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RICORDI CHE ANCORA NON ABBIAMO Intervista al cantautore romano MauriCat

 

A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage

 

Musica d’autore, teatralità, nostalgie e racconti da portare in braccio, da conservare. L’occhio e i versi del cantautore, quello genuino, quello legato alla vecchia scuola e alla tradizione, prendono forma, voce e suono nel disco di MauriCat… MauriCat e Gli Altri. Già, perché senza gli altri contiamo poco e gli altri, in questo caso, sono gli amici che hanno voglia di condividere musica e idee. E ti viene voglia di bere un bicchiere di vino tra le pareti di un antico locale, voglia  di convivio e di scambio umano. Ci si sente a casa, ascoltando questi pezzi, canzoni perfette nella loro spontaneità, canzoni cariche di naturalezza. Mauri scrive bene ed esegue bene, ringrazia i grandi nomi del folk o del blues, allontanandosi però da paragoni e senza cercare particolari consensi nonostante le oggettive abilità da paroliere. La forza di Ricordi Di Cose A Venire probabilmente nasce da questi aspetti. E a me non resta che parlarne con il diretto interessato…

 

Ciao, ragazzo, e benvenuto. Lo so, al telefono, il termine ragazzo ti ha fatto sorridere, ma io continuo a utilizzarlo. La testa è ciò che conta e per me, in qualche modo, i musicisti saranno sempre ragazzi. Ci sta o continuo ingenuamente a sbagliare?

 

Non sbagli, e ti ri-ringrazio per il ragazzo… Però è vero, la testa è sempre lì, con un modo di interpretare le cose di un ventenne. Però un ventenne di allora. E fare musica non fa invecchiare.

 

Bene, e allora presentiamo questo artista ai lettori e agli ascoltatori?

 

MauriCat è il nome d’arte di Maurizio… “qualcosa”. Ma prima di tutto non sono solo in questa avventura. Siamo un gruppo acustico attualmente formato da chitarra, banjo, percussioni, armonica, voci, composto da tre (o all’occasione più) elementi musicalmente giovani, amici nella vita che si sono ritrovati dopo un po’ di anni e che hanno deciso di riprendere un discorso sospeso, con un nuovo inizio e una nuova scommessa: registrare e rappresentare la nostra musica. La prima opera è l’album autoprodotto Ricordi Di Cose A Venire, dieci canzoni originali, musica e testi miei. Per quel che mi riguarda, direttamente nei decenni scorsi, ho collaborato con gruppi musicali di musica popolare e pop-rock e ho lavorato per la realizzazione di spettacoli teatrali. Ho scritto alcuni  testi di teatro e cabaret (fine anni ‘80 e primi anni ’90), alcuni dei quali sono stati rappresentati in locali e spazi culturali romani del periodo. In quelli stessi anni ho iniziato a scrivere canzoni. Nel 2018, insieme ad altri amici musicisti di Roma, abbiamo formato il gruppo MauriCat & GliAltri. Pandemia e altro ci hanno rallentato nelle attività, riprese da circa un anno. Occasionalmente, dal vivo proponiamo anche cover di autori italiani e internazionali, canzoni patrimonio della musica popolare e folk, dal blues al rock.

 

La musica del progetto Mauricat & GliAltri ci riconcilia con la buona scuola cantautorale italiana, come detto, con l’ambiente folk e con le cicatrici offerte gentilmente dalla nostalgia. Ricordi Di Cose A Venire può essere considerato un volume antologico della vecchia scuola?

 

Sono onorato dell’accostamento alla “buona scuola” dei cantautori. Quel tipo di musica è stata pane quotidiano per me e per gli altri componenti del gruppo. Non mi spingerei a fare paragoni con artisti che considero davvero grandi o a considerare Ricordi Di Cose A Venire una sorta di volume antologico, anche perché cerchiamo di trovare modi e temi non usuali. Però il tuo riferimento fa piacere.

 

Titolo interessantissimo, tra l’altro. Amo gli ossimori temporali. Pensa, nel 2016 pubblicai il mio Aspettando Ieri, nel 2013 i Ministri ci fecero ascoltare Per Un Passato Migliore. Cosa c’è dietro questa poetica intestazione?

 

La voglia o la necessità di rivedere, ma anche riscoprire, certe aspettative, quei “futuri” che abbiamo immaginato a suo tempo e che sono ancora possibili, nel bene e nel male, nelle speranze ostinate o anche nei peggiori timori. Il vivere in un presente che sembra congelato, in attesa di un qualcosa di ignoto, ma che forse viene da lontano.

 

Il disco suona molto live, unplugged. Come giusto che sia, direi. Come lo hai realizzato e con chi?

