Di Andrea Taranto
“Chi possiede coraggio e carattere è sempre molto inquietante per chi gli sta vicino”.
H. Hesse
Fin da bambino sono sempre stato molto sensibile, empatico, emotivo: queste sono sicuramente caratteristiche che fanno parte del mio carattere.
Non so dirvi però se esse sono pienamente e completamente peculiarità positive in un individuo: probabilmente lo sono, ma il fatto è che in me lo sono molto e tanto, di conseguenza mi fanno vivere qualsiasi avvenimento della mia vita come se questo fosse una modesta apocalisse.
Vivere emotivamente e continuamente sulle montagne russe non è propriamente una cosa piacevole, sebbene la saggezza della filosofia mi abbia aiutato molto in questi anni a pesare le cose per come realmente sono e a dare le giuste misure a qualsiasi episodio della mia vita.
Tengo probabilmente una grande sensibilità anche perché sono cresciuto in un ambiente esclusivamente femminile: con mia madre e mia nonna, le quali sono state le mie uniche educatrici. Mio padre, a parte i primissimi anni della mia esistenza, è stato assente nella mia vita, per varie vicissitudini, fino alla mia età di quattordici anni, a carattere quindi già improntato; e tra l’altro da allora i nostri rapporti hanno sempre vissuto di alti e di bassi: anzi, adesso, sono diventati quasi nulli, poiché oramai da molti anni, egli ha deciso di trasferirsi in Sicilia: abbandonandomi così per la seconda volta nella mia vita.
Ma questa è una ferita che merita di essere approfondita con molta cura e con molto più tempo, per cui torniamo a piè pari sul tema centrale.
La stessa sorte è capitata tuttavia anche con mio nonno, per cui ho avuto una carenza di figure maschili accanto a me durante tutta la mia crescita: ma davvero questa non è la pagina adatta per raccontare tutte le mie noie familiari.
Oppure il carattere è innato per cui è già insito in un uomo o in una donna quando nasce: e se fosse in questo modo allora il mio discorso appena compiuto andrebbe a farsi benedire.
Oppure, è una miscela fatale di entrambi gli ingredienti: genetica e primi anni di vissuto. Chissà. Magari un giorno grazie al progresso scientifico ne sapremo qualcosa con certezza di più.
Tuttavia, anche questo comunque non è il tema centrale del discorso, ovvero come si forma il carattere in un individuo, per cui andiamo avanti.
Tornando dunque a noi, io mi ricordo che una volta mia madre mi raccontò su di me questo aneddoto: quando avevo pochi mesi, e andavo pertanto ancora sulla carrozzina, lei mi portò un giorno negli immensi parchi di Nervi, al fine di farmi respirare l’aria più buona, più pulita e più incontaminata possibile; quando all’improvviso passò poco lontano da noi una carrozza turistica trainata da due cavalli, e tutto a un tratto chi guidava diede loro un colpo di frusta per farli partire: così forte che io emisi un fortissimo gemito di dolore, a causa della certa sofferenza che avevano provato quei poveri animali; mostrando così, già da allora, la mia più totale sensibilità.
Mi capita, inoltre, per continuare a dissertare ancora un po’ sulla mia emotività, di captare, come vengono captate le onde radio, le energie che emanano le altre persone o certi luoghi.
Mi capita per esempio di percepire nell’aria “serenità” in un luogo dove, almeno a una prima occhiata, è presente; oppure di percepire nell’aria “frenesia” in un luogo o in un orario di punta… e così via.
E così mi capita anche con le persone che incontro ogni giorno: perché tutti noi emaniamo delle energie, le quali possono essere varie a seconda del nostro umore.
Mi ricordo che una volta, all’età di diciannove anni, uscii con una ragazza, per la quale avevo preso una cotta, andando in centro a Genova. Ebbene, durante tutto il tragitto, mi sembrava di avere accanto nessuno, di passeggiare da solo: era come un fantasma, non so spiegare. Mentre parlavo, percepivo che lei non era presente, se dicevo qualcosa, ma qualunque cosa, lei non mi rispondeva, e poi successivamente ha cominciato a parlare solo di se stessa, senza alcun apparente nesso logico.
Sono sicuro che non si sia comportata in questa maniera con me perché non provava alcun interesse nei miei confronti (vi ho raccontato tanti disastri della mia vita, perché mentire ora?), ma la ragione era che lei di carattere era fatta proprio così; e cioè
faceva parte di quelle persone affette da narcisismo, le quali tendono a curare, a prediligere, a elevare i propri interessi, o comunque se stessi, mettendo così fra te e loro un muro.
Ebbene, io questo muro lo percepivo benissimo.
Da allora ho incontrato sulla mia strada molti altri personaggi narcisisti -di cui, ahimè, il mondo è pieno- e appena me ne sono accorto sono fuggito via il più lontano possibile, facendo sparire ogni traccia di me, e senza salutare; avendo pieno terrore di riavere dei rapporti personali con quegli individui.
In ogni modo oltre alla bellezza oggettiva di essere sensibili, emotivi e empatici, in quanto capisci i vari umori del mondo, delle persone e dei luoghi, è presente anche quell’enorme macigno che è il lato negativo: il quale ti fa sentire il dolore, la disperazione, la delusione, gli abbandoni, la rabbia, la frustrazione più forte di quello che essi realmente sono.
Oneri e onori, come si suol dire.
Per questo affermo che la lettura mi ha salvato. Se continuavo a essere così sbandato, così incontrollato nelle emozioni, così fragile, e quindi usato e ricattabile, non so a quest’ora dove mi sarei trovato. Quel continuo sale e scendi emotivo, in sintesi, non mi avrebbe portato a nulla di buono e la mia sanità mentale sarebbe stata seriamente a rischio.
Per fortuna la lettura mi ha accolto con sé, fra le sue braccia, accudendomi, tanto che piano piano, non solo mi ha fatto comprendere le emozioni e le azioni umane, ma sono soprattutto anche riuscito a domarle in qualche modo: tanto che oggi mi godo
più i frutti positivi della mia emotività esagerata che quelli negativi, i quali mi hanno travolto da quando ero bambino.
Si dice che la sensibilità sia femmina, che le donne sappiano raccontare, spiegare e vivere a pieno le proprie emozioni, e inoltre che sappiano anche conviverci. C’è tuttavia chi afferma che al contrario tanti sentimenti provati in questa maniera, non possano che essere dissimulati, falsi, e talvolta approfittatrici.
Ma il mio obiettivo non è trattare questo macro-tema sopracitato, ovvero della sensibilità femminile, ma l’ho introdotto per agganciarmi solamente a una bellissima frase sulla emotività di Alda Merini, la quale afferma in questo modo:
“La sensibilità non è donna.
La sensibilità è umana.
Se la trovi in un uomo
Diventa poesia”.
La mia strada dunque pare essere tracciata.
Tratto dal libro “Pensieri” di Andrea Taranto.
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