Non è facile la vita da calciatore all’infuori dal ricco conto bancario, specialmente se militi nella Juventus e, all’improvviso, diventi complemento di paragone con tutti i tuoi simili. Chiedere a CR7 che, dal suo arrivo a Torino, è diventato meno bravo di Messi ed il falso Ronaldo, quando fino al 9 luglio 2018 era considerato il più grande di sempre.
Tuttavia, non lo è nemmeno se ti chiami Moise Kean e sei il nuovo astro nascente del calcio italiano. Il 18 bianconero sta vivendo uno dei momenti migliori della sua finora breve carriera, che sta sbocciando sempre più, a suon di gol decisivi in Serie A ed in nazionale maggiore. Non male per un 2000 che ieri ha trovato il suo decimo gol in Serie A, il quinto nelle ultime cinque partite.
Però, cara pace mediatica, come tutte le più belle cose, vivesti solo un giorno come le rose.
Non solo per i recenti tweet – di accuse infondate di un abuso di sostanze dopanti per la crescita della sua massa muscolare – di alcuni “giornalisti”, che si sono contraddistinti nella loro carriera per la professionalità delle loro calunnie ed offese gratuite, nemmeno per gli ululati razzisti medievali indirizzatigli dal primitivo pubblico della Sardegna Arena. Insomma, la giusta considerazione da riservare al centravanti, del presente e del futuro, della nazionale per cui si fa il tifo.
Le contromisure di limitano sempre più all’invettiva, ma Moise Kean è più forte anche di esse, sembra proprio non farci caso, roba da grande campione anche fuori dal campo. Ecco, però, che le famigerate insidie psicologiche non si arrendono nel loro essere irritanti e commoventi, e danno vita ad una nuova forma di campagna anti-Kean ed anti-Juve, con il paragone con Pinamonti. Si, proprio con il centravanti del Frosinone, in prestito dall’Internazionale di Milano. Tutto questo essenzialmente per far trasparire l’atteggiamento elitario che la stampa italiana riserva ad un tesserato della Juventus, a discapito di altre società. Roba da veri matti.
Tuttavia, con tutto il bene che si può augurare tanto a Kean quanto a Pinamonti, il cui campionato col Frosinone si spera sia di buon auspicio per il suo futuro in ottica nazionale; perché questo paragone è vergognosamente a senso unico in favore del centravanti della Juventus?
Non tanto per l’età, nonostante si parli solo di un anno di differenza tra i due – 2000 e 1999 – quanto per i numeri dalla differenza abissale, e per le tappe percorse nella loro giovane carriera. Moise può vantare, a 19 anni, 29 presenze in A con 10 reti, a discapito del ventenne Andrea, che gode di un bottino più ridotto di sole 5 reti in 25 presenze. Numeri che, mentre al classe 2000 sono valsi la convocazione in nazionale maggiore, condita da due gol nelle uniche due partite ufficiali disputate da titolare, hanno momentaneamente tenuto in sospeso il futuro tra le fila degli azzurri per il classe 1999. I giocatori della Juventus d’altronde si dice siano più protetti dai poteri forti e dai vertici alti del calcio italiano, ma che vuoi che sia una media realizzativa di una rete ogni 47 minuti, contro quella di una ogni 249?
Tuttavia, alla base di queste considerazioni, vi è un preambolo relativo all’Europeo Under 19 del 2018, la cui finale vide il Portogallo trionfare ai supplementari per 4-3 contro gli azzurrini, i quali furono trascinati da una grande doppietta di Moise Kean, subentrato proprio al posto di un disastroso Pinamonti. Una sola partita, che fece già intravedere una sostanziale differenza tecnica e di mentalità tra i due talenti, in un momento decisivo come quello di una finale europea. E proprio di quella partita non si è mai parlato, chissà perché?
Magari lasciassero crescere in pace tanto l’uno quanto l’altro, incitandoli a migliorare per il bene proprio e per quello della nazionale maggiore. Resistere alla tentazione della polemica e dell’invettiva si dimostra sempre più difficile ma, anche questa volta, come da quasi otto anni ad oggi, la Juventus ne esce vittoriosa, e gli altri sconfitti, come d’abitudine.
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