LE ETICHETTE STANNO MEGLIO SUI SOTTACETI
Intervista a Francesco Marego, bassista dei Billycock
a cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)
I Billycock sono un’ottima punk rock band laziale. Spaccano di brutto e, soprattutto, hanno le idee chiare. Il delizioso You’re Not Punk Rock, registrato sul finire del dannato 2020 pandemico in pochissimi giorni, per giunta nello studio del chitarrista del gruppo Luca Alfiero, raccoglie sette brani divertenti e azzeccatissimi, veloci e carichi di belle melodie. Qualcuno non ha ritenuto abbastanza punk il loro sound, sbagliando ovviamente, ma i bricconcelli, anziché far valere le proprie ragioni, hanno preferito ironizzare. Il titolo e la copertina, beh, sono esageratamente belli. Ah, per la cronaca potete gustare il tutto in vinile. Fantastico! Il quartetto della bombetta, piccolo spoiler, saprà deliziare gli appassionati della scuola. Parliamo di questo e di molto altro con il bassista Francesco Marego.
Ciao, Francesco. Io ho avuto il piacere di conoscervi, ma credo sia giusto spiegare ai lettori chi siete. Via di presentazioni…
Ciao! Noi siamo i Billycock, un gruppo punk rock formatosi a Latina nel 2018. Siamo in 4: Alberto (voce / chitarra), Luca (voce / chitarra), Francesco (basso) e Stefano (batteria / cori). In generale potremmo dire di essere un gruppo di persone che non si prendono sul serio, ma che lavorano seriamente.
Il 25 giugno è stato un giorno importante. Finalmente è uscito il vostro You’re Not Punk Rock.
Il titolo dice molto e sa di provocazione. Qualche delucidazione?
Il titolo dell’EP You’re Not Punk Rock ha una duplice origine. L’idea vera e propria nasce dopo che a un nostro concerto un signore con un tasso alcolemico abbastanza importate ci ha urlato di non essere punk rock dopo che non gli abbiamo lasciato suonare i nostri strumenti. Ma questa è un’altra storia. C’è però una ragione un po’ più seria dietro. Uno dei modi in cui abbiamo cercato di pubblicizzare il nostro vecchio EP è stato chiedere a persone sconosciute sui social di ascoltarlo e darci un parere. Noi ci presentavamo come gruppo punk rock, perché è il genere che più ci identifica. Il mondo è però pieno di persone che si ritengono sommelier della musica. Quelle persone con cui si fa una gran fatica a parlare perché si perdono in un dedalo di sottogeneri musicali per millantare una certa conoscenza abbastanza fine a sé stessa. Ed ecco quindi che abbiamo ricevuto diversi “ma questo non è punk rock”, “voi non siete punk rock”.
Dal nostro punto di vista, punk rock o no, i brani sono quelli e possono piacere o no, ed è l’unica cosa che conta davvero. Le etichette stanno meglio sui sottaceti che sulle canzoni.
Il lavoro è figo, molto figo, e con me sfondate davvero una porta aperta. Amo queste sonorità, fanno parte della mia vita e, di fatto, quando ho in cuffia canzoni come le vostre provo grande piacere. Sai, la cara vecchia scuola dei ‘90 californiani e via dicendo… Raccontami un po’ la genesi di questo ottimo e sano disco?
Abbiamo iniziato a lavorare a questo disco dopo che Luca è entrato nella band, nel 2019, portando un sacco di nuove idee. Quasi ogni nostro pezzo nasce da: «Avevo in mente questo giro di accordi.» È come una cascata di tessere del domino: si parte da un’idea di base, poi si aggiusta finchè non suona bene a tutti. Di solito viene prima la musica e poi il testo, ma non sempre.
Le tematiche affrontate nel disco sono diverse e rappresentano le diverse situazioni ed emozioni che abbiamo vissuto di recente. Non ci sono proteste sociali, idee di rivolta o voglia di spaccare tutto. Non siamo più negli anni ’70. Noi siamo solo persone che hanno scelto questo mezzo per raccontarsi.
In studio come sono andate le cose?
Alla grande. C’è da dire che, avendo registrato al Loops Studio, ovvero lo studio di proprietà del nostro chitarrista Luca, giocavamo in casa. Abbiamo registrato l’intero EP in una settimana, concentrandoci solo su quello. Era Novembre 2020 e si parlava quasi solo di seconda ondata del covid, quindi prendersi una settimana da dedicare alla musica è stata decisamente una boccata d’aria fresca. Poi come già detto, siamo persone che non si prendono sul serio, quindi è stata un’esperienza alquanto esilarante.
I pezzi sono tutti godibili, difficile sceglierne uno in particolare. Figure Out e Blazing Man, certo, ma stiamo parlando di sette potenziali singoli. Azzeccare sempre le giuste melodie non è così facile, anzi, eppure sembra che ai Billycock la cosa riesca facilmente. Chi scrive le canzoni?
Tutti! Una delle caratteristiche principali del nostro gruppo è la complementarietà, ognuno è specializzato in qualcosa. C’è chi si occupa prevalentemente dei testi, chi della musica vera e propria, chi avendo lo studio poi infiocchetta il tutto. Scrivere un pezzo nuovo non è un processo sempre uguale, anche perché l’idea di base da cui si parte può uscire da chiunque.
Testi. Cosa raccontano le vostre composizioni?
In questo EP, senza volerlo fare apposta, si parla quasi sempre di emozioni umane legate alle nostre esperienze personali. Si parla di solitudine, di lontananza, di speranze, di fallimenti, rabbia e anche del degradarsi della mente. Sono fasi e sensazioni a cui tutti andiamo incontro nella vita, e questo EP potrebbe essere considerato una nostra fotografia emotiva del 2020.
