Intervista di Riccardo Rage Gramazio
Come dico sempre, in giro ci sono tanti bravi artisti, compositori di ottimo livello e con tanto entusiasmo. Joff è l’ennesima conferma. Voglio presentare ai lettori di MDN una persona piacevolissima, disponibile e con tanta voglia di cantare e di fare musica. Ho ascoltato il suo primo disco e, in esclusiva, qualche pezzo tratto dalla sua nuova collezione. Bene, molto bene, ne parliamo direttamente con lui…
Ciao, Joff. A differenza mia, i lettori di MDN non ti conoscono. Riscaldiamoci, quindi. Chi sei?
Ciao Ricky, le prime parole che vorrei spendere sono per te e tutto lo staff, grazie per darmi la possibilità di raccontarmi in questa intervista. Sono Carmine Gioffrè in arte Joff, vivo a Cuggiono, un paese in provincia di Milano, segni particolari mi nutro di musica tutto il giorno.
Parlami della tua proposta musica. Cosa ispira le tue creature?
Tutto nasce dalla vita quotidiana; nasce tutto di getto… non ho schemi, anzi spesso scrivo prima la musica e poi mi lascio trasportare dalle note. L’ispirazione nasce quando lasci fluire le emozioni eliminando quelle barriere che tutto il giorno ti frenano; iniziando da esperienze personali per poi allargare il raggio d’azione su esperienze vissute in seconda persona. Il dolore, la gioia, la rabbia, l’amore… ogni singola goccia di questi sentimenti è ispirazione.
Quali artisti ami particolarmente?
Sono davvero tanti, te ne dico qualcuno: Queen, Pink Floyd, Genesis, Radiohead, Depeche Mode, ColdPlay, U2, Brian Eno, Dream Theater, Muse. Nel panorama musicale italiano i cantautori, da Guccini, Battisti, Eugenio Finardi, De Andrè, Gaber, Samuele Bersani, Zucchero e nel rock italiano PFM (rock progressivo… mostruosi), Ligabue, Negrita, Verdena, Litfiba.
Ho ascoltato il tuo primo album La terapia dei fiori di Bach, uscito nel 2014. Bene, ho anche avuto modo, e tra poco spieghiamo come e perché, di gustare qualcosa del tuo nuovo progetto. Quali sono le differenze sostanziali a livello di suono e di contenuti?
Nell’album La terapia dei fiori di Bach mi sono divertito a sperimentare vari sound… si è trasformato durante la lavorazione; ero partito con l’idea di realizzare un album pop italiano ma durante le registrazioni sentivo il bisogno di cambiare e dare a ogni brano un vestito diverso senza porre limiti alla creatività, infatti ci sono brani che durano anche otto minuti come l’ultima traccia The Bach Flower Therapy. Nei contenuti ho cercato di raccontare l’amore nelle varie forme in cui si manifesta; dall’amore per una donna, per un amico, per un figlio che avresti voluto avere, per un lavoro come l’infermiera (Le Ali dell’Angelo) e per finire con La Terapia dei Fiori di Bach che è la sintesi di tutto l’album, una medicina per cercare di guarire e rialzarsi senza farsi ammaliare dalle illusioni.
Per arrivare all’ultimo lavoro dove mi sono lasciato trasportare dall’atmosfera rock, diciamo che avevo le idee abbastanza chiare sul sound da utilizzare, penso di poter dire che per gennaio sarà pronto il mio secondo album Ecosystems. Sui contenuti del progetto… beh… ho cercato di raccontare il mondo in cui viviamo adesso, fatto di dialoghi digitali e di corsa contro il tempo… già, quel tempo che non ci basta mai e che ci fa perdere il sapore e il senso della vita. Ma nonostante questo, lascio sempre quel filo di famosa speranza che tutto possa cambiare in meglio.
Sveliamo il trucco. Io e te abbiamo lo stesso produttore, il signor Pat Matrone, e di conseguenza capita spesso di ascoltare in anteprima il materiale dei colleghi. Cosa significa collaborare con lui e affidare la propria arte a un musicista tanto esperto?
