(pexels foto)
DI MIRNA POLI
Inizia così…
“Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: si c’eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante. Ora eccomi qui, chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo”.
Ho letto e riletto molte volte questo libro, forse è stato uno dei miei primi libri adolescenziali, leggevo e versavo sempre lacrime, perché è un libro forte, è un monologo di una donna, come chi lo ha scritto, Oriana Fallaci.
Ho conosciuto Oriana grazie a questo scritto e poi subito dopo lessi Un Uomo. Sono simili, perché la scrittura di Oriana è schietta e non si nasconde dietro a niente e a nessuno. Questo mi piace di lei, il racconto della verità, seppure spesso sia terribile.
Lettera a un bambino mai nato parla dell’amore, della guerra, degli esseri umani, parla di chi muore, di chi continua a vivere, della meschinità del mondo che, nonostante tutto, merita di essere vissuto.
Si tratta di una scrittura che entra nel sangue e fa riflettere molto.
Rileggendolo a distanza di molti anni, provo le stesse sensazioni e forse ancora più forti; mi rivedo in quella storia, come ci si può vedere una donna, nelle sofferenze, in quelle parole maschili che lasciano un segno amaro, in un bambino che non viene al mondo e lascia dentro il vuoto, indescrivibile con parole umane. Me lo immagino da donna.
“Tu sei morto, forse muoio anch’io. Ma non conta. Perché la vita non muore”.
L’immagine finale è di speranza, la vita va avanti sempre. Oriana è sempre stata una donna immensamente forte, guardava sempre avanti con sguardi intensi di speranza e così qui lo dimostra.
Leggetelo, ve lo consiglio è, per tutti.
Mirna Poli
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