A cura di Riccardo Gramazio, Ricky Rage
Sono rumorosi e violenti, musicalmente inquieti, ma con le idee chiarissime. Difficile restare indifferenti davanti alla proposta dei Gufonero, duo trentino composto dalla brava bassista/cantante Marcella Spaggiari e dal fragoroso batterista/cantante Andrea Zipi. Nel corso di una bella serata milanese di rock indipendente, di un bell’evento live in pieno stile punk, rapito dalla bellezza dell’artwork del loro ultimo lavoro discografico, il disturbante Ipnagogico, ho deciso di prelevare dal banchetto dei dischi la proposta. Beh, ciò che i ragazzi compongono e portano sul palco è un pugno nello stomaco, anzi, molto di più. Che dire, a me i pugni nello stomaco piacciono, e una bella intervista per MDN è ciò che ci vuole. E recuperate il vinile, perché è stampato alla grande!!!
Come spesso ricordo, le risposte sono da accreditare a entrambi i musicisti.
Ciao, ragazzi. Benvenuti, è un piacere avervi qui. Domanda facile facile: chi siete, cosa fate e cosa proponete?
Ciao, siamo Andrea e Marcella, facciamo diverse cose, come Gufonero principalmente suoniamo musica ostica e pesante. Non c’è una proposta, è tutto fatto in funzione di semplice autosoddisfazione, se poi troviamo riscontro ci fa piacere, ma non è la causa scatenante.
In occasione di un vostro concerto ho acquistato il vostro ultimo lavoro in studio, per giunta in vinile, poi ne parliamo. Ipnagogico può essere considerato un concept album. Il titolo è riferito ai momenti che precedono il sonno. Di fatto, ciò che è venuto fuori ha una voce selvaggia e onirica?
Siamo partiti con questa idea del concept sul dualismo sogni/incubi, ne parliamo spesso tra di noi la mattina, c’è un’intera catasta di sentimenti inespressi, pensieri silenti, paralisi notturne e inconsci scalpitanti che mettono a nudo le nostre ansie, ogni singola notte. Man mano che andavamo avanti con la scrittura ci siamo però accorti che questo disco in realtà parla di persone, non in modo diretto, ma in questi ultimi anni ne abbiamo perse diverse, qualcuna morta, qualcuna in carcere, qualcuna è sparita… Abbiamo condensato le emozioni e le abbiamo messe in suono.
Onirica, come ho detto, ma dura come il marmo. Un grosso eufemismo, perché comunque la vostra vena è prettamente noise, sostenuta, violenta, oserei dire inquietante. Cosa mi dite?
Siamo persone che hanno le orecchie aperte e gli occhi spalancati per captare quello che ci circonda, abbiamo un’opinione praticamente su tutto, ma dal punto di vista musicale il nostro modo di esprimerci è questo: rumoroso, sostenuto, violento ed inquietante.
Un brano che amate in particolar modo?
Assenze…
In studio come sono andate le cose?
L’intero disco è stato registrato in casa, in tre giorni abbiamo fatto tutto, batteria in garage, una valanga di tracce di basso con gli amplificatori messi in cantina a volumi indecenti. Una serata accerchiati da bottiglie di vino a giocare con synth ed effetti. E infine le voci chiuse in meno di un’ora. Il tutto condito da pranzi e cene casalinghe, birrette, in compagnia di gatti, galline e tutte quelle cose che ci piacciono.
Chi vi ha seguiti in fase di registrazione?
Il nostro fido Lorenzo Piffer (che forse conoscerete come chitarrista di gruppi come Shitty Life, Crop Circles, Left In Ruins…) e il suo Frizzer Studio hanno fatto la parte più delicata, ovvero le prese degli strumenti. Con lui oramai ci si conosce quindi sa come suoniamo, come suona la nostra strumentazione, cosa ci piace ecc… Si crea sempre una bella atmosfera. Poi abbiamo mandato le tracce a Dave Curran (che forse conoscerete come bassista degli Unsane e Baratro), che ha fatto dei grandi mix e master, mettendo la ciliegina finale.
Quali sono le principali differenze tra Ipnagogico e i precedenti lavori?
Registrare otto pezzi per circa venticinque minuti di musica per noi è stata un’esperienza inedita e sicuramente sfidante. Tre anni fa, mentre eravamo ancora in realizzazione dello split con i La Cuenta ci venne chiesto di fare uno split anche da altri due gruppi, ma per una volta volevamo metterci alla prova sulla lunga distanza, facendo un disco intero soli soletti. Non ci piacciono i minutaggi troppo estesi, rischiano di annoiare, credo sia il disco più lungo che abbiamo mai pubblicato tra tutti i nostri gruppi della nostra vita, e probabilmente manterrà questo record a lungo.
Poche frasi per raccontare qualcosa. I testi di questo disco sono essenziali. Possiamo definirli scatti capaci di immortalare emozioni e disturbi?
Questo ce lo dovresti dire tu! Le liriche sono una parte importantissima nel nostro processo creativo e ci mettiamo lo sforzo che necessitano, non sono semplicemente un riempitivo su un tappeto sonoro accattivante. Usiamo poche parole per sintetizzare meglio i concetti, con le pappardelle si rischia di annacquare i significati.
Torniamo allora al vinile. L’artwork è di assoluto livello, esteticamente parlando. Il disco è rosa, in netto contrasto sostanzialmente con il nero dell’incubo. Raccontatemi tutto…
L’artwork è stato realizzato da Ericailcane, noto street artist, che Marcella conosce dagli anni ‘90. A quanto pare lui è sempre stato un amante di un suo vecchio gruppo, i No Somos Nada.