Grazie Ricky, piacevole domanda. Se non me l’avessi fatta tu me la sarei fatta io; senza Pat le bozze dei miei progetti non avrebbero visto la luce, oltre a essere un chitarrista super è un eccezionale arrangiatore, compositore e riesce a capire al volo quello che vorresti fare, riesce a leggere lo spartito della tua anima musicale. Bella persona, umile e professionale, oltre che un grande amico.
Canti in inglese e in italiano. Prenderai una decisione netta a riguardo o la doppia possibilità rimarrà una costante?
Anche questa è una domanda interessante. L’idea di scrivere in inglese è nata col pezzo I’m a Lucky Man ero in studio con Pat a cazzeggiare con la tastiera cantando le parole di un pezzo dei Queen su degli accordi inventati al momento. Dopo qualche secondo Pat mi ferma e mi dice: «Joff, registriamo quello che stai suonando… mi piace.» Ovviamente poi ho lavorato sul testo avvalendomi della collaborazione di un altro grande amico, il Brambo. che da lì in avanti ha seguito e aggiustato tutti i miei testi in inglese.
Per il momento l’intenzione è di scrivere in inglese perché trovo si sposi benissimo con i progetti che ho intenzione di realizzare; detto questo sono italiano e non escludo l’ipotesi di comporre dei lavori nella mia lingua. L’ispirazione non ha confini geografici.
La canzone che più ti rappresenta e che presenti sempre con particolare piacere?
Sicuramente I’m a Lucky Man è il brano che nel tempo e per varie vicissitudini ha assunto per me una grande importanza e perché paradossalmente tutto quello che ho scritto in questa canzone si è purtroppo o per fortuna realizzato successivamente. Direi che è stato un brano veggente.
E un altro brano a cui sono legatissimo è Le Ali Dell’Angelo. Da questa canzone è partito tutto il progetto e parla del duro lavoro fisico ed emotivo che ogni giorno devono svolgere le infermiere… l’unico lavoro dove ti porti dentro casa le vicissitudini di altre persone.
Domanda che faccio sempre. Cosa pensi della situazione musicale dei nostri giorni?
Situazione direi confusa; la musica rispecchia il tessuto sociale in cui viviamo, le emozioni si bruciano sul nascere, non si gusta più l’attimo in cui affiorano, si perdono senza lasciare traccia. Emozioni su fibra ottica. La musica uguale.
E il tuo pensiero sui talent show?
I talent sono audience. Agli organizzatori non importa nulla della musica, importa solo fare audience. Alle majors importa il prodotto e quindi fare soldi e, una volta sfruttato il fenomeno, arrivederci e buona fortuna.
Sono a conoscenza di uno strano, forse ambiguo episodio. Il videoclip del tuo singolo I’m a Lucky Man ti ricorda qualcosa? Ovvio, se hai voglia di parlarne…
Certo Ricky, il video di questa canzone ha segnato un pezzo della mia vita; la passione e l’amore per la musica mi si sono inaspettatamente ritorti contro; il mio video è stato usato dall’azienda per cui lavoravo da 15 anni, nelle figure dell’amministratore delegato e direttore commerciale, come pretesto per allontanarmi, licenziarmi. La cosa assurda è che il video racconta la storia di un uomo che perde il posto di lavoro con tanto di saluti da parte del suo ex capo e si ritrova a cambiare vita. E’ stato un momento difficile che ho superato grazie all’amore della mia famiglia. Comunque, Ricky, adesso sto alla grande, ti dirò di più è stata una fortuna quello che mi è capitato. Quando tutto sembra crollarti addosso, o ti lasci cadere o cerchi di guardare oltre e raccogliere le cose positive che ti circondano, ma che spesso non riesci a vedere.
Cosa dobbiamo aspettarci in futuro da Joff?
Sinceramente non so neanch’io cosa aspettarmi da Joff; per il futuro prossimo ci sarà l’uscita del nuovo album ed insieme a Pat stiamo lavorando ad un nuovo video futuristico per il singolo, ambientato tra Spazio e Terra .Nel futuro lontano sperimenterò sicuramente musica elettronica e vediamo cosa salta fuori. Un caro abbraccio a tutti i lettori e grazie ancora Ricky.