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NICK DRAKE

Articolo di Emilio Aurilia

Cantautore poco noto al grande pubblico eppure degno di figurare nella storia del rock come uno dei personaggi più interessanti per il suo sviluppo.

Nato da famiglia benestante nel 1948 a Yangon in Birmania dove il padre militare inglese era stato destinato, ha coltivato la sua passione per la musica da giovanissimo, favorito da una voce profonda in linea con le sue poesie accompagnate dagli strumenti musicali.

Vittima di continui stati depressivi che lo hanno condotto persino al ricovero ospedaliero e a una terribile diagnosi (schizofrenia), non ha mai potuto godere appieno del suo talento di cui probabilmente non si è mai accorto, avendo vissuto (è proprio il caso di dirlo) lo spazio di tre soli album, il primo dei quali: “Five Leaves Left” (1969) su cui spicca la folk ballad “River Man”. La buona spinta del disco portò i discografici ad insistere su tale scia convincendo il riottoso cantautore a credere nelle sue possibilità. In tale atmosfera nasce e si sviluppa “Bryter Layter” (1971) che, oltre a ospitare diversi componenti dei Fairport Convention come nell’album precedente, dà spazio persino a John Cale (viola, clavicembalo e altre tastiere) nel dichiarato intento di farne un prodotto godibile che Nick non riuscirà ad approvare in toto, rifugiandosi con sole chitarra e voce nel successivo e ultimo “Pink Moon” (1972) un disco breve e delicato che suona come un mesto addio del musicista che morirà per abuso di droghe e antidepressivi il 25 novembre 1974 a soli ventisei anni, proprio nella casa dei genitori dove si era sistemato per cercare di nascondere il proprio disagio esistenziale.

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