Istantanee Rock

JEREMY Disagio e solitudine

 

 

A cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)

Jeremy Wade Delle è un sedicenne di Richardson, in Texas. Uno studente a modo, non particolarmente sorridente o vivace, ma davvero mite e pacato. Solo apparenza, potremmo dire…
La mattina dell’8 gennaio del 1991, il ragazzo si presenta a scuola in ritardo, cosa che succede spesso e un po’ a tutti, situazione che non può destare pensieri strani o assurdi sospetti. Un semplice ritardo e niente di più. Tuttavia, la professoressa chiede a Jeremy di recarsi in segreteria per sistemare la faccenda e per ottenere il permesso. Qualche minuto di assenza, poi il giovane torna in classe. In mano ha una revolver fredda come una notte invernale. L’insegnante e i compagni non hanno nemmeno il tempo di comprendere la situazione, di essere assaliti dal brivido, di provare terrore. Jeremy dichiara di trovarsi lì e in quel momento per un solo, unico motivo.
Un solo motivo…
Infila la canna dell’arma in bocca e preme, senza percepire il pessimo sapore del ferro. Ora sì, il terrore riempie gli occhi e i cuori di tutti i presenti in aula. Tragedia compiuta e un grande, doloroso perché da aggiungere alla lista dei grandi e dolorosi perché.
Premidatazione? Probabilmente, considerando anche la testimonianza di Lisa Moore, una ragazza che con il suicida era solita scambiare letterine e che, pur notando in fondo all’ultimo bigliettino ricevuto l’inedito arrivederci al posto del consueto rispondimi, non si era posta troppe domande. A ragione, verrebbe da dire…
La triste storia di Jeremy finisce ovviamente sui giornali, diventando presto popolare. Ecco allora entrare in gioco il buon Eddie Vedder, il cantante dei Pearl Jam, che dopo aver letto un articolo inizia a ragionare profondamente sull’accaduto. L’autore del paragrafo in questione paragona più o meno il suicidio a una malatissima forma di vendetta, a un dannato e inutile sacrificio che, alla fine, stringi stringi, non può cambiare una sola virgola del mondo. Meglio lottare, pensa allora l’artista, per dimostrare il proprio valore agli stronzi, ai nemici, a sé stessi. Meglio mettersi alla prova, soffrendo e piangendo, ma senza mai lasciarsi distruggere definitivamente.
A ragione, verrebbe da dire…

Daddy didn’t give attention,
oh, to the fact that mommy didn’t care.
King Jeremy the wicked,
oh, ruled his world.

Jeremy viene inserita in Ten, lo straordinaro e devastante esordio del 1991, attirando però diverse critiche e suscitando scalpore per via delle tematiche forti e per la sostanziale dissomiglianza tra i due Jeremy, quello di Richardson e quello narrato nelle strofe. A prendere le distanze dal testo sono soprattutto le figure più vicine al povero Delle, addirittura adirate con Eddie Vedder, come detto reo di aver ritratto in versi una persona totalmente diversa dalla realtà e molto più negativa. Insomma, un dramma terribile e una bellissima canzone, ma anche, e lo scrivo con tutto il rispetto del mondo, un mezzo casino abbastanza privo di senso. Per carità, potrebbe anche starci tutto, ma riascoltando per l’ennesima volta il pezzo (e che pezzo!), torno a percepire le profonde riflessioni del cantante sul disagio adolescenziale, sulla solitudine o sulle difficoltà relazionali. A mio modo di vedere, Jeremy non può quindi essere considerata la “semplice” (notare le virgolette!) conversione in musica di un articolo di cronaca nera e, di conseguenza, non può essere attaccata per la presenza di inesattezze o di tratti psicologici differenti da quelli dello studente texano. Un nome e un episodio inquietante dai quali partire, certo, ma soprattutto una serie di questioni ostiche da affrontare, questioni che illustrano i lati più oscuri di molti giovani e che, alla fine, non riguardano soltanto il protagonista di quell’orribile 8 gennaio del 1991.

Try to forget this (try to forget this).
Try to erase this (try to erase this)
from the blackboard.

Diretto dal regista Mark Pellington, il controverso e sconvolgente video di Jeremy viene tagliato in alcuni punti, a causa delle leggi sulla censura televisiva. La versione light guadagna comunque l’alta e spietata rotazione televisiva, vince a mani basse quattro premi all’ MTV Video Music Awards del 1993 e spinge ulteriormente Ten e i Pearl Jam verso la gloria eterna.
Nel 2020, in occasione del National Gun Violence Awareness Day, la band decide di pubblicare la versione integrale del video. Forte, molto forte. E scioccante, come negarlo, proprio come tutta la storia che ho appena raccontato.

 

megliodiniente

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