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NOS LIBERA Intervista ai Genoma Music Project

 

 

NOS LIBERA

Intervista ai Genoma Music Project

A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage

I Genoma Music Project sono da poco tornati con un nuovo intenso e passionale album, e noi non possiamo fare altro che portare tutto qui, su MDN. Nos Libera affronta tematiche importanti, forti e particolarmente difficili, senza tuttavia rendersi in alcun modo pesante o faticoso, anzi. La forza del trio è in effetti proprio quella di saper raccontare situazioni a dir poco spiacevoli in maniera elegante, poetica e raffinata, sfruttando a pieno il gusto compositivo e la voce magnetica di una grande vocalist. L’elettropop sfornato caldo come il pane dalla band di Ravenna permette quindi all’ascoltatore una totale immersione, e scusate se e poco. Parliamo allora di questo ambizioso nuovo capitolo e di molto altro con i protagonisti, la cantante Marcella Sebastiani (M), il tastierista Enrico Coari (E) e il bassista Nicola Farolfi (N).

Che dire, bentornati su MDN. Eravate stati qui un paio di anni fa, se non ricordo male. Dovrei controllare. In ogni caso, cos’è cambiato più o meno dall’ultimo nostro incontro?

M: Ciao Ricky, è un piacere rincontrarti, grazie per il tuo invito! Sì, ricordi bene, esattamente due anni fa, in occasione dell’uscita del nostro primo album Tra migliaia di silenzi. Cosa è cambiato? A parte diverse guerre senza senso, tentativi incivili di genocidio, la morte di George Floyd davanti a mezzo mondo, la crescita esponenziale dell’intelligenza artificiale, le rielezioni di Trump e i cambiamenti climatici devastanti in tutto il mondo? Beh, direi niente! Battute a parte, questo mondo cambia enormemente, l’uomo no: ha sempre e ancora bisogno di creare confini, distruggere in nome di una religione, di violare la natura, di prevaricare l’indifeso, di abusare del potere, di dare per scontate le riscorse naturali. A noi sembra che l’evoluzione comporti anche una regressione in termini di rispetto, tutela, buon senso soprattutto perché questo mondo sta diventando piccolo, insufficiente e conteso da tutti.

…concentradoci più su di voi?

M: Per quanto riguarda noi, è cambiato un po’ il nostro atteggiamento, che oggi è ancora più attento alle dinamiche quotidiane e con un approccio un po’ più sicuro. Non siamo tipi da copertina né da palcoscenico, ma dopo il percorso fatto con il primo album abbiamo sicuramente affrontato il nuovo lavoro con più mestiere ed esperienza, senza rinunciare alla spontaneità. L’entusiasmo è lo stesso, infatti. Forse perché ogni volta pensi di poter fare di meglio e non vedi l’ora di condividere quel risultato, sperando che sia così davvero… migliorato.

E: Direi che per quanto ci riguarda più che un cambiamento c’è stata un’evoluzione verso un modo di creare in generale, che sia musica o qualsiasi altra forma di comunicazione. Siamo ancor più autonomi e ci siamo slegati dai meccanismi esterni con cui abbiamo affrontato il primo album.

Nos Libera, il vostro secondo album, è uscito due giorni fa. Partirei proprio dal titolo. So che c’entra qualcosa con il cristianesimo e con le preghiere, ma non sono proprio un esperto, anzi. Fate luce…

