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IRON BUTTERFLY

 

 

Articolo di Emilio Aurilia

Avrebbe potuto essere soltanto (o esserlo tuttora data una delle tante riunioni succedutesi negli anni) uno dei tanti gruppi di rock energico senza troppa risonanza (è il caso di dirlo) da non meritare particolari citazioni, se non si fossero resi ignari autori ed esecutori di uno dei brani più noti di quel mondo.
La lunghissima “In-A-Gadda-Da-Vida” (1968) dalla durata di più di 17’ dall’omonimo album, storpiatura della frase “In the garden of Eden” secondo la pronuncia degli sballati, propone un riff capace da solo a caratterizzare il mondo per cui è nato, così come un soffio di harmonica riecheggia la ruralità negroamericana, o un accordo di mandolino la canzone napoletana.
Chitarra distorta al massimo, andamento grave e scandito, canto cupo e recitativo, ne fanno un episodio assolutamente da tramandare e crediamo non esista persona, svezzata e cresciuta nel fulgido decennio musicale 1965-1975, a non essersi imbattuta almeno una volta in quel brano entrato più che altri a pieno diritto, nella storia del rock.
Oltre questo, un onesto gruppo heavy rock molto diretto con alle spalle sei album in studio (periodo 1968-1975), diverse raccolte ed alcuni live, gli ultimi dei quali relativi ad una riunione del 2014, dopo quella celebrativa al Fillmore East nel 2011.

 

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