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Solo questo e niente di più

 

Di Adriana La Trecchia Scola

Il 29 gennaio 1845 fu pubblicato per la prima volta Il corvo di Edgar Allan Poe.La poesia,famosa per la sua musicalita’ e l’ atmosfera sovrannaturale,narra la vicenda di un amante ancora in pena per la sua amata morta,che a mezzanotte riceve la visita di un corvo che non fara’ altro che ripetere monotamente “Mai più” (in inglese una sola parola “Nevermore”).Il ripetuto verso-chiave “Nevermore” accresce ad ogni domanda l’ angoscia del narratore.In realta’ la tortura che l’ animale infligge al narratore era gia’ nel suo animo,il corvo estrae solo quello che c’era gia’.Infatti il tema costante di Poe e’ il senso di colpa inteso come inspiegabile e inesorabile desiderio di auto-distruzione.Il narratore e’ diviso tra il desiderio di dimenticare e il desiderio di ricordare,ma poi si aggrappa al ricordo di tutto cio’ che ha lasciato.Il corvo stesso e’ un “processo meccanico”,preordinato, determinista,una sola parola (“Nevermore”)
lo rappresenta.Il narratore si getta in questo processo e lascia che esso lo consumi e lo distrugga.Cio’ che il corvo gli ha tolto cosi’ crudelmente e’ la sua solitudine,ma questa crudelta’ viene dall’ uomo stesso perche’ non sa desistere dall’ interrogare il corvo.Egli e’ affascinato dalla risposta ripetitiva e desolante dell’ animale, per cui lo interroga continuamente nella speranza che risponda “sì”,o forse,contro ogni desiderio positivo,nella speranza di sentire un altro “no”. La poesia Il corvo di Poe ha avuto un forte influsso successivo soprattutto nello stile onomatopeico;ha ispirato L’ assiuolo di Giovanni Pascoli dove viene costantemente ripetuto il verso Chiù dell’ uccello nei campi quasi fosse un pianto di morte. Tuttavia nel corvo appare significativa l’ espressione usata all’ inizio dal narratore per sminuire la drammaticita’ del momento:egli ripete “Questo e’ e niente di più” e “Solo questo e niente di più”. Sembra la definizione dello stato attuale delle cose umane,nel senso che la condizione dell’ uomo oggi e’ la solitudine e la stagnazione in essa.Il sistema socio-economico si basa su un individualismo esasperato “inteso anzitutto come autodeterminazione e autocompiacimento della persona” (Solitudine-Il male oscuro delle societa’ occidentali,Einaudi-Stile Libero).Nel mondo come si e’ configurato i tratti dell’ esistenza sono scoloriti,per cui il dialogo si riduce piu’ che altro a uno “scambio di informazioni,l’ amore si risolve in tolleranza,l’ amicizia in cordialita’,l’ intimita’ a brevi momenti di godimento”. Finora gli studi scientifici hanno dimostrato che le comunita’ possono rivelarsi incredibilmente solide dopo aver subito un trauma,ossia le condizioni peggiori dovrebbero tirare fuori il meglio dalle persone,spingendole a collaborare tra loro per aiutare se stesse e gli altri.Invece l’ aspetto sociale piu’ significativo emerso durante e dopo la pandemia e’ stato l’ isolamento.Adesso la solitudine e’ diventata un’ abitudine,perche’ ci siamo rintanati ognuno nella propria tana lontana dal mondo esterno e siamo incapaci di reagire.Infatti anche questo e’ dimostrato scientificamente:la solitudine inibisce le facolta’ esecutive,indispensabili per affrontare in modo corretto il problema.In pratica la solitudine e’ una piaga sociale come la poverta’ perche’,oltre a causare una vera e propria crisi sanitaria attraverso in primis ansia e depressione,tende costantemente a perpetuarsi.E’ come il realizzarsi di un gigantesco effetto loop, per uscire dal quale occorre ritornare ai valori e alle risorse che ci caratterizzano. Purtroppo la modernita’ che si e’ sviluppata dopo il 1989 ha creato un totalitarismo neoliberale,nel quale le istituzioni classiche (ma anche i caratteri arcaici) hanno abdicato al loro ruolo di guida.Non ci sono punti fermi di riferimento nella “liquidità” prevalente.Del resto il Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno ha sottolineato l’ importanza di pagare le tasse:”La Repubblica e’ nel senso civico di chi paga le imposte perche’ questo serve a far funzionare l’ Italia e quindi al bene comune”.Si e’ detto che questo richiamo sottolinea la sostanziale mancanza di morale degli italiani (almeno di una loro parte).Non si puo’ evitare il riferimento al “machiavellismo sociale” elaborato da Giacomo Leopardi,per indicare la cattiva condotta morale che accomunava la classe politica ma anche la societa’ del suo tempo (gli anni trenta dell’ Ottocento).Con questo termine Leopardi analizzava l’ opera politica del Segretario fiorentino,ma la ampliava anche in ambito sociale trovando conferma alla sua visione disillusa sull’ animo umano.L’ egoismo e l’ ipocrisia sono i principi fondanti del comportamento sociale,di conseguenza per i giovani virtuosi che credevano nel prossimo e nella giustezza della societa’ era necessario diventare arroganti per non essere ostracizzati.Leopardi fece dire a Machiavelli che “La virtu’ e’ il patrimonio dei coglioni” e non c’era altra soluzione che “far guerra agli uomini senza ne’ tregua ne’ quartiere”. Sia Leopardi che Machiavelli credevano fermamente nelle virtu’ civiche degli antichi:il passato esiste e ad esso bisogna guardare per vivere la vita. Un esempio illuminante dell’ importanza che ancora oggi puo’ avere l’ antichita’ e’ dato dalla poesia Il passaggio di Enea di Giorgio Caproni (1956).Immenso il riferimento ai classici,al mito che non ha bisogno di essere sostituito da qualcosa di nuovo,ma di rigenerarsi nel cammino odierno dell’ uomo. Cosi’ Caproni in un testo del 1963:”Attraverso il suo Enea,Virgilio ha saputo darci dell’ uomo (di noi) una rappresentazione che ancor oggi e’ quant’altre mai attuale.Dico d’un Enea meno arma che vir (meno eroe che uomo), il quale,scampato alla totale distruzione della sua citta’,cerca di portare in salvo,sulle spalle,una tradizione che cade da tutte le parti e non lo sostiene piu’,mentre per la mano ha un domani ancora incerto…Quale altro poeta,mai,ci ha offerto uno specchio cosi’ preciso anche della tremenda solitudine e responsabilita’ dell’ individuo di oggi,diviso tanto dolorosamente fra identita’ da salvare nel salvabile,e speranza di una nuova citta’ da fondare,la quale ancora non puo’ difenderlo ma anzi vuol essere da lui difesa contro tutte le furie?”.

