Articolo di Adriana L a Trecchia Scola

 

La luce accecante dell’ estate rende ogni cosa insopportabile (oltre ad intensificare la percezione del caldo). I colori saturi e sgranati abbagliano la vista ma anche la mente, facendo precipitare in un torpore mortifero. Di solito si dice che gli appiccicosi pomeriggi estivi appaiono interminabili, senza fine. Il tempo si dilata dando l’ impressione di una eternità invincibile. D’ altra parte questo periodo sospeso, in cui non ci sarebbero doveri da adempiere, porta più facilmente il pensiero alla morte. La vita esiste in relazione alla morte. Così lo spazio estivo che sembra eterno pone il dilemma cruciale: far durare il tempo. Ma la vita è interessante proprio perchè limitata e complessa. Se un tramonto estivo fosse infinito risulterebbe noioso e neanche bello. In fin dei conti l’ imperfezione è consolante  perchè permette di sopportare una realtà spesso grigia e priva di senso. Riconoscere e accettare la propria imperfezione è il modo per affrontare tutto ciò che ci fa soffrire. I meschini drammi quotidiani, le sconfitte, il fastidio non sono nulla in confronto alla complessità delle nostre emozioni e sentimenti. Non c’è bisogno di farsi risucchiare costantemente dalla bolgia esterna dato che la profondità del nostro animo è molto più ricca.

 

Jesus Doesn’t Want Me for a Sunbeam (“Gesù non mi vuole per un raggio di sole”) è un brano del gruppo musicale alternative rock scozzese The Vaselines. I Nirvana nel 1994 includono una cover di Jesus Doesn’t Want Me for a Sunbeam nel loro album live acustico MTV Unplugged in New York. In questa versione Kurt Cobain si riferisce alla canzone introducendola con le seguenti parole: “a rendition for an old Christian song, I think. But we do it the Vaselines’ way” (una rinterpretazione di una vecchia canzone cristiana, penso. Ma noi la facciamo alla maniera dei Vaselines”). Nel testo si dice “Jesus don’t want me for a sunbeam” e non doesn’t perchè risulta meglio musicalmente. Il significato potrebbe essere “Gesù non mi vuole per un raggio di sole” nel senso non ci vuole come raggi di sole perfetti e quindi ineguagliabili, che riflettono di luce propria, mentre noi riflettiamo della luce del Signore se lo seguiamo. Tuttavia si può pensare che Kurt Cobain non intendesse esprimere un significato religioso, ma la sua amarezza e sconforto per non essere una persona felice e raggiante come un raggio di sole.

 

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