A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage
Negli anni ottanta e novanta, Seattle era una città davvero figa e noi amanti del rock lo sappiamo bene. Il movimento grunge fortemente legato al disagio giovanile, la nascita di molti gruppi importanti, sicuro, ma anche una serie infinita di personaggi particolari e dalle bizzarre capacità. C’era un tizio, per esempio (c’è ancora e ha settantotto/settantanove anni, a rigor di cronaca), Artis The Spoonman, un artista di strada che per raccimolare qualcosa si esibiva, suonando e battendo forsennatamente sul corpo cucchiai da cucina di ogni forma e di ogni dimensione. La sua particolare e strampalata abilità lo aveva reso piuttosto celebre in città e i suoi ammiratori erano cresciuti nel corso del tempo, ma l’inaspettata e nemmeno tanto desiderata fama internazionale arrivò per lui nel 1994, grazie ai Soundgarden o, meglio ancora, grazie al film Singles del 1992, cult diretto da Cameron Crowe e che vide la partecipazione di molti nomi noti della scena musicale cittadina. Nella pellicola un ruolo importante venne occupato proprio dalla musica suonata nei locali notturni dai gruppi della zona. Ecco quindi i cameo di personaggi come Eddie Vedder, Stone Gossard e Jeff Ament dei Pearl Jam, Layne Staley degli Alice In Chains e, chiaramente, come Chris Cornell dei Soundgarden. In Singles l’attore Matt Dillon vestiva i panni di un musicista grunge alla ricerca del successo con i suoi amici, per l’appunto interpretati dai Pearl Jam. Lavorando sulla colonna sonora del film e barcamenandosi tra canzoni e nomi per la fittizia band (che diventerà ufficialmente Citizen Dick), il bassista Ament buttò giù una lista di titoli di brani inventanti e, ricordando il caro Artis, pescò infine dal cilindro proprio il nickname Spoonman. Il colpo di genio tuttavia lo ebbe Chris Cornell, che decise di comporre realmente dei pezzi, partendo da quella lista puramente fantasiosa. In poco tempo balzò fuori una primissima versione di Spoonman. Il grande cantante percepì il potenziale del pezzo e con i suoi fidati compagni iniziò a dare forma a una versione più completa e di marchio Soundgarden. E allora perché non coinvolgere proprio Artis, la figura centrale di tutto il discorso?
L’eccentrico e al contempo talentuoso suonatore di cucchiai si presentò in studio con tutti i suoi utensili e, sulla base del pezzo, incise la sua strepitosa parte, lasciando a bocca aperta il gruppo e il produttore Michael Beinhorn. Proprio quest’ultimo descriverà più avanti quella sessione caratterizzata dai violenti colpi di cucchiaio, ricordando le ferite e addirittura il sangue sul corpo di Artis. Cari miei, è o non è una storiella incredibile e fottutamente rock and roll? E sì, direi proprio di sì.
Spoonman fu il primo estratto del capolavoro Superunknown, il quarto album in studio dei Soundgarden, pubblicato nel marzo del 1994 dalla storica A&M Records del trombettista Herp Alpert e dall’imprenditore Jerry Moss. Dopo Badmotorfinger del 1991, disco che li fece conoscere al grande pubblico, i Soundgarden riuscirono a compiere l’ulteriore e definitivo salto di qualità, firmando uno dei dischi più belli e importanti del rock mondiale, una collezione pazzesca di sonorità garage, hard rock, heavy, psichedeliche e persino pop, se prendiamo la leggendaria e indimenticabile Black Hole Sun. Come detto però, a presentare la spettacolare produzione, proprio la potenza della splendida Spoonman. Diretto da Jeffery Plansker, il videoclip della canzone ottenne fin da subito grande successo e portò moltissimi nuovi fans alla band. La stella indiscussa del filmato fu chiaramente Artis, che per l’occasione intascò qualcosa tipo settemila dollari, da aggiungere ai primi mille, percepiti dall’incisione in studio.
Cosa fare, dopo aver letto questa istantanea? Soltanto prendere Superunknown, anche se lo conoscete a memoria, infilarlo nello stereo come una pizza nel forno, fare partire l’ottava traccia e gustatrvi il celebre bridge inciso dal suonatore di cucchiai. In fondo, la grande storia del rock passa anche da situazioni come questa.