La punizione di Mata, oltre che il titolo del pezzo è stata una sentenza.
Esecuzione perfetta in tutti i sensi, oltre che tecnicamente ha di fatto capovolto in un attimo i ruoli: da condannati a boia spietati.
Il calcio è bastardo e mercoledì sera ha deciso di manifestarsi, ma la Juve lo ha aiutato e non poco. Ampiamente si è scritto di errori in fase realizzativa, punizione regalata, calo di tensione, cambi discutibili etc ma non ho letto di errori organizzativi. In che senso “errori organizzativi”? Nel senso che la gestione della punizione di Mata è stata approssimativa, cioè non sono stati applicati pedissequamente concetti base nella preparazione della barriera e della sua opposizione al tiro. Premessa doverosa: l’analisi di cui sotto non toglie il merito a Mata la cui esecuzione è di stordente bellezza (se l’avesse fatta uno dei nostri staremmo ancora a commettere atti impuri), ma vuole/cerca di evidenziare dettagli che a volte possono essere decisivi.
Nella prima foto le disposizioni: un destro e un sinistro sulla palla sapendo benissimo che sarà Mata a incaricarsi del tiro dopo la finta del compagno, barriera composta da 5 + 1 dietro (pronto all’intervento alla Brozovic, mal preparato e personalmente inutile se non dannoso), un avversario di disturbo all’esterno e due all’interno pronti a sparire dopo la finta (foto sotto, disturbo ben eseguito).
Nelle seconda foto: la pianificazione della barriera.
Cinque uomini correttamente disposti (forse Quadrado troppo esterno) ma già disuniti prima del tiro e soprattutto non omogenei. Quadrado e Pjanic alti 1,78 mentre Ronaldo Bentancur Bonucci vicini al metro e novanta, troppa differenza inoltre in difetto proprio nella posizione su cui passerà la palla (sono esterni e l’effetto del mancino è a uscire per poi rientrare).
Gli addetti alla barriera sono pianificati durante gli allenamenti e definiti nel prepartita, secondo me in caso di punizione diretta dal limite dell’area devono essere i più alti e soprattutto difensori perchè più abituati (no fear) ad opporsi ai tiri degli attaccanti. Quindi il primo “errore” è la scelta di mettere i bassi Quadrado e Pjanic anzichè i marcantoni Chiellini e Barzagli che in quell’occasione non devono marcare nessuno nemmeno l’aria, per porsi in anticipo evitando schemi particolari basta chiunque.
Nella terza foto: parte il tiro e la barriera non si comporta uniformemente, infatti solo Ronaldo anticipa il salto mentre gli altri quattro sono ancora piantati in terra.
Nella quarta foto: la palla è sopra la barriera verosimilmente tra Pjanic e Ronaldo, ricordando che il bosniaco è leggermente in ritardo e più basso rispetto al portoghese. In questo fotogramma si evidenzia come la barriera non sia stato un ente unico e unito: Quadrado boh, Pjanic e Ronaldo saltano ma non cercano la palla con la testa (fear?), Bentancur non salta e forse sbilancia CR7, dulcis in fundo Bonucci osserva in disparte.
Nella quinta foto: la palla ha passato la barriera che già disunita nell’intervento di opposizione è già girata a vedere l’esito del tiro, tutti e cinque! Il sesto non lo calcolo nemmeno. Questo fotogramma è quello che meno mi piace perchè dimostra l’approccio approssimativo e la scarsa attitudine dei componenti della barriera, poichè oltre a essere disuniti e disarticolati non eseguono il movimento di salto verticale ma si torcono togliendo centimetri preziosi preoccupandosi di vedere dove finisce la palla anzichè opporsi attivamente.
Quindi se la barriera fosse stata composta da giocatori di un metro e novanta, se avessero eseguito bene all’unisono il salto in verticale come tappi di champagne o muro di volley senza girarsi a vedere la palla entrare in porta, avrebbero evitato il goal? Forse e probabilmente no, anche perchè mi manca il dato dell’altezza della palla sopra la barriera, ma sicuramente avrebbe dato immagine di organizzazione e atteggiamento positivo di fronte al quale sei obbligato a toglierti il cappello all’avversario. Invece i dubbi rimangono, il calo di tensione o l’eccesso (Matuidi) era già in atto e l’episodio la punizione di Mata lo ha confermato, evidenziando gli errori di organizzazione e gestione dei momenti topici, infatti la Juve ha fatto battere industurbati la punizione senza alterare la loro tensione positiva di quei minuti con perdite di tempo a costo di prendere l’ammonizione e fare ripetere la punizione spezzando così il ritmo al cecchino.
Quante volte abbiamo parlato di “dettagli che fanno la differenza”? Tante, forse troppe compresa questa perchè il calcio è uno sport ad alta gradazione episodica ed emotiva individuale e collettiva per cui in certi momenti, in quei momenti, cose semplici (organizzare una barriera a gioco fermo) diventano drammatiche (organizzare una barriera a gioco fermo).
Due parole sull’intervento di Szczesny per il quale ogni volta che subisce goal è oggetto di critiche, in alcuni casi più per essere il successore del portiere più forte di sempre che per responsabilità oggettive. La posizione è praticamente centrale (foto 2) e probabilmente non vede la palla, durante la finta fa un passetto alla sua sinistra e uno fuori, quando vede la palla viaggiare uno di assestamento a destra e uno di spinta per il tuffo. Questa ricerca della palla con brevi spostamenti non gli permette di prendere la spinta in modo unidirezionale perdendo così stabilità negli appoggi e successivo slancio. Con partenza da fermo sarebbe arrivato sicuramente più vicino e veloce a respingere, comunque difficilissimo perchè il tiro oltre che preciso anche forte.
Perchè allora non è partito da fermo? Prima ipotesi: la posizione centrale per ridurre la distanza nel caso (più frequente) di palla sopra la barriera, non ti permette di vedere così ti durante la finta ti muovi sperando di scorgere l’attimo giusto, ma spesso lo perdi.
Seconda ipotesi: la posizione centrale ti rende più vulnerabile nel caso (meno frequente) di palla sul suo palo rispetto alla canonica decentrata, per cui è lui che fa la finta per scoraggiare un tiro in quella direzione evitando un possibile goal con chiara responsabilità.
Ricordo Buffon che anni fa disse “troppo caos in barriera tra compagni e avversari, specialisti sempre
più bravi ad approfittarne, forse meglio senza”, convinto che nel breve periodo si cambierà il modo di difendere la punizione diretta. Come? Tornando indietro nel tempo in cui si metteva un uomo sul palo della barriera col rischio di aumentare il traffico di fronte al portiere oppure una barriera destrutturata a maglie larghe che permettano al portiere di vedere la palla anche da posizione centrale.
Il mio amato baseball è definito uno sport di millimetri, ma anche il calcio.
(Alessandro Rota)
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