MOMENTI MENO APATICI – RECENSIONE REVIEW “RIDE”
OVVERO COME CORRERE SENZA META RENDE CINAPATIC PAZZO FURIOSO
“Ride” è l’opera prima del regista Jacopo Rondinelli, nome che ai più può risultare sconosciuto, ma in realtà è uno che nel campo dei visual fx ne sa qualcosa, basti pensare che ha collaborato a più riprese con Gabriele Salvadores e ha girato spot per Redbull, Tissot, Renault, Vodafone e via discorrendo oltre che videoclip molto interessanti per Ramazzotti, Subsonica e Caparezza.
Di sicuro quindi non l’ultimo videomaker arrivato per caso e non di certo un operazione strutturata a alla viva il parroco.
Ma quanti di voi hanno davvero sentito parlare di questo film?
Qui iniziano i primi problemi della pellicola, ovvero il marketing inesistente.
Possibile che uno che ha girato spot per la Redbull, fallisca miseramente nel pubblicizzare la sua opera prima?
Allucinante ma vero, il film uscito nelle sale il 6 settembre del 2018 è pressocché sconosciuto ai più e ha guadagnato al botteghino la misera cifra di 250.000€.
E’ brutto? Non direi.
Ha fallito? Decisamente.
TRAMA (NO SPOILER)
Due pazzi al limite dell’imbecille si divertono a saltare sui grattaceli ed effettuare acrobazie vicine al suicidio per esaltare quattro fan sporadici su youtube.
Per motivi diversi hanno bisogno di soldi e vengono provvidenzialmente (forse troppo provvidenzialmente e non se ne preoccupano minimamente) invitati a partecipare ad un contest segreto per ciclisti acrobatici, il cui premio è una grossa cifra in denaro.
Il contest, organizzato da personaggi piuttosto singolari, si rivelerà un po’ “sopra le righe”.
Saranno i nostri amici pseudo circensi abbastanza “over power” da vincere, o perlomeno, da cavarci fuori la pellaccia?
LA REGIA
Recensire un film come “Ride” non è per niente facile, perché guardarlo, nel senso più stretto del termine, non è per niente facile.
Stilisticamente pressocché perfetto per quello che vuole fare, è delirante per chi invece lo deve guardare.
Ti catapulta da una scena all’altra attraverso un serrato montaggio fra action cam in prima persona di acrobazie folli sulle montagne e camera a mano traballante per riprendere tutto il resto, il tutto alla velocità di Usain Bolt mentre cerca un bagno in un violento attacco di dissenteria.
Pochi campi lunghi, zero panoramiche in un contesto paesaggistico che, invece, ne meriterebbe eccome.
Se da un lato Ride riesce a incollarti allo schermo, dall’altro ti fa allontanare alla ricerca di un bagno per vomitare.
Troppo movimento, troppe poche pause. Certo, una scelta stilistica all’avanguardia e interessante, ma non la definirei riuscita. Tuttavia alcune scene, concepite per sfruttare al meglio questa tecnica, devo dire che valgono da sole il prezzo del biglietto
Passando alla regia sugli attori, il lavoro è grezzo e approssimativo. I dialoghi sono banali e inconcludenti, ma qui passerei la palla a scrittura e recitazione perché in realtà, in un film basato sull’adrenalina e la tecnica pura, non è che tu regista puoi stare ogni secondo a lisciare il pelo e contropelo agli attori in effetti.
O se la cavano con il canovaccio che hanno in mano, o sono dei cani e non si può fare molto.
Voto: 6 – Blu tornado
FOTOGRAFIA, AUDIO
Questo è uno di quei film in cui non capisci bene dove finisca il lavoro della regia e dove inizi quello della fotografia. I tecnicismi in questo film fagocitano tutto il resto. E’ difficile dire se la fotografia sia buona oppure no, perché l’utilizzo della first person in continuazione e la gestione ossessiva di un montaggio serrato fa si che non si riescano a cogliere appieno le inquadrature, le tonalità dei colori o un qualsiasi virtuosismo del direttore della fotografia.
E’ stata evidentemente effettuata una approssimativa color correction, poi secondo me i colorist si sono talmente rotti le balle di vedersi arrivare file di formati totalmente diversi da convertire che hanno detto “Sai che c’è? Desaturiamo tutto e vaffanculo! Tanto con sta velocità manco ci si accorge se facciamo tutto rosa antico, tipo le
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