Parliamo del vinile. Idea fantastica e prodotto eccellente, anche graficamente parlando. Perché questa scelta? E quanto è stato difficile portare a termine il discorso?
La scelta del vinile è dovuta al fatto che… «dai, perché non fare un vinile!» Tutte le band prima o poi dovrebbero incidere un vinile, è un oggetto senza tempo che oltre al valore musicale ha proprio un valore intrinseco in quanto tale. Nessuno fa la collezione di playlist di spotify o di pennette USB, ma di vinili invece sì, e da oggi noi possiamo farne parte. Onestamente, è un grande orgoglio.
Strafelici anche per la grafica stupenda che è stata realizzata interamente da MarcoAbout, illustratore e punkrocker romano (Twister, Minus Hero). Per la gestione delle stampe dei vinili invece se n’è occupato Luca con il suo studio (Loops Studio).
Potrei saltare tranquillamente la domanda relativa alle vostre influenze musicali, ma ve la pongo comunque: gli artisti e gli album che vi hanno segnato?
C’è da dire che nella band ci sono influenze e gusti musicali diversi tra i vari componenti.
Dai primi AlkalineTrio ai Bracket, dai Jimmy Eat World agli Weezer, sono davvero molti i gruppi che hanno influenzato il nostro sound.
A chiudere il disco un pel pezzone acustico, Again. Dopo l’energia, dopo i chitarroni, un giusto saluto ai fans. Perché avete deciso di includerlo? Tra l’altro lo sto già canticchiando…
L’idea di chiudere il disco con un pezzo acustico era nell’aria già da un po’. Abbiamo scelto Again (canzone che è presente in versione non acustica nel nostro primo EP) perché si adattava benissimo.
Vogliamo parlare dell’assolo di kazoo nel finale?
Quando tornerete sul palco? La situazione Covid sembra migliorare, per fortuna, e teoricamente saremo tutti più liberi…
Al momento è proprio questo il nostro problema principale. Purtroppo nella nostra zona le strutture adatte al nostro genere scarseggiano e anche il pubblico ha un po’ mollato la presa sul punk rock. Diciamocelo, non tira più come una volta. Stiamo cercando incessantemente situazioni adatte per poter finalmente suonare il nuovo EP dal vivo, e sembra che forse, piano piano, qualcosa si stia finalmente muovendo…
Domanda scomoda, ora. Amate il punk e portate avanti la tradizione con fierezza e qualità. Insomma, roba non propriamente mainstream. Ecco, cosa pensate della situazione musicale del nostro bel Paese?
Se oggi una qualunque persona non italiana accendesse la radio o cercasse musica italiana su internet, si convincerebbe del fatto che in Italia esistono solo: un cantante, un batterista, una bassista e un chitarrista che hanno deciso di chiamarsi Maneskin. Nonostante la reiterazione infinita della stessa canzone dappertutto, sono comunque meglio loro di ciò che questo paese ha proposto negli ultimi anni. L’ironia della situazione è che adesso va di moda dire che il rock italiano non è morto, quando invece è così. Il rock italiano non è solo i Maneskin, il gruppo del momento o quei pochi altri grandi gruppi rock del nostro paese. Il rock italiano è composto da migliaia di piccole realtà che devono pregare in ginocchio per poter suonare gratis per avere un minimo di visibilità.
Il rock italiano muore ogni volta che un gruppo decide di suonare cover di Vasco Rossi perché tanto con pezzi inediti non ti ascolta nessuno. La speranza è proprio che grazie al successo mondiale di un gruppo rock italiano, si ricominci ad apprezzare di più il genere in questo paese e a valorizzarlo, perché il talento c’è, basta volerlo vedere.
Se dico talent show? A ruota libera…
Non nutriamo un affetto sconsiderato per i talent show proprio perché sono questo: show.
In uno show la qualità non viene al primo posto, ma i numeri, lo share. Probabilmente tutto ciò che c’è da dire sui talent show è stato già detto nel brano degli Articolo 31 La Nuova Stella Del Pop.
Si tratta di un successo fittizio, fine a sé stesso. Che fine ha fatto la suora di The Voice? Chi ha vinto X Factor nel 2011?
Il successo e l’immortalità artistica sono un’altra cosa. Ci sarà un motivo se ci ricordiamo di gruppi degli anni ’60,’80 e ’90…e poi non abbiamo idea di chi sia uscito dai talent nell’ultimo decennio.
Ho l’impressione di aver dimenticato qualcosa. Mi aiuti tu? Qualcosa che non vi ho chiesto…
Una domanda che ci fanno sempre tutti è l’origine del nome Billycock. In breve la storia del nome è questa; avevamo appena composto il nostro primo pezzo Insane e continuavamo a ripetere che fosse una “bombetta”. Ecco, bombetta in inglese si traduce con billycock, intendendo però ovviamente il cappello, e non piccoli dispositivi esplosivi. Ci piaceva come suonava il nome e quindi è diventato il nome ufficiale della band. È stato abbastanza facile da scegliere, zero ripensamenti.
Salutate i lettori a modo vostro.
Ciao lettori! Se qualcuno vi dice che non siete punk rock, prendetelo per un complimento, perché siete voi a dover dire cosa siete, e nessun altro.A presto!
https://www.facebook.com/billycockband
https://www.youtube.com/watch?v=NFO9dBV0wZ4&list=OLAK5uy_kgXnnOZCH1pXaZ8Ejxos7V3OHLtk3CTlA&index=4