M: Beh, neppure noi siamo degli esperti in verità! Diciamo che il titolo è tratto dalla preghiera cristiana più famosa (Padre nostro), ma allo stesso tempo “ribalta” un po’ il concetto espresso. La preghiera recita: Libera nos a malo ossia Liberaci (Signore) dal male, ma ne abbiamo voluto invertire l’ordine con un iperbato (ho studiato!) Questa licenza stilistica ci permette di dare enfasi al “noi” per porre in rilievo il soggetto che desidera la liberazione. Ma aggiunge anche un significato più profondo alla frase, suggerendo che noi siamo attivamente coinvolti nel nostro processo di liberazione, almeno nel volerlo e nel perseguirlo concretamente. Non siamo solo creature, ma anche creatori, sta a noi scegliere se dormire o partecipare, se guardare oltre la siepe oppure chiuderci nella nostra casina, se rivolgerci all’altro come una possibilità e un’occasione di “sano confronto” o viverlo come un nemico o qualcuno da dominare. Solo a noi. Non c’è essere divino che potrebbe darci più forza della nostra interiorità e del nostro libero arbitrio.

Profondo e interessante, potremmo parlare solo di simili concetti, ma ho l’obbligo di alleggerire. Il percorso iniziato anni fa sta proseguendo alla grande e sono certo che il livello di alchimia artistica tra voi componenti sia migliorato ulteriormente. Naturale, direi. Cosa potete dirmi?

M: L’alchimia può migliorare con gli anni, ma necessita di essere costantemente alimentata e curata attraverso una continua mutua comprensione e capacità di lasciare andare screzi che si possano creare durante il cammino. Avere idee diverse non è un male, lo è imporle indiscriminatamente o porsi in atteggiamento di totale chiusura di fronte alla diversità. Questa è una presa di coscienza fondamentale, se si vuole durare nel tempo e va imparata da molti di noi. Il paradosso è che ci sarà sempre qualcuno che saprà fare qualcosa meglio di te, ma nessuno la farà mai come te. Pertanto, cedere a turno, può significare avere buon senso e pienezza di se, ma rispettando l’altro.

E: La sinergia la trovi quando sei predisposto ai consigli e hai fiducia nelle persone con cui collabori.

Musica, allora. Il lavoro conferma a pieno la bontà del vostro progetto, la capacità di creare interessanti e raffinate immersioni elettropop. Come sono nate e come sono cresciute queste nuove dodici canzoni? E quali sono state le principali ispirazioni?

M: Innanzitutto, grazie per le tue parole, soprattutto considerando che provengono da chi di musica se ne intende! Ispirazione, questa sconosciuta! Questa è una delle domande che mettono sempre in crisi chi le riceve, ma proviamo a risponderti. Io non mi limito a sentire, ma ascolto e non mi accontento di vedere, ma osservo. Mi immergo spesso nelle emozioni altrui e mi sforzo di leggere tra le righe delle parole non dette, cercando di cogliere il significato nascosto anche nei silenzi. Un’assenza, il coraggio, una mancanza, l’incapacità di urlare, un pianto nascosto, la teatralità aberrante della violenza, l’altruismo, gli esseri indifesi, la volontà di perseguire un obiettivo morale, una fine, un inizio, la simpatia e l’autonomia di un gatto… tantissime cose mi ispirano. Il secondo passo è lasciarmi trasportare dalla musica perché ognuna di quelle ispirazioni trovi corpo. Queste canzoni sono tutte singole storie che cercano di raccontare la complessità umana in molti suoi aspetti: bullismo, infedeltà, ingiustizia sulle donne, sugli indifesi, sugli animali, amori finiti solo per questioni esteriori, presa di coscienza dei sacrifici silenziosi di una madre o delle difficoltà spesso inespresse di un fratello, ipocrisia e perbenismo di una società che giudica e devasta. Ecco, tutti i temi che cerchiamo di raccontare. Se il risultato di questi brani sarà di ottenere l’attenzione di qualcuno anche solo per 3-4 minuti, saremo soddisfatti del nostro lavoro.

E: Le idee sono sempre pronte per essere esplorate, e come se fossero già presenti, ma in attesa di essere prese per mano e condotte fuori dall’oblio. Cogliere il momento è un’operazione coraggiosa e impegnativa.

Quindi l’amore per quello che fai è fondamentale, altrimenti sarebbe un peso non indifferente produrre un concept album in completa autonomia.

