Già negli anni ’50 Vance Packard scriveva I persuasori occulti, spiegando come il marketing produce, con la complicità di psicanalisi e psichiatria, i comportamenti consumistici di cui necessita l’ economia, concentrando l’ attenzione di tutti sugli oggetti/merci in modo che la nostra realizzazione personale e spirituale viene ricercata nella ritualizzazione del consumo. Quindi non è un fenomeno di oggi la produzione eterodiretta della nostra estroversione funzionale al mondo degli oggetti, ossia delle merci, ma adesso si è intensificato. Infatti attraverso il digitale si assiste alla realizzazione perfetta della pianificazione neoliberale e capitalistica, affinchè tutto sia mercato e competizione, realizzando l’ obiettivo di Margaret Thatcher per cui la società non esiste, esistono solo gli individui isolati, egoisti, vuoti. Quando interveniamo sui social commentando e criticando (anche con violenza verbale), rincorrendo fake news e complottismi vari, affollando siti sovranisti, misogini, razzisti, capaci solo di distruggere senza costruire, non si è estroversi nel senso di aperti al mondo e agli altri, ma siamo estrovertiti ad esserlo per la riproducibilità del sistema. Stare ore con lo sguardo sullo schermo di uno smartphone non comporta capacità di riflessione, di dialogo con noi stessi e con le molteplici differenze che sono la premessa per il dialogo con gli altri, ma significa dipendere da un processo di estroversione e insieme di alienazione psichica. In pratica la digitalizzazione dell’ esperienza è un potente meccanismo che trova nella violenza e nell’ omologazione del pensiero regnante nei social la sua esplicazione. L’ obiettivo è “l’ immobilità performante” (cit. Società psicoanalitica italiana): un mondo che ha smarrito il suo futuro conduce all’ inerzia, per cui l’ individuo immobile esistenzialmente è più performante in termini di valorizzazione capitalistica. Il capitalismo digitale è un capitalismo all’ ennesima potenza che non sa che farsene dell’ autonomia, della riflessione, del libero pensiero in quanto non proficuo per il consumo. Il nuovo sistema algoritmico che si sta imponendo e che dobbiamo seguire vuole rendere gli uomini indifferenti, in modo che siano sfruttabili. Carl G. Jung scriveva: “Guai a coloro che vivono seguendo dei modelli perchè la vita non è con loro. Se voi vivete seguendo un modello, allora, vivrete la vita del modello, ma chi dovrebbe vivere la vostra vita se non voi stessi?”. Purtroppo la capacità di rifiutare modelli imposti da altri non tiene conto oggi delle tecniche con cui il sistema ingarbuglia i comportamenti per profitto.
Nel sistema capitalista ci sono delle scadenze fisse che devono essere onorate per alimentare il circolo perenne degli affari. Una di queste è l’ appuntamento con la canzone estiva, dicesi tormentone, che una volta era legata ai famosi e rimpianti eventi estivi: il Disco per l’ estate, il Cantagiro, il Festivalbar. Quest’ anno si celebrano i quarant’ anni di Vamos a La Playa del duo torinese Righeira, che fu uno dei più popolari tormentoni della musica leggera italiana. Sembra che proprio la ripetività e la semplicità del ritornello fu una delle ragioni della sua popolarità, al punto da generare essa stessa il neologismo “tormentone” come qualcosa di molto riconoscibile e popolare (lo stesso dizionario Zanichelli indica proprio il 1983, anno di uscita del brano, come anno di nascita del vocabolo). In realtà il tema di Vamos a La Playa, che il titolo e il ritornello potrebbero far credere piuttosto frivolo e legato ai clichè delle canzoni tipico della stagione balneare, prende spunto da queste per tratteggiare invece uno scenario apocalittico; ciò viene mascherato dal testo in lingua spagnola, ma è poco esplicito anche in parte delle parole della versione italiana. Nell’ epoca della fobia nucleare il tema trattato nel testo era la paura per l’ immediato futuro del pianeta e quindi dell’ umanità intera, fino a immaginare che questo sia realmente accaduto (“la bomba esplose” recita il testo al passato, seguito da altre frasi al presente). In un’ intervista rilasciata a Red Ronnie (qui