Articolo di Emilio Aurilia
Anche loro, come a suo tempo abbiamo detto riguardo a Neil Diamond, non fanno parte della storia del rock in senso stretto, ma più di quella di un certo pop sofisticato imparentato comunque con efficaci elementi di rock.
Chi non ha conosciuto “Meltin’ Pot” (1969), una sorta di morbida soul ballad dai toni eltonjohniani che riscosse un certo successo anche da noi?
Una di quelle canzoni sentite e risentite alle feste da ballo o nei juke box, o ancora nelle trasmissioni radiofoniche del tempo, di cui tutti conoscono la melodia ma non tutti il titolo, come è capitato e capita tuttora durante e dopo l’ascolto di certi brani.
La formazione inglese, nata nel 1969, prevedeva la curiosa presenza di due cantanti: Madeline Bell, apprezzata corista in molti prodotti altrui (ricordiamo il leggendario “Every Picture Tells A Story” di Rod Stewart del 1971) e Roger Cook, un compositore molto valido spesso cofirmatario insieme a Roger Greenway per grandi artisti fra cui Neil Sedaka ed entrambi (lui e la Bell) titolari di alcuni dischi in proprio, in parallelo con l’attività della band.
Gli altri membri erano Alan Parker alla chitarra, Roger Coulam alle tastiere (ideatore e fondatore), Herbie Flowers al basso che sarebbe diventato uno fra i più richiesti session men e Barry Morgan alla batteria.
Benché abbiano realizzato album, si sono espressi negli anni della loro attività prevalentemente nei singoli, tutti di un certo successo, in particolare con la vivace “Goodmorning Freedom” (1970) di stampo rock e la marcetta condotta da una efficace brass section “The Banner Man” (1971).
La band cesserà l’attività nel 1977.