Il processo compositivo è sempre lo stesso o ci sono novità? Testi e melodie di Marcella, intendo, perfetti per le situazioni create da Nicola ed Enrico?

M: Squadra che vince non si cambia: nel senso che la formula, sì, funziona ancora. Io ricevo le composizioni di Enrico e Nicola e inizio ad ascoltare, aspettando che si combinino con le mie ispirazioni. E questo, ancora magicamente, avviene. Poi insieme lavoriamo a modifiche, riarrangiamenti, migliorie.

E: Sì, esattamente, non bisogna essere avari di idee e anche disposti a resettare a volte.

L’introspezione è sempre al centro. Alla fine, per affrontare tutto dobbiamo sempre affrontare noi stessi. Che palle, vero? Scherzi a parte, cosa serve per guardarsi davvero dentro e per trovare qualcosa che somigli all’equilibrio…

M: Già, è un lavoro continuo. Una cosa che aiuta a guardarsi dentro è l’onestà, la consapevolezza della nostra imperfezione. Riconoscere che non siamo perfetti né invincibili non mina il nostro valore o il nostro posto nel mondo. Questo mondo non ci lascia vivere, ma ci richiede costantemente qualcosa: di essere belli, bravi, forti, coraggiosi, adatti a ogni occasione…E se anche riuscissimo a soddisfare tutte queste aspettative? Probabilmente ci verrebbe chiesto di essere ancora di più: alti, magri, giusti, campioni nello sport, ricchi….Quello che voglio dire è che, finché non accettiamo la nostra natura imperfetta, carente in alcuni aspetti, inadempiente in altri, ma unica e irripetibile, la vita continuerà a fare solo male e a bloccarci davanti al disperato bisogno di accettazione. È una lotta continua, una sfida con i nostri demoni interni, con le paure di inadeguatezza, di incapacità, di ambizione sfrontata o di pigrizia inibitrice. Trovare un equilibrio forse significa abbracciare queste imperfezioni, imparando ad accettarle o a modificarle con transigenza, dove necessario. Quello che però si impara con il tempo è che rivolgere lo sguardo solo su sé stessi rischia di portare all’isolamento e alla noncuranza verso tutto quello ci circonda. Chi si concentra solo e soltanto su di sé e prende se stesso come unico metro di giudizio, perde connessione con gli altri, ha una prospettiva limitata delle cose della vita, rischia di ridurre la capacità di empatizzare e può perdere occasione di fare cose ancora più grandi. Se l’introspezione è importantissima, l’interazione, lo “sguardo oltre la siepe” e l’attenzione verso quello che è fuori da noi non lo sono di meno.

E: Introspezione, certo, ma soprattutto onestà verso se stessi e coraggio nel continuare a crederci. Quando produci un valore autentico in qualche modo arriva anche agli altri e credo che sia una gioia enorme condividere queste emozioni.

Quali sono le canzoni imperdibili di Nos Libera? Fatevi del male, scegliendone una manciata. Eventuali singoli, magari…

M: Altra domanda piuttosto difficile. Possiamo rispondere “tutte”? Io le amo tutte perché rappresentano pezzetti della mia vita. Un’avventura di nome empatia, Siamo rimasti io e te, Passi lenti o Mi stai guardando sono solo alcune a cui mi sento particolarmente affezionata. Non penso funzionerebbero tutte come singoli, ma ora sto facendo parlare il cuore. Una menzione particolare la vorrei fare: La terra delle principesse. È un omaggio da donna a una donna che, poco più che ventenne, è stata brutalmente uccisa di botte per aver indossato male il velo (vi ricorderete di Mahsa Amini…) due anni fa. Molti miei brani parlano di donne, ma questo è frutto di una grande partecipazione, di rabbia e di sgomento davanti a uno tra i più aberranti, imperdonabili, ingiusti e sacrileghi eventi a cui le donne sono sottoposte ogni giorno.

