sui concetti, cè il pezzo per la ex Amami L’Anima, cè il pezzo sulla gente che si disfa di bamba Chimica, cè il pezzo ribelle Paradiso E I Nostri Guai. Semplicemente la successione di tracce mi suonava bene a orecchio, e poi cè poesia con Come Un Poeta Senza Mani e Vestito Di Vento (storia di una crisi esistenziale profonda)
Una canzone che mi ha colpito particolarmente è proprio la citata Chimica… Penso di aver colto il punto del discorso. Ok, ho scritto su Google qualche termine perché sono un pezzo di merda curioso. Farmaci, panico, ansia e, appunto, chimica. Stiamo bene e stiamo male, bipolarismo, su e giù, concetto che conosco… Fanculo, parlami di questo pezzo bomba!
Che te devo di’ Riky, sono cose molto personali, sono bipolare diagnosticato… Ho voluto buttare giù in una canzone tutte le schifezze che non mi piacciono del sistema sanitario italiano con una strizzata d’occhio incattivita a tutti quei ragazzi che, piuttosto che fare aggregazione e stare in compagnia, si riducono a tirar su dal naso e ammorbarsi la vita rinchiusi in loro stessi.
Il disco si chiude poi con l’acoustic punk Vestito Di Vento, che ha tutti gli ingredienti della grande canzone da fine concerto, con ritornello ripetuto all’infinito e con la gente a cantare. A te la parola…
C’è poco da dire, immaginati essere nudo, vestito di vento, seduto su una panchina da solo…Si capiscono tante cose sulla vita, sulla morte, sul presente e sul passato. Io l’ho fatto, è stato un bel viaggio che ho sorpassato indenne, sano e salvo!
Ti stai organizzando per i live promozionali?
No, per ora no, vuole essere solo un progetto discografico, ma in futuro mai dire mai. Ci sono delle opportunità che mi si stanno aprendo e se trovo l’etichetta discografia che crede nel progetto, potrei pensare di mettere su la band, mollare le bacchette e stare finalmente fronte palco!
Sei fonico e produttore, oltre che musicista. Domanda secca: più facile produrre sé stessi o gli altri artisti? Credo che per diversi motivi la risposta non sia affatto scontata…
No, no! É facilissima: è più facile produrre sè stessi, non devi aspettare i tempi di nessuno, non devi organizzare il calendario e la vita di nessuno. Sei tu e le tue idee, basta, solo musica, niente cose inutili. Molto piu facile produrre sé stessi!
Ti seguo sui social e trovo il tuo entusiasmo contagioso. In più sei piuttosto attivo ultimamente. Cosa stai combinando, precisamente?
Sto promuovendo l’uscita del prossimo disco, questa volta sono cover rifatte punk di sigle e spot televisivi anni ‘80, come 5 Cereali, Cedrata Massoni feat. mia mamma, Euroarredi, A Natale Puoi feat. mio papa’ e il singolo GRANDI MAGAZZINI!!! Lo troverete su tutte le piattaforme dal 14/Aprile!
E la promuoveremo anche noi di MDN. Altra questione: ricordo ancora la tua battaglia contro le limitazioni dettate dalla pandemia. Come ne siamo usciti? Intendo dire, quanto ci ha cambiati la piaga più o meno ambigua che abbiamo subito?
Guardam sarò breve perché dell’argomento potrei parlarne ore e ore. Dovevamo uscirne migliori e invece siamo usciti peggio di prima, i soliti stronzi attaccati ai soldi, ma il paradigma è cambiato, esiste un movimento di virtuosi che vuole cambiare il mondo. E sono quelle persone non attaccate ai soldi, ma attaccati ai valori della vita, aggregazione, stare insieme, fare gruppo, e non per niente sta tornando il Punk DIY, stanno tornando le creste tra i giovani, sta tornando la ribellione al sistema, ci siamo rotti il cazzo dei vostri soldi! Per quanto riguarda la rivoluzione dei lavoratori dello spettaccolo devo dire che abbiamo portato a casa un buon risultato con la costruzione del reddito di continuità che permetterà a tanti lavoratori di alzare la testa, ma la battaglia è ancora lunga. Adesso l’attenzione è da spostare sul rinnovo dei contratti nazionali, alzare i minimi tabellari e cancellare il sistema di rimborsi spesa con cui le cooperative inculano i lavoratori, versando circa un terzo dei contributi di cui hanno pieno diritti; è un sistema marcio nel midollo e se ci stai dentro ti assorbe. Vedi atteggiamenti assurdi fatti passare come normalità, dodici ore al giorno di lavoro come prassi, senza straordinari, fior di tecnici pagati quattro euro all’ora. Ci vuole un salario minimo e con il reddito di continuità questo concetto è stato inserito, ora spetta al legislatore mantenere la parola e partire con i decreti attuativi…
Punk Rock Spot Vol.1… Hai detto prima?
É un disco di sigle e spot classici italiani riveduti in chiave punk rock, dei grandi classici della cultura pop italiana, si trascende volutamente un po’ sul trash come piace a noi. Ascoltatelo ovunque dal 14 Aprile!
E con gli Harry Popper?
Ci stiamo rimettendo in pista, martedi vengono in studio per registrare il nuovo singolo Metodo, ci sarà da divertirsi!
Saluta i lettori, lasciando tutti i tuoi link…
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