 

 

 

Quando si parla di country moderno si pensa subito a Taylor Swift,che e’ diventata un successo discografico paragonabile solo a leggende come i Beatles ed Elvis Presley.Appare profetica la descrizione che ne diede il New York Times al debutto nel 2006:”una delle migliori autrici del pop e personaggio piu’ dotato di senso pratico della scena country e piu’ in contatto con la propria vita interiore rispetto alla maggior parte degli adulti”. Tuttavia non si puo’ pensare di ridurre la musica (senza distinzioni di genere) ad un fenomeno commerciale, al di la’ della portata degli Swifties da non sottovalutare.Ne sa qualcosa Damon Albarn quando lo scorso gennaio ha “osato” insinuare che Taylor Swift non scrive le sue canzoni:poveretto non sapeva a cosa andava in contro.Si e’ scatenata la reazione di tutti gli Swifties del mondo,e la stessa Taylor e’ intervenuta stizzita con un tweet dove diceva ironicamente che lo aveva scritto da sola. Conclusione:Albarn si e’ dovuto umilmente scusare. Ma venendo al mondo reale,alla vita vera,”brutta,sporca e cattiva”:c’e’ il country alternativo di Margo Price.Questo gennaio e’ uscita la sua sofferta autobiografia,Maybe We’ ll Make It (forse ce la faremo) e l’ ultimo album Strays.La canzone di apertura (Been To The Mountain) inizia con la frase bella spavalda “Non ho nulla da dimostrare,nulla da vendere”.In proposito la Price:”Ho pensato che fosse una bellissima dichiarazione d’ intenti.Volevo prendere le distanze da cio’ che tutti pensano che dovrei essere,non volevo essere bollata come una cantante country.Voglio che la gente mi prenda sul serio come autrice.Noi donne dobbiamo lavorare molto piu’ duramente per dimostrato cio’ che valiamo”. Ancora:”C’e’ il giro del pop-country vero e proprio,ci sono gli artisti che fanno la spola fra entrambi i mondi e che vengono chiamati a tutte le premiazioni.E poi ci sono io che sono stata ostracizzata da gran parte dell’ establishment di Nashville,perche’ il mio primo album (Midwest Farmer’s Daughter del 2016) parlava degli aspetti squallidi della scena.Nel secondo disco (All American Made del 2017) c’erano pezzi controversi.La gente non sa mai cosa diro’ o faro’ e mi va bene cosi’.Potrei sempre dire qualcosa che non va! Ci sono persone che mi sostengono e mi fanno sentire a mio agio,ma credo che a volte la faccenda sia un po’ piu’ competitiva di quanto si sappia. Crescendo ho provato a dare sostegno alle persone che sono piu’ o meno della mia eta’.Sono una grande snob a livello musicale,anche se so che a volte certe amicizie o collaborazioni potrebbero aiutarmi a raccogliere piu’ ascolti in streaming,ma non ce la faccio davvero.Non riesco a fare musica in cui non credo e non sono capace di leccare il culo.Siamo troppo invischiati nell’ idea che le donne devono supportare le donne,altrimenti sono delle brutte persone. Io dico:e se quelle donne collaborano con razzisti e cospirazionisti?Insomma,bisogna per forza supportare tutti?E se non sono delle brave persone?Detto cio’,sostengo le donne in cui credo e lo faro’ fino alla fine”. “Devo lavorare molto duramente per non perdermi nel vortice dell’ ostentazione e nel denaro. Ho cercato di non perdermi in queste cose,perche’ la’ fuori e’ in casino.I social media non hanno influito solo sul mondo della musica,ma su tutto.Devi vivere connesso tutto il tempo,ma quando inizio a sentirmi intossicata spengo tutto e cerco di ricordarmi i motivi per cui all’ inizio ho preso in mano una chitarra. Lo stesso vale per il libro,perche’ quell’ altra roba non e’ importante. Non lo si fa per avere dei Grammy da esporre sulla mensola.E’ roba finta,quella.Cantare per i fan tutte le sere e’ il mio obiettivo di vita.E l’ho raggiunto.E’ bellissimo”.

 

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