Articolo di Alessandro Magno
Diciamo la verità era importante vincere e per fortuna si è vinto. Anche se al solito con qualche patema si è vinto. Si perchè se non si fosse vinto il segnale dato alla concorrenza sarebbe stato davvero brutto. Ho sempre detto che nella vita tutti noi veniamo giudicati per i risultati. A scuola, sul lavoro, persino in famiglia. Poi ok ci sono vari modi per arrivare ai risultati ma i risultati sono quelli che contano. Ora era assolutamente necessario dare questo segnale perchè Sarri seppure in bacheca vanti una Europa League con il Chelsea che non è poco, si portava dietro sempre l’aureola di perdente. D’altronde arrivava alla Juve con uno scudetto perso in albergo, la supercoppa persa e anche male, la coppa Italia persa ai rigori. Adesso aldilà dell’allungo post lockdown da +1 a +5 che non era malvagio, ma match point sprecato con il Milan idem con l’Atlanta e ancora poi con il Sassuolo … direi che la misura era colma. Se non si fosse vinto con la Lazio sarebbe stato giusto parlare di allenatore delle occasioni perse, perchè ripeto quando c’è da vincere si deve vincere e basta senza se e senza ma. Questa è la differenza fra una grande squadra e una grande società e tutte le altre.
Ma veniamo alla partita. Intanto è stata giocata in un caldo davvero infernale, sono di Torino e lo so. Questo credo abbia agevolato principalmente la Lazio che ha adottato il solito modo speculare tutti in difesa e contropiede. Al netto poi delle gravi assenze Inzaghi ha impostato una squadra ancora più guardinga del solito. A parte il ritmo la Juve nel primo tempo per conto mio si è fatta preferire alla Lazio ed è andata più volte al tiro e colpito un palo con Alex Sandro. Altresì la solita amnesia difensiva questa volta di Bentancur ha permesso ai nostri avversari l’unico tiro in porta del primo tempo con Immobile che centra il palo. Amnesia che per un nulla non paghiamo a caro prezzo. Primo tempo 0-0 ma abbastanza in controllo della Juve. Secondo tempo la Juve aumenta i giri e trova due gol entrambi regalatici dai nostri avversari in verità, ma la pressione esercitata dalla Juve è stata tanta. Ronaldo ha preso un altra traversa e per poco non segna un gol da terra, Dybala un paio di volte impegna il portiere laziale, insomma sembra tutto filare liscio con la Juve in assoluto controllo. La partita è morta e sepolta e andrebbe solo accompagnata alla fine ma come spesso accade quest’anno avviene il patatrac, Bonucci si addormenta rigore per loro. Segna Immobile e per 15 minuti, dieci più recupero, è un autentico calvario.
E’ un peccato questo finale in cui ci deve salvare Szczesny da una punizione magistrale di Milinkovic Savic che fin li in verità era stato nullo. E’ un peccato perchè fa vedere ancora una volta che questa è una squadra tremendamente fragile. Sul 2-1 al solito c’è il panico e la palla scotta nei piedi di tutti. E’ molto alta la sensazione che la Lazio, che fra l’altro in quel momento è infarcita di ragazzini, possa pervenire al pareggio da un momento all’altro. Manca nella Juve in quel momento e manca sempre un uomo di concetto in mezzo al campo che si faccia dare la palla e faccia ragionare e rifiatare la squadra facendo passare quei 2-3 minuti di strizza in modo che non diventino panico. Quell’uomo non è Bentancur perchè è bravo questo giocatore ma è un mediano e non è un leader, per lo meno al momento. Per fortuna che Sarri ha un lampo di lucidità e con la squadra in sofferenza toglie una punta (Dybala) per inserire un quinto difensore (Rugani). Probabilmente avrà contravvenuto alle proprie regole e al proprio credo tuttavia porta a casa una vittoria e uno scudetto. A volte se non puoi attaccare, difendere un risultato non è affatto un disonore. Parigi val bene una messa.
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