 

Come detto prima, si tratta di una autoproduzione, realizzata in un piccolo studio messo in piedi con amici musicisti, tra cui Vincenzo e Fabio che sono gli atri componenti  fissi del gruppo, e con la collaborazione di altri amici, tra cui uno che (meno male!) ha quelle competenze che ci hanno consentito di superare diversi ostacoli tecnici. Anche per questo considero una sorta di promo, realizzato con alcuni limiti, ma con la sua natura unplugged, come hai già rilevato.

 

La bontà di un’osteria, la genuinità di un circolo di paese. Storie degne di essere raccontate, un cantante o meglio un attore. Versi poetici e analisi profonda della società. Idee a caso, le mie, ma che secondo me ritraggono molto bene il lavoro. Non una domanda, ma una buona impressione. Tu cosa pensi?

 

Credo che guardando alle persone e ai meccanismi della società attuale, appena sotto la superfice ci sono situazioni che possono ispirare storie e impressioni da mettere in musica. In fondo certe questioni sono da sempre presenti: chi siamo, da dove veniamo, cosa vogliamo e cosa ci aspettiamo dal futuro.

 

Veniamo alle canzoni e ai contenuti lirici, ai versi intelligenti e alla tecnica del bravo cantautore, elementi ovviamente fondamentali per un progetto di questa natura. Cosa troviamo dentro il pacchetto?

 

Sono dieci composizioni che possono essere lette come un insieme o come un racconto di sensazioni o di situazioni molto diverse tra loro, anche nello spirito o nei contenuti; tracce più leggere e altre più riflessive. Sulla poetica vorrei evitare di esprimermi: è un campo minato, meglio se lo fanno altri.

 

Difficile parlare di un brano o dell’altro. Tutte le composizioni vivono un’esistenza propria, hanno un bisogno proprio. Meglio ascoltare il concept interamente, senza estrarre nulla. Come dire, Ricordi Di Cose A Venire è un qualcosa da prendere insieme. Sei d’accordo o possiamo provare a prelevare singoli?

 

Sì, per come è concepito l’album sarebbe meglio un ascolto di insieme (tempo e pazienza permettendo). Non ci vedo dentro un singolo da prelevare, anche se un paio di canzoni le ritengo  più rappresentative di altre, ma non farmele dire…

 

In Ti Ringrazio balbetti pure. Geniale, quella strofa…

 

Grazie. Si può quasi considerare una citazione di My Generation degli Who, nel senso che pure a me è  successo di balbettare in fase di prova e poi riadattare il testo alla situazione. Però funziona, almeno così mi pare.

 

I nomi che hanno influenzato il tuo percorso artistico? Beh, alcuni sembrano palesi, perciò hai l’obbligo di spiazzarmi…

 

Posso immaginare quali consideri quelli “palesi”, ma posso dire che tutta la musica della mia generazione, da quella anglosassone a quella italiana, influenza inevitabilmente quanto elaboro. Potrei citare Dylan, The Band e dintorni, ma anche il Banco e il prog italiano di un certo periodo. E una certa musica popolare. E pure gli Who (ti ho spiazzato?). Certo De André, Gaber, Lolli e anche artisti e band più recenti, ma sarebbero troppi. È importante continuare ad ascoltare e scoprire diversi generi, cose diverse e nuove. Ma non proprio tutto, eh…

 

Cosa farai prossimamente? Promozione, suppongo…

 

Con il gruppo ci stiamo organizzando per promuovere il disco in alcuni spazi romani per farci conoscere un po’. Intanto si lavora a nuovi pezzi, in alcuni casi anche cover, come detto prima. E poi altri progetti… Idee tante. Vediamo cosa succede. In ogni caso fare musica significa esprimersi e anche improvvisare percorsi, confrontarsi e sapersi accordare con gli altri,  perchè nella vita come nella musica, senza gli altri, non siamo nulla. Noi proviamo comunque a proporre la nostra musica.

C’è ancora spazio in Italia per il buon cantautorato?

 

Spero proprio di sì! Mica possiamo morire di trap (ops, l’ho detto!). Comunque, anche se c’è meno spazio di prima, anche oggi ci sono buoni cantautori e gruppi originali, che spesso faticano a trovare una strada. Purtroppo la strada è intasata…

 

Saluta i lettori di MDN.

 

Prima di tutto ringraziamo per l’attenzione e per l’occasione di far conoscere il nostro lavoro nell’ambiente della musica italiana. Per noi è stata anche l’occasione di conoscere voi e il vostro sito. Quindi un caloroso saluto ai lettori, e speriamo prossimi ascoltatori della nostra musica. A presto.

 

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