È il remake dell’omonimo film muto del 1922 con Rodolfo Valentino.
Juan Gallardo, figlio di un torero di Siviglia morto nell’arena, volendo seguire le orme paterne lascia casa e famiglia per raggiungere Madrid con quattro suoi amici.
Trascorsi dieci anni, dopo essere diventato un modesto matador, Juan torna nella sua città natale e ritrova la stessa povertà e Carmen Espinosa, la stessa ragazza che si era innamorata di lui avendolo visto una notte alle prese con un toro.
Deciso ad aiutare la famiglia e a sposare Carmen, il giovane riesce finalmente a diventare un torero ricco e acclamato. La sua fama, però, attira le attenzioni di Doña Sol, avvenente e sensuale nipote di un nobile che lo irretisce con le sue grazie.
Quando il torero capirà finalmente il proprio errore si riconcilierà con la moglie Carmen ma l’ultima corrida gli sarà purtroppo fatale.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare la brutta ed a tratti imbarazzante sconfitta patita dalla Juventus allo Stadium ad opera del Barcellona e valevole per la seconda giornata della Champions League.
Una prova disarmante sotto molti aspetti, i bianconeri subiscono infatti sin dai primi minuti del match il pressing alto ed a tratti asfissiante della squadra blaugrana, canovaccio già visto in occasione della gara di qualche giorno prima contro il Verona.
Una Juventus disordinata, confusionaria e con poche idee messe in pratica malissimo.
La vocazione d’attacco, almeno in teoria, dei campioni d’Italia è certificata da un 4-4-2 con 4 giocatori offensivi, con un Chiesa preferito a Ramsey nel ballottaggio per una maglia da titolare sul lato sinistro, un’idea apprezzabile sulla carta, perché la pratica appare essere impietosa.
Il Barcellona infatti soffoca immediatamente la Juve nella propria metà campo e dopo nemmeno due minuti assistiamo ad un assist di Demiral per Messi, un tiro di Pjanic respinto da Szczesny e un palo di Griezmann.
Tra le fila bianconere spicca in negativo la prova dei giovani nuovi acquisti Kulusevski e Chiesa, quest’ultimo tuttavia poco e mal servito dai compagni.
La linea mediana composta dall’inedito duo Bentancur-Rabiot opposto ad un centrocampo blaugrana lontano anni luce da quello di guardioliana memoria soccombe miseramente con il giocatore uruguaiano protagonista in negativo con una prova ai limiti della decenza risultando essere nullo in fase d’interdizione e in quella offensiva.
Pirlo aveva chiesto di sfruttare la maggior fisicità del suo centrocampo, ma di fronte alla tecnica e alla rapidità di Pjanic e De Jong, il raffronto con Rabiot e Bentancur è a tratti impietoso.
Nel mare di negatività in cui la Juve è naufragata ieri sera allo Stadium, scialuppe a cui aggrapparsi sono state il colombiano Cuadrado e soprattutto un Morata versione europea con ben 3 gol annullati per fuorigioco di cui un paio millimetrici, probabilmente un record, mentre Dybala alla seconda partita consecutiva in pochi giorni è apparso poco lucido sia mentalmente che atleticamente.
Così come contro il Crotone e Verona in campionato un’arbitraggio non propriamente all’altezza (l’intervento di Bernardeschi sanzionato con il rigore sembra iniziare fuori area) e una VAR attentissima (anche troppo) hanno contribuito a certificare che in questo scorcio di stagione la dea bendata non appare essere troppo benevola nei confronti dei bianconeri, ma al di là della sfortuna, troppo brutti ed impotenti sono apparsi gli uomini di Pirlo per reclamare all’eccesso di cattiva sorte nei loro confronti.
Non esente da critiche anche il neo tecnico bresciano.
Iniziano a piovere i primi malumori infatti, soprattutto sui social, per la cattiva gestione dei cambi durante il match e per l’assenza, almeno fino ad ora, di un modulo definito da attuare magari con interpreti stabili.
In definitiva dalla tifoseria si sollevano i primi mugugni per l’inesperienza (fattore noto sin dall’inizio tuttavia), di Andrea Pirlo incapace, secondo alcuni, di leggere la partita e magari cambiare gli eventi in corso d’opera.
“Sangue e Arena”, così come il titolo della pellicola che da il nome all’odierna puntata di J-TACTICS.
“L’arena”, uno Stadium vuoto per via di una pandemia che ha e sta continuando a cambiare il mondo, ma pur sempre scenario di un match di livello altissimo in ambito europeo con 2 big d’Europa a fronteggiarsi nella massima competizione per club a livello continentale.
Compagini che tra le proprie fila si fregiano della presenza di due tra i giocatori più forti di tutti i tempi, per restare in tema, i 2 più grandi Matador calcistici in circolazione.
Il “Sangue”, ossia la voglia di primeggiare con la garra che contraddistingue chi scende in campo in sfide di questo livello ed importanza.
Il sangue che solitamente scorre dopo che il Matador ha infilzato in una sorta di rituale pagano tra le acclamazioni della folla, il malcapitato toro con la sua banderilla, o al contrario quando il toro incorna il torero medesimo squarciando le sue carni.
In questo caso, purtroppo per chi vive la fede bianconera, è stata la squadra catalana a vestirsi da banderillero come il Tiron Power del film, che con azione abile e spericolata ha piantato le banderillas nel collo della Juventus.
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