PER INIZIARE: QUALCHE CONCETTO BASE
Da questa settimana inizia la mia collaborazione con il sito Meglio di Niente. Tratteremo assieme temi macroeconomici, anche ispirandosi all’attualità, cercando di porre un punto di vista differente rispetto a quanto ci viene raccontato da giornali e TV e magari esaminando con un po’ di attenzione e qualche dato reale alcune affermazioni in campo macroeconomico che commentatori e esperti esprimono con decisione e certezza nelle varie trasmissioni di approfondimento. Faremo insomma, quando possibile, quello che viene definito con termine inglese “fact checking” (l’inglese è la lingua della scienza e quindi anche dell’economia, dovrete avere pazienza…) per vedere se quello che ci raccontano è sempre vero. Avrete delle sorprese…
Per comprendere quanto di volta in volta andremo a trattare è necessario però che abbiate una base di concetti, un glossario di termini macroeconomici di base, così da non confondersi o perdersi durante un ragionamento. Inizierò quindi ponendo qualche definizione che ci sarà utile nel prosieguo.
Prima di tutto è necessario chiarire i concetti di stock e flusso: lo stock è un termine che avrete sentito già nominare, specie se avete un azienda, ed indica una certa quantità di beni esistente in un dato momento. Uno stock di televisori in un magazzino è la quantità di televisori presenti in quel momento nel magazzino. Un esempio ancora più chiaro è quello della vasca da bagno: l’acqua presente nella vasca che avete riempito è uno stock. Esso è una misura statica presa in un certo momento. In economia il debito pubblico è uno stock. Voi direte, ma come? Hanno messo anche i contatori nelle stazioni per farci vedere ogni secondo quanto varia il debito e poi è uno stock? Sì, il debito pubblico è uno stock perché in ogni momento è possibile misurarne la consistenza, saperne l’ammontare. Se volete potete fotografare il famigerato contatore e la cifra che risulta nella foto è lo stock di debito esistente al momento della scatto.
Il flusso invece è una misura dinamica ed indica quanto una grandezza varia in un certo periodo di tempo. Nell’esempio della vasca il flusso è l’acqua che esce dal rubinetto: noi non la misuriamo in quantità assoluta, ma sempre in rapporto al tempo. Sarebbe inutile dire che dal rubinetto escono 2 litri per spiegare quanta acqua sgorga, dobbiamo specificare in quanto tempo lo fa, ad esempio al secondo o al minuto. Capite bene che un flusso di 2 litri al secondo è cosa diversa da due litri al minuto… In campo macroeconomico il deficit pubblico è un flusso: esso ha senso solo rapportato al tempo e normalmente la misura è l’anno, per cui si dice che in un anno abbiamo fatto 2% di deficit, calcolandolo in percentuale al prodotto interno lordo, ma potremmo usare una cifra e dire che in un anno abbiamo fatto 40 miliardi di deficit, l’importante è che sia sempre specificato l’intervallo di tempo entro il quale lo si misura. Vedremo che i concetti di stock e flusso ritorneranno esaminando altre questioni, ad esempio il reddito (che è un flusso) e il risparmio (che è uno stock).
Avendo parlato di deficit pubblico spieghiamo allora i termini surplus e deficit: il primo è la differenza in positivo fra due flussi: le entrate e le uscite, il secondo è quella in negativo. Se guadagnate 1000 euro al mese e ne spendete 800 a fine mese avrete un surplus di 200. Se al contrario guadagnate 1000 euro e ne spendete al mese 1200 avrete a fine mese un deficit di 200. Quello che è importante capire è che il surplus e il deficit sono sempre il risultato della somma di due flussi, uno in entrata e uno in uscita. Questa somma (negativa o positiva) si chiama saldo. Il saldo può essere quindi passivo o attivo e, per chi si intende di contabilità, sarebbe il risultato del conto economico (entrate + uscite). Concetto diverso e da non confondere (alcuni lo fanno, anche sedicenti esperti) è quello di bilancio. Mentre il saldo è il rapporto di due flussi, il bilancio è il rapporto di due flussi + la variazione degli stock che li pareggiano, ovvero come il deficit viene finanziato o dove il surplus viene allocato. In termini contabili se il saldo è il conto economico, il bilancio è formato dal conto economico (entrate + uscite) e dal conto patrimoniale (attivo + passivo). Il bilancio è sempre un’identità, ovvero la somma è sempre zero, come sa chi fa o legge bilanci aziendali, perché le variazioni di deficit o surplus vengono pareggiate con cambiamenti delle poste attive o passive, quindi con variazioni degli stock attivi o passivi. Se ad esempio il conto economico di un’azienda a fine anno presenta un attivo di 100 quel 100 viene pareggiato in bilancio dalla relativa variazione di uno stock: può essere una diminuzione dello stock di debito esistente, un aumento dello stock di riserve o dello stock destinato all’investimento o altro. Quello che è importante capire è che un bilancio è sempre a zero, ovvero si pareggia perché ad un certo saldo corrisponde sempre una pari variazione di stock. Questo fenomeno di necessario pareggio si definisce in economia identità. L’identità è pertanto quella relazione contabile fra due grandezze che viene sempre soddisfatta ovvero la differenza fra loro dà sempre come risultato zero.
Nella contabilità pubblica l’allocazione di un deficit o di un surplus è sempre sullo stock di debito: se a fine anno c’è un deficit il debito aumenta di tale somma, se c’è un surplus diminuisce dello stesso importo. Il rapporto fra variazione di debito e deficit (o surplus) è quindi un’identità e si può scrivere (così iniziamo a prendere dimestichezza con le formule) ΔDt = Ft dove ΔDt è la variazione (che in matematica si indica con la lettera greca delta) del debito D nel tempo t e Ft è il deficit (fabbisogno) che si è avuto nello stesso tempo. Questo ΔDt va a fine anno a sommarsi al debito pubblico esistente D1 per creare il nuovo stock D2 e così per ogni anno. Si può pertanto dire in generale che il debito pubblico non sia altro che la somma dei deficit accumulati nel tempo.
Vedremo in seguito che, diversamente da come ci raccontano giornali e TV, quello che conta non è lo stock di debito, ovvero qual è la somma in cifra assoluta, con relativo corollario di quanto debito abbia ciascun italiano fin dalla nascita, ma il rapporto di esso con il PIL e con l’occasione spigheremo cosa è quest’ultimo e da cosa è composto.
Alla prossima.
Luigi Pecchioli
@lupecchioli
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