Articolo di Mr Cineapatic
MOMENTI MENO APATICI – RECENSIONE REVIEW “A STAR IS BORN”
OVVERO IL REMAKE DEL REMAKE DELLA COVER BEN RIUSCITA DI UN FILM
E siamo a tre.
Questa è la terza volta che la storia di “A star is born” viene adattata per il grande schermo.
Non me lo aspettavo, non me lo aspettavo per niente e avevo torto: questo è un bel film.
Mi ha stupito in positivo? Si.
E’ un capolavoro? No
La storia è certo la stessa, ma è trattata attraverso una patina di disillusione che la rende più vera e quindi più forte dal punto di vista emotivo.
E’ un film tuttavia calcolato, in un senso molto particolare del termine, ed è questa forse la questione più affascinante.
Bradley Cooper, per la sua prima opera da regista, ha fatto una scelta intelligente: non cagare fuori dal vaso, come si dice a Roma.
Ha preso una storia “usato sicuro”, l’ha portata in un mondo che conosce piuttosto bene, quello musicale e si è portato dietro una stella di assoluto richiamo (e oggi scopriamo anche dotata nella recitazione) come comprimaria, una Lady Gaga mai così spoglia da orpelli.
TRAMA
Un’icona del country rock, stanco, alcolizzato e cocainomane sulla via del tramonto (un tantino stereotipato, lo so, ma è così) incontra una aspirante cantautrice che si esibisce in un locale di Drag Queen.
Proprio in questo locale i due si incontrano, si innamorano e mentre lui continua la sua inesorabile discesa lei da il titolo al film.
Una storia sempre ad effetto, che lavora su alcuni punti cardine per fare leva sulle emozioni umane: ambizione, speranza, sogni, illusioni, amore e romanticismo straziante.
REGIA E SCENEGGIATURA (E SOPRATTUTTO COLONNA SONORA)
Bradley fa qualcosa che francamente mi ha sconvolto, semplicemente perché non l’ho visto fare molto spesso da un regista, soprattutto alla sua opera prima: non mette la storia al suo servizio ma si mette lui al servizio della storia.
La tendenza infatti (sbagliata) di molti registi, entusiasti (e arroganti) dalla creazione della loro prima opera, è forzare la trama per portarla a enfatizzare la loro regia, cercando il “colpo da campione”, spesso a discapito della narrazione.
Bradley invece cerca di massimizzare quello che la storia e la recitazione portano a galla, cercando di sfruttare al massimo il magnetismo di Lady Gaga e di tanti ottimi comprimari, vedi il mitico Sam Elliot, cogliendo attraverso la regia la forza della sceneggiatura e non, al contrario, cercando di “impalare” la sceneggiatura con una regia preponderante.
Lente carrellate, macchina a mano, campi e contro campi molto semplici ma ben costruiti e qualche guizzo stilistico qua e là nelle scene dei live.
La storia è davvero ben sviluppata, ben costruita, ma soprattutto la colonna sonora è ammaliante.
Le performance live di Lady Gaga e dello stesso Cooper sono vocalmente impeccabili e donano una potenza visivo/emotiva al film davvero da pelle d’oca. Le canzoni, scritte appositamente per il film, sono veramente molto belle, a tratti struggenti.
Voto 7,5: usato restaurato con stile
FOTOGRAFIA E AUDIO
La fotografia è sostanzialmente quello che ci si aspetta da un film del genere, né più né meno. Di sicuro non esci dalla sala pensando a quanto erano belle certe inquadrature o al lavoro svolto sulle luci, ma è estremamente funzionale alla storia e questo la rende praticamente perfetta.
L’audio, che ovviamente riveste un ruolo fondamentale, è mixato magistralmente e a momenti opta per certe scelte che definirei deliziose, ma se spiego di quali scelte sto parlando spoilero parte del film.
Nel complesso è tutto molto bello, ma non incide particolarmente sul valore complessivo del film.
Voto 7: coordinati
SCENOGRAFIA E TRUCCO
Candidati all’oscar, e questo da un certo punto di vista è un problema, in quanto non sono di per sé di particolare pregio, ma vuoi o non vuoi fra scene di Drag Queen casuali, il massiccio marketing e soprattutto una concorrenza non spietata sotto questo aspetto, il film ha raggiunto il suo scopo anche sotto questo aspetto.
Non fraintendetemi, sono ben fatti, professionali, ma nulla più.
Voto 6,5: ma Don Quixote quell’anno nessuno se lo è cagato manco per questo….
MONTAGGIO
Il montaggio è una delle cose che mi ha colpito di più in questo film, e non tanto perché è tecnicamente eccelso, ma per i tempi perfetti con cui scandisce la storia.
Per il montaggio stessa riflessione che ho fatto per la regia: è al servizio della storia e non cerca inutili virtuosismi che avrebbero distratto nel seguire un film di per se basato sulla cruda nudità dei rapporti umani. Colpisce immediatamente, già dalla primissima scena lo stacco repentino e quasi spiazzante fra il concerto di Jackson Maine (Bradley Cooper) e il suo essere in macchina abbracciato alla bottiglia. Finemente semplice, concreto e apparentemente senza pretese, è invece uno dei pilastri che rende il film un prodotto perfettamente costruito
Voto 8: Metronomo della storia
RECITAZIONE
No, Cooper non è clamoroso. Il suo personaggio è spesso stereotipato (non così drammaticamente stereotipato per carità) e fare il country man alcolizzato depresso gli riesce bene più perché visivamente ci sta, che per una reale costruzione del personaggio. Nel complesso recita bene, ma neanche vicino ai livelli raggiunti ne “Il lato positivo”
Lady Gaga spiazza per quanto è brava e naturale. Magnetica, voce clamorosa ma questo si sapeva, tuttavia non ricordo davvero una scena che effettivamente mi abbia colpito per la profondità recitativa, ma forse sono io.
Insieme hanno un grande feeling e rendendo il loro rapporto, centralissimo nel film, vivo, interessante e per certi aspetti anche crudo. I loro duetti live sono meravigliosi e se ci fosse l’oscar per la miglior coppia sarebbe stato assolutamente meritato, ma singolarmente non mi hanno impressionato sinceramente.
I comprimari sono tutti all’altezza e, come ho precedentemente accennato, menzione onorevole per il buon vecchio Sam Elliot.
Voto 8 come coppia, 7 ai singoli attori
CONCLUSIONI
Non lo avrei detto di partenza, ma è davvero un bel fim. Ben scritto, ben costruito, ben recitato, bene un po’ tutto. Ho letto tuttavia recensioni forse un po’ troppo positive, probabilmente da chi, come me, era partito con aspettative un tantinello troppo basse e nel ricredersi si è lasciato un po’ andare.
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