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PROCOL HARUM

Articolo di Emilio Aurilia

La celeberrima celebratissima “A Whither Shade Of Pale” (1967), coverizzata dai Dik Dik su testo di Mogol con il titolo “Senza Luce”, e che porterà a far conoscere i Procol Harum a livello internazionale, nasce da una intuizione del pianista cantante della formazione Gary Brooker: una solenne introduzione organistica mutuata dalla combinazione di due autori classici, affidata a Matthew Fisher (che ne rivendicherà poi la parziale composizione con risultati altrettanto parziali) e che diverrà la parte strumentale determinante per il successo del brano, al di là del testo di Keith Reid divenuto loro paroliere. Sulla scia dell’enorme gradimento del singolo, il gruppo si ripropone l’anno dopo con “Homburg”, una nuova morbida ballata questa volta condotta dal piano di Brooker, anch’essa divenuta un successo da noi Col titolo “L’Ora Dell’amore” per l’interpretazione dei Camaleonti sul testo italiano di Daniele Pace.

Sono indubbiamente i singoli come il successivo dolce meditativo “A Salty Dog” dall’album omonimo (1970) a garantire inalterato l’ interesse al gruppo.

Dopo due anni di prodotti non esaltanti, la band si riconferma con il convincente album realizzato in concerto insieme alla Edmonton Symphony Orchestra nel 1972 in cui spicca l’incisiva “Conquistador”.

Nel 1973 pubblicano “Grand Hotel” da molti considerato il loro capolavoro per l’equilibrio di tutti gli elementi presenti nel disco, nonostante la importante defezione del chitarrista Robin Trower. Il brano che intitola il disco appare fra le cose migliori insieme a “Tojours l’Amour” e “Bringing Home The Bacon”.

Come spesso accade, il successivo prodotto “Exotic Birds And Fruit”, dotato peraltro di una bellissima copertina, delude il pubblico per il suo approccio hard che però Brooker dichiarò voluto per spiazzare i tanti recensori contrari a quell’immagine sinfonica con abbondante utilizzo di temi orchestrali adatti ad appesantirne il sound.

I Procol Harum si separeranno nel 1977 tentando successivamente, al pari di chissà quante altre formazioni, varie riunioni più o meno celebrative senza più ricevere l’interesse maturato negli attivi anni settanta.

) e che diverrà la parte strumentale determinante per il successo del brano, al di là del testo di Keith Reid divenuto loro paroliere. Sulla scia dell’enorme gradimento del singolo, il gruppo si ripropone l’anno dopo con “Homburg”, una nuova morbida ballata questa volta condotta dal piano di Brooker, anch’essa divenuta un successo da noi Col titolo “L’Ora Dell’amore” per l’interpretazione dei Camaleonti sul testo italiano di Daniele Pace.

Sono indubbiamente i singoli come il successivo dolce meditativo “A Salty Dog” dall’album omonimo (1970) a garantire inalterato l’ interesse al gruppo.

Dopo due anni di prodotti non esaltanti, la band si riconferma con il convincente album realizzato in concerto insieme alla Edmonton Symphony Orchestra nel 1972 in cui spicca l’incisiva “Conquistador”.

Nel 1973 pubblicano “Grand Hotel” da molti considerato il loro capolavoro per l’equilibrio di tutti gli elementi presenti nel disco, nonostante la importante defezione del chitarrista Robin Trower. Il brano che intitola il disco appare fra le cose migliori insieme a “Tojours l’Amour” e “Bringing Home The Bacon”.

Come spesso accade, il successivo prodotto “Exotic Birds And Fruit”, dotato peraltro di una bellissima copertina, delude il pubblico per il suo approccio hard che però Brooker dichiarò voluto per spiazzare i tanti recensori contrari a quell’immagine sinfonica con abbondante utilizzo di temi orchestrali adatti ad appesantirne il sound.

I Procol Harum si separeranno nel 1977 tentando successivamente, al pari di chissà quante altre formazioni, varie riunioni più o meno celebrative senza più ricevere l’interesse maturato negli attivi anni settanta.

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