non rilevano le sue esternazioni al limite del paranormale e del complottismo) nel 2018, Johnson Righeira riguardo alla canzone ha dichiarato: “Vamos a La Playa era la canzone da spiaggia post-atomica, perchè all’ epoca non me ne rendevo conto, ma col senno di poi devo dire che si avvertiva questa minaccia tra Unione Sovietica e Stati Uniti. C’era un pò questa spada di Damocle che sembrava incombere su tutti noi. Non l’ avvertivo ma scrissi questa canzone che parlava appunto di bombe che esplodevano, di radiazioni che invece di abbronzare normalmente abbronzavano di blu, ma tanto chi se ne frega, ci sarà il mare fluorescente e non ci saranno più i pesci puzzolenti. Sarà fighissimo, dei colori nuovi”. È significativo che il genere in cui rientra il brano dei Righeira sia quello dell’ Italo Disco, ossia un sottogenere della disco music, che ha fatto ballare per un’ estate lunghissima durata un decennio (dalla fine degli anni settanta fino alla fine degli anni ottanta). Il genere venne definito con tale denominazione da un produttore e discografico tedesco che usualmente definiva italo le produzioni disco music provenienti dall’ Italia, e nacque alla fine degli anni settanta durante l’ esplosione italiana del fenomeno d’ intrattenimento della discoteca e della musica da discoteca statunitensi e successivamente, dai paesi del nord Europa, da cui emergevano i fenomeni della new wave e del new romantic. Sono anni che in tanti, quando arriva l’ estate, provano a rifare l’ Italo Disco, così adesso i The Kolors lo fanno apertamente. Infatti la loro canzone estiva si chiama Italodisco e cita spudoratamente, e onestamente, tutti i capisaldi di quel genere, musica e parole: “Questa non è Ibiza, Festivalbar con la cassa dritta” oppure “Mi sento il basso dei Righeira”. La canzone dei The Kolors è solo uno dei tormentoni di questa estate 2023. Se in passato il tormentone era appannaggio della one hit wonder di persone che arrivavano, anche dall’ estero, con quella sola canzone e che, anche per grandi colpi di fortuna, facevano centro per poi sparire. Oggi ogni artista, non cantanti da tormentone ma cantanti che funzionano tutto l’ anno, nel suo progetto (album o playlist) prevede che ci sia il tormentone estivo. Oggi il tormentone si costruisce con le collaborazioni, i featuring, i duetti e i terzetti (come Fedez che ogni anno vuole con sè un rapper e una voce femminile: questa volta il ritrovato amico J-Ax e la meravigliosa Annalisa, che ha già i suoi tormentoni Bellissima e Mon Amour). A quanto pare quest’ anno non ci saranno i tormentoni legati alla musica latina e al reggaeton, però ci sono una sfilza di titoli come Mare Caos di Paola e Chiara (come altri artisti potrebbero fare doppietta in classifica anche col brano dei Boomdabash), Destinazione mare di Tiziano Ferro e altri che richiamano apertamente il mare, le spiagge, gli ombrelloni. Ogni estate che passa la gara ai tormentoni è sempre più agguerrita, nel senso che nessuno vuole perdersi la possibilità di vedere il proprio nome in classifica e in estate conta solo una cosa far cantare e possibilmente ballare. Così succede che non ci siano più confini tra indie e pop (o almeno sempre meno definiti) e si verifichino collaborazioni un tempo impensabili (come quella tra Tommaso Paradiso e i Baustelle con una ballata strappalacrime per un’ estate che profuma di malinconia). Comunque la corsa al tormentone dell’ estate, che significa vincere la gara del brano più ascoltato, si basa principalmente sulla collaborazione tra più artisti, perchè ci sono più possibilità di essere ascoltato nell’ epoca della musica in streaming, soprattutto dal pubblico più giovane che si sta abituando alle voci che cambiano all’ interno dello stesso brano. Eppoi c’è il supporto della pubblicità televisiva che amplifica ulteriormente la diffusione presso il grande pubblico. Tuttavia una volta si creava la canzone e la pubblicità la sceglieva, adesso lo spot arriva prima del singolo (vedi il Cornetto Algida che quest’anno lancia Disco Paradise) per una sinergia che non lascia scampo.
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