Comunque gli chiedemmo di rappresentarci un Gufonero, ce ne siamo fatti fare diversi da vari artisti amici, e un giorno lo incontrammo a Parma, a cena da un amico in comune. Tra una chiacchiera e l’altra ci fece vedere questo “schizzo” – così lo definì – fatto in treno su un block notes… beh, era la copertina, praticamente già finita, pazzesco! Così gli chiedemmo di farci altre illustrazioni sul tema, non ne ha sbagliata una. Il vinile rosa è stato un nostro tocco per togliere un po’ quell’aria di scontatezza del gruppo che fa il cattivone su tutta la linea e tutte le grafiche rigorosamente in nero. Il rosa è un bel colore e stacca bene. Inoltre Andrea è portatore di discromatopsia e l’uso irrazionale dei colori mi aiuta a sdrammatizzare.
Già che ci siamo, cosa pensate del vinile in generale? Sembra davvero resuscitato a tutti gli effetti…
Conta che noi non abbiamo mai smesso di comprarlo, è un formato a cui siamo sempre stati affezionati e che abbiamo usato per tutte le uscite Gufonero, ma anche per gli altri gruppi in cui abbiamo suonato. Ora si, è dal 2014 che è tornato in gran voga, è diventato più difficile stamparlo perché ormai lo fanno tutti e le presse sono sovraccariche di lavoro, ma noi non abbiamo mai fretta e scriviamo “grazie” in ogni mail che mandiamo a chi ce li stampa. Ipnagogico è stato stampato da Mother Tongue Records a Verona, persone in gamba che hanno occhio solo per le produzioni indipendenti, sono stati perfetti in tutto e per tutto.
Escludendo i casini che la pandemia ha portato, siete sempre piuttosto attivi dal vivo. Cosa succede quando i Gufonero sono sul palco?
Oltre a far incazzare i fonici perché ci ostiniamo a girare la batteria, alziamo gli ampli a un livello scandaloso e poi via, a mille. Che poi è quello che succede in sala prove, senza filtri.
Una data che ricordate in particolar modo?
Qualche anno fa andammo in vacanza in Sardegna, per qualche strano motivo lo vennero a sapere dei ragazzi ai tempi sconosciuti, ma con i quali ora abbiamo un bellissimo rapporto (parlo del collettivo Home Mort), che ci scrissero:
«Hey, sabato venite a suonare ad Alghero? Organizziamo un concerto in un bar sulla spiaggia, ci sono dei gruppi da tutta la Sardegna.»
«Ma non abbiamo strumentazione, siamo in vacanza.»
«Vi prestiamo tutto noi.»
E così andò, ci prestarono anche plettro e bacchette e il concerto fu da paura. C’era pure chi conosceva i testi, cose che mai ci saremmo aspettati. Niente, amiamo la Sardegna e chi la abita, hanno una genuinità e un’onestà che solo chi vive lontano dalle grandi città e dalle grandi scene può avere.
Spieghiamo a tutti coloro che non sono in grado di comprendere la vostra rumorosa proposta quali sono i dischi che hanno contribuito a rendere i Gufonero ciò che sono. Quali sono gli artisti che più vi hanno influenzato?
Quando abbiamo messo insieme il gruppo non abbiamo pensato neanche per un minuto «Vogliamo fare roba così o colà.»
Ci siamo messi in sala, riff e ritmi. Riascoltando con il senno di poi ci si possono sentire echi di gruppi come Floor e Karp.
Cosa pensate della situazione musicale in Italia?
Ci sono un sacco di cose interessanti e diverse cose noiose, sicuramente la progressiva chiusura di occupazioni e autogestioni e la conseguente migrazione di un certo circuito musicale verso lidi meno politicizzati sta togliendo uno strato di interesse dalle cose, trasformando quelle che erano serate sociali all’insegna delle relazioni e del confronto in banali seratine nel localino dove suona il gruppetto “ciao, ciao” tutto bello e tutti a casa.
E in Trentino come vanno le cose?
Immagino tu intenda dal punto di vista musicale, altrimenti rischio di cadere in un calderone di frustrazione e difficoltà di espressione. Il sottobosco è vivo, le situazioni sono piccole e autogestite e vanno dai classici concerti nei boschi a quelli al terreno no-tav, a sud di Trento, a quelli in sala prove o a casa nostra (baitattack!). Ci sono tantissimi gruppi che si formano e si sciolgono nell’arco di poco tempo, noi, nel frattempo abbiamo messo in piedi un altro gruppo con due amici, con i quali facciamo cose veloci tra il grindcore e il thrashcore. Ci chiamiamo Mortaio e a breve uscirà il nostro primo disco.
Una parentesi sul terreno no-tav, perché il posto in questione è un pezzo di terra vicino a dove poi sarebbero partiti i lavori dell’alta velocità, comprato con una collettona da seicento e passa persone, dove è stato messo un tendone per gli eventi, costruito un forno per le pizze, realizzato un orto di tutto rispetto, e li si tengono molti eventi che vanno al di fuori della programmazione “normale”: concerti, presentazioni di libri, dibattiti, campeggi antimilitaristi… Tra l’altro, giusto per aggiornare, a Trento ora la questione tav è impellente, sono partiti gli avvisi di sfratto per chi vive nelle abitazioni che stanno sul percorso della circonvallazione ferroviaria, ma non si sta a guardare…
Salutate, lasciando magari tutti i vostri link…
Ciao! Ci piace raccontare cose quindi lo spazio è stato ben gradito. Ci vediamo presto, speriamo. Nel frattempo fatevi un giro sul nostro bandcamp, c’è tutto quello che abbiamo fatto ed è tutto scaricabile ad offerta libera (quindi, aggratis!):
https://gufonero.bandcamp.com/