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La Principessa del Sine Saloum di Jacopo Di Bonito e Salvio Di Lorenzo

 

Ho Letto: La Principessa del Sine Saloum

Autori: Jacopo Di Bonito, Salvio Di Lorenzo

recensione di Carlo Amedeo Coletta

Ci sono momenti, nella vita di ognuno di noi, in cui c’è bisogno di mettere ordine e ritrovare equilibrio. Credo, almeno. Ci sono magari dei fortunati trapezisti della vita che non hanno bisogno né di pause né di dare una rassettata agli angoli nascosti della propria anima. E li invidio, sinceramente. Li invidio senza alcuna cattiveria o malizia. Solo mi piacerebbe, almeno ogni tanto, avere tutto chiaro e percorrere senza indugio il cammino che mi si prospetta innanzi. In questo periodo, invece, è tutto il contrario. Finisco di lavorare a ritmi da centrifuga e mi ritiro su in collina, in eremitaggio nel mio paesino cinto da mura medievali che mi allontanano dal mondo esterno ancor più di quanto poi non riesca la porta di casa. E lì sto. E intorno non c’è più nulla e nessuno. Almeno per un po’.

A voi capita mai? Siete mai stati alla ricerca di pace interiore, anelando di trovare un barlume di luce in mezzo a tanta confusione?

Bè, a volte può bastare un timido libricino, di quelli piccoli che non sgomitano tra gli altri per farsi prendere in mano. Uno di quelli che non sembra promettere nulla di clamoroso. Uno di quei libri che, alla fin fine, che ti vuoi aspettare? E invece, come spesso accade, qualcosa arriva. Ci sono libri che mantengono le loro promesse. Serve solo che sia la promessa giusta nel momento giusto. Allora se ne può apprezzare l’onestà e il motivo della sua presenza in una libreria.

La Principessa del Sine Saloum promette tranquillità. Una scrittura morbida e fluida abbraccia il lettore, senza stringere troppo, come per avvolgerlo nella calda aria africana. Il Sine Saloum è una zona del Senegal dedita alla pastorizia e alla pesca. Awa, come tante altre giovani donne, è una delle principesse di questi luoghi in cui concorrono tante vite, come la sua e intorno alla sua. E molte di queste esistenze sono raccontate legandosi ai 40 giorni di lutto che Awa vive per la perdita di una persona cara.

Non aspettatevi ritmi forsennati, svolte e colpi di scena. Le luci di Dakar, sirene per i nativi della zona, resteranno nei vostri occhi solo per pochi passaggi. Non attendete, trepidanti, di girare pagina ed essere stravolti da improvvisi avvenimenti inspiegabili. Nulla di tutto ciò. C’è calma, per noi che viviamo qui. E ci sono sorrisi. E c’è amicizia e amore. Normalità per chi vive da quelle parti. Lì dove il tempo è importante, sì, ma perchè va vissuto, non bruciato come da noi.

Leggere questo libro, in questo momento, è stato come immergersi nella vasca calda di una Spa. Fermo, immobile, senza i richiami di una vita lavorativa o mondana che obblighi a correre.

Mi sono immaginato assieme ad Awa, seduto su un autobus per tornare al paese natio. Un autobus che non ha un orario di partenza o di arrivo perchè si parte quando è pieno. E nessuno sa quando lo sarà. Nella normalità del Senegal ho trovato magia. Oppure noi, qui, abbiamo perso la nostra normalità.

A presto, ma non correte…e, spero, buona lettura

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