Articolo di Carlo Amedeo Coletta
Ho letto: SONNIFERA
Autore: Riccardo Gramazio
Ci sono cibi che piacciono a tutti. La pizza piace a tutti, celiaci compresi. E’ per questo che adesso
ci sono gli impasti privi di glutine, per la pizza.
Questo libro tutto può essere tranne una pizza, poco importa il tipo di impasto.
Questo non è un libro per tutti, ve lo assicuro. E’ lo stesso autore, in un eccesso di onestà,a mettere
in guardia l’occasionale lettore che dovesse trovarselo tra le mani. Non è da tutti, direte voi. Avete
ragione,dico io. E’sicuramente un eccesso di zelo,cortesia, attenzione. Un eccesso. Ecco, questa è
davvero la parola giusta per questo libro. Eccesso. Come la vita di una rock star. Eccessivo nei
giudizi, eccessivo nel linguaggio, eccessivo nei vizi, eccessivo nei gesti. Eccessivo nelle sofferenze.
Sonnifera, prima opera scritta e ideata da Gramazio, è eccessivo. In tutto o quasi. Non è come la
pizza. Ma come la pizza sembra avere un marchio di fabbrica, qualcosa che lo rende unico e
irripetibile. Se mangi pizza bendato, sai che è pizza. Se leggi Gramazio, magari senza essere
bendato, sai che è Gramazio e che la penna che ha usato è sicuramente la più arrabbiata che ha
trovato in cartoleria. Prima di svaligiarla, ovviamente.
Immaginate di essere una stella del rock made USA. Una di quelle che sembra venuta fuori da un
garage, appena partorita da una madre che ha usato la bandiera americana come camicia da notte e
che ha avuto Bruce Springsteen che cantava “Born in the Usa” come ginecologo. Una roba del
genere, insomma. Anni sulla cresta dell’onda, anni passati da un palco all’altro, da un locale
all’altro, da un whisky all’altro, da un danno all’altro. E immaginate che la vostra parabola si sia
improvvisamente lanciata nel vuoto, verso il basso, lasciandovi in dote solo la vostra anima,
dimenticata da tutti, proprio come l’avevata dimenticata voi anni prima.
Immaginate di chiamarvi Terry Stones, ex leader indiscusso del panorama rock statunitense, e di
trovarvi nella stanza di un Hotel, il Sunsummer, due stelle generose. 25000 bigliettoni buttati sul
letto, un bicchiere di whisky in mano e il resto del contenuto della bottiglia versato sulle lenzuola.
Sapete cosa tenete nell’altra mano? Quella senza bicchiere,dico? No, non avete un uncino, andateci
piano con la fantasia! Avete un accendino e non sapete cosa il vostro cervello vi dirà di fare. E
allora, interrompendo tutti gli eventi, prima che il cervello decida, immaginate di voler raccontare
tutto, di voler vuotare il sacco. Tutto in un batter d’ali, ovviamente. Basta qualche secondo per
riavvolgere il nastro e rivedere tutta la propria esistenza. O ciò che sembra essere stata. Ecco,
provate a chiudere gli occhi e raccontare, non tanto agli altri quanto a voi stessi, tutto ciò che è
stato. Ma ricordate che siete una star del rock. Voi non parlate come Giosuè Carducci, voi siete
rock. E non avete avuto la vita di Giacomo Leopardi. Diciamo che il Centerbe, se mai Leopardi lo
ha bevuto, è un toccasana rispetto alle abitudini in voga per chi è rock.
Sembra voler fare questo Terry Stones, vedere e riverede la vita e ciò che c’era prima, usando occhi
che, mi perdonerete se metto quattro parole insensate in fila, sembrano selvaggi ma colti, gonfi di
pianto e pugni. Ecco, provate a immaginare di raccontare un brutto sogno, con quella sensazione di
sfuggente che vi assilla la mente, certi di aver dimenticato un particolare fondamentale, oppure
ininfluente, chi lo sa.
E’ da qui che inizia tutto, è da qui che parte un viaggio incantato, meglio indemoniato, all’interno
delle grotte della memoria, degli anfratti più spaventosi e sconosciuti della mente. Una mente da
artista, una mente che ha conosciuto tante droghe, tanto alcol, tante sofferenze. Cercate e volute,
seppur ripudiate. La mente di un personaggio prigioniero di se stesso, lui che si sentiva ribelle.
Schiavo del sistema, lui che non si è mai venduto. Soggiogato dalle emozioni del cuore, lui che
tante ne ha cantate accompagnato dalla sua fragorosa band. Terry Stones, insomma, privo della
libertà di potersi emozionare perchè le etichette dello spettacolo impongono che sia sempre lui a far
emozionare gli altri.
E’ un viaggio onirico, distopico e allo stesso tempo duro e reale. Un racconto che vorrebbe essere
distaccato ma che affossa il narratore nel proprio passato, trascinandolo in un presente appiccicoso
come plastica bruciata, di quelli che ti arde la gola e ti intossica i polmoni rendendoti impacciato e
poco lucido. Un presente che lascia tanto, troppo spazio, alla memoria e poco, quasi nulla, al futuro.
Una stella del rock, il rock vero dico, pensa mai al futuro? Non lo so, sinceramente non credo. E’
già tanto complicato il presente! Perchè guardare avanti? Ci sarà la solita montagna di letame nella
quale si sguazza quotidianamente, solo con un giorno in più sulle spalle.
L’insondabile e incomprensibile tragitto che percorrerà Terry Stones porterà l’avventuroso lettore in
luoghi di cui si chiederà la collocazione se non addirittura l’effettiva esistenza. Sentirà il sole della
California bruciare sulla fronte esattamente come avvertirà freddo gotico e misterioso sulle braccia.
E sarà un gran bel viaggio, ve lo assicuro. E i compagni di avventura, i personaggi che
accompagneranno Terry Stones, non saranno da meno.
Il finale, bè, non posso svelare troppo ma lascerà di sasso proprio quando, poco prima, sembrerà
aver esaurito ogni tipo di pretesa, appiattendosi come un encefalogramma stanco.
Ci sono autori che si riconoscono lontano un miglio. Non c’è nulla da fare. Sono quelle
caratteristiche che o ce l’hai o non ce l’hai. Questi, a mio avviso, sono gli autori veri. Importa poco
a chi e a quante persone possano piacere. Le parole che utilizzano, l’emozione che trasmettono in
ogni singola frase, sono un marchio di fabbrica e Gramazio è impossibile da non riconoscere dietro
a qualsiasi aggettivo, dentro qualsiasi verbo. Gli accostamenti costruiti e utilizzati sono
destabilizzanti quanto la storia, evocativi quanto una canzone di Terry Stones.
Sì, se foste ancora in dubbio, sappiate che per me è stata una bella sorpresa questo libro. Un libro
che non è per tutti, questo è certo. Ma finchè non assaggiate non lo potete sapere. Un morsino lo
darei, se fossi in voi. Ma state attenti, leggete bene le avvertenze. Sicuramente è un viaggio che può
avere effetti collaterali.
A presto spero e buona lettura