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Maneskin la ciclicità del rock

 

 

Articolo di Modesto Billotta

La musica rock, ha da sempre vissuto di alti e bassi.
Da momenti esaltanti pieni di originalità e idee nuove, fino a lunghi periodi di totale noia e piattume.
Oggi la musica è ancora più fluida, ormai le contaminazioni sono ovunque e qualsiasi genere non è più simile a quello che era solo  10 oppure 20 anni fa.
Nella storia della musica ci sono stati momenti storici in cui alcuni gruppi hanno saputo dare una scossa al torpore in cui ci si trovava e dal loro urlo spesso disperato ,sono nate orde di musicisti e band che hanno saputo mantenere viva la sacra fiamma del rock.
Basti citare velvet underground o Sex Pistols ed in tempi più moderni come dimenticare  la sferzata nichilista e pericolosa che diedero i  Guns n’ Roses, proprio negli anni in cui il rock era diventato radiofonico con Bon Jovi o Def Leppard in high rotation nelle radio?
Ecco! con le dovute distinzioni , io credo che i Maneskin possano fare altrettanto.
Possano smuovere questo magma  informe di pop elettronico , trap ,rap, in cui non esistono più strumenti suonati, non esistono riff e figurarsi solos di chitarra, in cui tutto sembra essere omologato dall’autotune e dalla totale assenza di dinamica.
La proposta musicale della band romana  spazia tra il rock radiofonico ed un divertente funkyrock, i pezzi ben suonati e soprattutto prodotti con perizia, si ritorna a sentire una chitarra con un suono ben definito e corposo, in anni in cui le chitarre distorte sono sparite dai radar, il basso ha dei richiami alle sonorità mutuate dai The White Stripes, mentre la batteria riesce a ricavarsi uno spazio non del tutto scontato.
Il frontman nonostante l’età ha carisma e voce.
In poche parole sono fottutamente credibili, e il successo internazionale in mercati anche ostici come Inghilterra e Germania lo sta a testimoniare.
Secondo chi scrive ,sono assolutamente esagerate le critiche ricevute.
Riguardo al fatto di essere un gruppo studiato e ricercato nel look poi, non vedo nulla di nuovo o di motivato, visto che la storia del rock n roll è piena di esempi facoltosi per cui il lavoro extra musicale era alla stregua della produzione musicale.
Il Glam rock non sarebbe stato quel fenomeno travolgente che è stato se si fosse scisso l’aspetto di contorno da quello artistico, l’idea poi che la ricercatezza, lo studio e l’investimento di una casa discografica, su di una band sia un minus è sconfessata falla storia.
Potremmo stare giorni a citare esempi di fenomeni culturale e musicali assolutamente creati, gestiti e portati all’apice da una casa discografica o da un produttore.
Ben venga il successo di un gruppo di ventenni che senza troppe seghe mentali , ha imbracciato gli strumenti e cominciato ad esprimere ,con le proprie peculiarità , tutta quella voglia di suonare ,dimenarsi provocare e divertire divertendosi, proprie del buon vecchio rock n roll.
Ben vengano le emulazioni che sono poi la parte più bella del fenomeno musicale in atto.
Non è importante se si venderanno milioni di dischi , è fondamentale invece che dall’ascolto di quei dischi, si possa generare un humus fertile per le nuove generazioni.
Ecco perché il rock non muore mai.

 

 

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