E: Sono diverse tra loro, non credo di poterle scegliere, in fondo anche la musica che ascolto è molto varia.

N: Ogni brano è una parte importante di una storia, difficile scegliere…Sia a livello musicale che di contenuti. A mio gusto, hanno tutti una loro importanza.

Quando Sarai Grande. Parliamo di questo pezzo?

M: Qui c’è dietro la grande stima per Edoardo Bennato e per quello che Burattino senza fili ha rappresentato nelle nostre adolescenze. Il cantautorato italiano è stato talmente florido in quel periodo! Enrico aveva questo arrangiamento piano e synth su cui aveva lavorato e io ci sono andata a nozze perché conoscevo il brano e mi trasmetteva tanto nella semplicità del suo testo. Ho cercato di mantenere il senso, la struttura e l’intenzione del brano originale, ma mi sono permessa di aggiungere una parte rappata in coda: avevo bisogno di rappresentare il trauma che vive un feto nel passaggio dalla pancia della mamma al mondo esterno. Perché? Perché mi stupisce e mi suscita rabbia che un bambino che non chiede di nascere, non si impone al mondo, non forza nessuno a concepirlo, a volte debba subire tutte le frustrazioni, le urla, le paure, le aspettative, le ambizioni, il poco amore o anche il troppo da chi lo ha messo al mondo. Ma lui se ne sarebbe stato beato in mezzo agli altri spermatozoi, a girare indisturbato dentro il nostro organismo…quindi perché fare scontare a lui i nostri mali o i nostri rimpianti?

E: Sono molto legato a quell’album di Bennato, mi è sempre piaciuto potere cibarmi delle emozioni che mi hanno accompagnato fin da piccolo, e così abbiamo deciso di trovare la nostra versione…

Il lavoro in studio è stato tanto duro? Dai, più che altro qualche aneddoto legato alla creatività.

M: Il lavoro in studio è sempre faticoso, un’incognita, una sfida ma anche tanto creativo e divertente. sbalorditivo a volte. Come quando quella base che non avrei mai pensato di scegliere per comporre, si impone quasi magicamente con il tema che in quel momento mi assilla la mente e diventa tutto a un tratto perfetta. Poi c’è un aneddoto che mi vede protagonista e che si ripete spesso. Arrivo in studio con un nuovo testo e una melodia, dicendo che probabilmente li scarteremo perché non ne sono convinta, perché non funzionano o per mille altre ragioni. E, ironicamente, quei brani finiscono spesso per diventare i pezzi principali dell’album! Oppure, un altro momento topico: registrare i cori. Io non so farli e per riuscire a fare un lavoro dignitoso, ad Enrico tocca silenziare la voce principale e provare a farmi cantare in controcanto così senza guida!

E: Ah, i cori. Non dico altro!

Come state promuovendo Nos Libera?

M: Al momento solo tramite i nostri canali social e grazie al supporto di chi, come voi, da spazio ai musicisti.

Cosa farete prossimamente?

M: E chi può dirlo? Resteremo con occhi e cuore aperto e poi si vedrà. Sicuramente cercheremo sempre di fare la musica che ci piace e che ci dà emozione, sperando che incontri anche i gusti degli altri. Se questo non dovesse realizzarsi avremo fatto qualcosa di cui essere orgogliosi a prescindere. Quindi rimanete sintonizzati e lo scoprirete!

E: Il fiume che scorre non va fermato….

Come al solito, voglio tutti i vostri link e un saluto ai lettori di NDM

M: Un saluto a tutti i lettori di MDN, con l’augurio di creare una splendida colonna sonora per le vostre vite. La musica non solo ci permette di vivere meglio, ma anche di esorcizzare paure, prendere coscienza, a sentirci meno soli e accompagnarci nei momenti belli o spiacevoli. A nostro avviso più di qualunque altra forma d’arte, la musica può rendere migliore questo mondo!


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