A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage
Dopo aver accumulato e rilegato parecchie sonorità profonde e distinte, gli Emoji Of Soul hanno proposto al pubblico il nuovo Non Aver Paura. Il titolo illustra al meglio il concetto, perché proprio di paure da vincere hanno deciso di parlare il chitarrista Stefano Volini e la cantante Emanuela De Canio, legati ormai artisticamente dal 2009. Bisogna superare determinate situazioni e determinati eventi per raggiungere in qualche modo un minimo di serenità; sembra di fatto questa la principale chiave di lettura, il filo che collega e che connette le varie canzoni. Blues, soul e al contempo spigliati ritornelli pop rock per il duo potentino, che in questo piacevole disco hanno voluto inserire anni di esperienze, di pensieri e di passioni. Parola a loro, quindi, per entrare nel vivo del discorso…
Benvenuti sulle nostre pagine, prima di tutto. Allora, la vostra collaborazione è iniziata nel 2009, nei Metrono. Un progetto musicalmente interessante, terminato però nel 2011. Voi due però avete proseguito insieme ed ecco ora gli Emoji Of Soul. Quali sono gli elementi che hanno rafforzato il sodalizio artistico?
Sicuramente la stessa passione per la musica, ma anche il riuscire a comporre, restando sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Cosa generalmente più difficile all’interno di un gruppo.
Dopo il primo EP del 2021, sempre distribuito da Resisto, è giunto il momento di Non Avere Paura il vostro primo disco lungo. Cosa c’è dentro, emotivamente parlando?
Ci sono tante storie, spunti emotivi, ricordi che ci accompagnano, sensazioni provate sulla pelle e temi che ci toccano da vicino. Spesso diciamo che all’interno ci sono tanti tipi di paure diverse: paura di perdere dei rapporti, del giudizio degli altri, di alcune situazioni che cambiano e sicuramente c’è la paura di crescere e di fronteggiare alcuni eventi.
Nove tracce intense e profonde, che tracciano al meglio la vostra idea sonora, idea che in ogni caso si presenta piuttosto variegata. La linea è generalmente pop, ma in realtà caratterizzata da evidenti tratti blues, soul e R&B. Come siete riusciti a far coesistere tutte le vostre influenze e, alla fine, trovare comunque una voce personale?
Quando ci siamo trovati la prima volta in studio avevamo tanti pezzi, tutti diversi dal punto di vista stilistico e, lavorando con il nostro produttore Michele Guberti, ci siamo aperti alla possibilità di far coesistere tutti quegli elementi insieme per far suonare tutto più interessante, mescolando quelle caratteristiche proprie di alcuni generi, con fraseggi e suoni che non fossero necessariamente di quel dato genere, per poterci esprimere più liberamente.
Ascoltandovi, tra l’altro, è possibile trovare anche schizzi rapportabili all’indie pop o alla new wave inglese degli anni ‘80. Che dire, non vi siete fatti mancare nulla. Chi scrive, intanto e come nascono i brani?
Stefano scrive, mette giù delle idee, dei bei giri. Poi Emanuela spulcia tra i suoi testi e trova quello più congeniale alle melodie, cercando una linea di voce e donando così una struttura al pezzo. In seguito Stefano arricchisce con un arrangiamento ulteriore ed Emanuela con i cori. Tutto a seconda della necessità del brano.
Il primo singolo è Non Aver Paura, terza in scaletta e title track. Sì, credo anche io che questa canzone sia un biglietto da visita non indifferente. Tuttavia vorrei saperne di più da voi…
Ringraziamo innanzitutto per il complimento. Non avere paura nasce con un intento blues nelle chitarre e nella voce. Sembriamo sottolineare che: «…faccio io le regole…» Volevamo parlare delle persone che vogliono decidere sempre, anche dei rapporti con l’altro, ma che poi si accorgono di aver perso. Nel frattempo, in un ritornello che ti resta nella testa, si ripete comunque: «Non avere paura di sentirti così bene», quando si è fortunati di vivere dei bei momenti insieme.
Sono Felice Ancora è un altro brano potenzialmente forte e di facile presa. Eppure il tema centrale, quasi a voler contrastare freschezza e orecchiabilità, non sembra così soft. Si parla infatti dell’accettazione di sé stessi. Cosa mi dite a riguardo?
È un argomento sempre delicato perché si parla di accettazione del proprio corpo e noi abbiamo voluto questo contrasto anche con il ritornello proprio perché arrivasse questo messaggio. Ci si sente sempre inadeguati sotto questo aspetto, ma a un certo punto bisogna capire che tutti i segni che abbiamo addosso sono parte di noi, segni del tempo trascorso e delle emozioni provate, perciò bisogna ripetersi di essere felici ancora.
Le vostre preferite del disco?
È difficile scegliere, forse Ginestre, 442576, Sotto lo stesso cielo, Un secondo di felicità, Non avere paura.
Da Ferrara e dal Natural Headquarter Studio ci arrivano sempre ottime cose. Come sono andate le cose in studio?
Sono andate benissimo, c’è un bel feeling con Michele e Massimiliano perchè sono sempre onesti nei giudizi che hanno a proposito della musica sottoposta e perché ti aiutano a esprimerti al massimo delle potenzialità. Siamo molto contenti dei lavori fatti insieme, e il periodo di registrazione sembra essere passato così veloce che ancora ricordiamo la nostalgia dell’ultimo giorno.
Siete di Potenza. Come vanno le cose in Basilicata? Mi riferisco alla musica…
In realtà non lo sappiamo più, essendo lontani. Sicuramente ci sono dei locali che propongono musica dal vivo, ma non c’è più il fermento culturale che allestiva festival e concorsi in cui conoscersi e scambiarsi idee e conoscenze. Quando suonavamo con i Metrono, abbiamo conosciuto delle belle realtà musicali anche della provincia di Potenza.
Cosa non vi ho chiesto e che dovete per forza dirmi?
Sicuramente che presto riusciremo a portare live le nostre canzoni e di questo siamo molto contenti. Siamo curiosi dell’effetto che queste avranno in presenza di un pubblico dal vivo!
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