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RUI BARROS


Un metro e sessanta di velocità e di resistenza, per la Juventus che Dino Zoff vuole riportare rapidamente a livelli importanti. Attaccante o centrocampista, l’ex stella del Porto non fa preferenze: gioca al servizio del collettivo e predilige il contropiede, nel quale si esalta a mettere in crisi i lungagnoni che lo incrociano. Gli inizi nella squadra lusitana non sono certo facili; il Porto deve dirottarlo in giro per la Nazione, perché ha bisogno di sfoltire i ranghi e consentire a tutti di giocare. Reibordosa e Pasos sono le prime tappe di una carriera che non sembra dover mai decollare.

Gli anni passano, Rui dimostra di avere dei numeri; di prestito in prestito arriva finalmente a un campionato vero; gioca con il Covilha, in seconda divisione, è il 1986 e l’esplosione è imminente.
A innescarla è il passaggio al Varzim, squadra che punta alla promozione, Rui è assoluto protagonista; otto goal in ventidue partite e, soprattutto, uno stile di gioco oramai maturo. La vitalità inesauribile di questo folletto che agisce su tutto il fronte offensivo a sostegno delle punte, ma anche in fase di interdizione, costringono spesso e volentieri all’errore i difensori, che trattengono un po’ troppo la palla.
Il Porto decide di riprenderselo, anche perché deve sostituire Futre, passato all’Atletico Madrid; la sua prima stagione in Serie A è quella più esaltante della storia del Porto. I “Dragões”, guidati da Ivić, vincono tutto, Coppa dei Campioni a parte; il momento più luminoso della stagione, avviene ad Amsterdam, il 24 novembre 1987, dove Rui festeggia il ventiduesimo compleanno con il goal decisivo in Ajax-Porto, match di andata della Supercoppa Europea.
24 febbraio 1988: a Lisbona si gioca Portogallo-Italia, valida per le qualificazione olimpiche; allenatore della Nazionale Olimpica è Dino Zoff, il quale si accorge subito che fermare questo giocatore è difficilissimo. Quando Dinomito diventa allenatore della Juventus, fa il suo nome come primo rinforzo per la squadra bianconera; venerdì 22 luglio 1988, con una mossa che prende in contropiede un po’ tutti, la Juventus presenta Rui Barros.
Rui non ha molto tempo a disposizione per ambientarsi; dopo essere stato costretto a fare una visita dal barbiere, è già tempo di raduno. Via Filadelfia è bloccata dai tifosi, che riservano al piccolo portoghese, il saluto più caldo; sono bastate ventiquattro ore per prenderlo in simpatia, sentimento che non lo abbandonerà mai più: «Sì, è vero, sono stato molto fortunato, potevo finire a tagliare legna, invece faccio i goal nel campionato più bello del mondo e nel mio paese sono un idolo. Io, però, non perdo mai la misura della realtà, per questo continuo a stare con i piedi per terra, ad allenarmi con umiltà e serietà. Il calcio è un mondo fantastico ma ricco di insidie».
L’avventura in bianconero comincia alla grande, in Coppa Italia; la Juventus travolge il Vicenza, 5-1, e Barros è subito protagonista, con gli assist che mandano Altobelli a segnare una tripletta. I tifosi imparano ad amare questo campione tascabile che lotta su ogni palla come se fosse quella della vita. Tanto più che in campionato Rui si fa valere con prestazioni che non ammettono repliche. Come a Bologna, partita con un risultato d’altri tempi; la Juventus schioda lo 0-0 con una giocata del portoghese e costruisce sulle sue invenzioni, una vittoria (4-3) che la rilancia dopo anni ai vertici della classifica.
Le conferme arrivano subito dopo: Barros risolve in zona goal (alla fine della stagione saranno quindici su quarantacinque partite) e ispira i compagni, da Laudrup ad Altobelli. Una sua doppietta a Cesena, consente alla Juventus di tornare a vincere dopo mesi fuori casa. Un’altra doppietta sancisce l’ultima vittoria stagionale della Juventus a spese del Verona, con quarto posto finale. Barros è confermato e, nella stagione successiva contribuisce in modo determinante alla doppia vittoria in Coppa Italia e in Coppa Uefa; suo, a coronamento di uno splendido contropiede, il primo dei tre goal con cui i bianconeri superano il Colonia del futuro juventino Häßler e conquistano la finale.
In campionato, una partita su tutte: 11 marzo 1990, la Juventus surclassa il Milan capolista e riapre il campionato. È un 3-0 firmato da Schillaci, autore del primo goal, e, soprattutto, dal piccolo portoghese, che segna due reti: la seconda, in contropiede, dopo una volata palla al piede di cinquanta metri, vanamente braccato da mezza difesa rossonera.
Alla fine, saranno novantaquattro partite con diciannove goal: «Devo ringraziare Dino Zoff; ha sempre avuto delle belle parole nei miei confronti. Ed io sono orgoglioso di avere, come tecnico, un uomo della sua statura morale e con un passato, forse, irripetibile».
Sarà ceduto a fine anno, sacrificato a un radicale quanto improvvido rinnovamento, voluto da Montezemolo e da Maifredi. Lo rimpiangeranno in molti.

http://ilpalloneracconta.blogspot.com/2007/11/gil-soares-rui-barros.html?m=1

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