di Emilio Aurilia
Tom Johnston e Patrick Simmons, entrambi chitarristi, hanno costituito l’ossatura di questa formazione americana che, fra interruzioni e riprese, è tuttora in attività dal 1969, ideata dal citato Johnston e dal batterista John Hartman. Come per ogni gruppo longevo, anche per i Doobies non è sempre filato tutto liscio senza un intoppo, una crisi o un ripensamento. Benché attivi già da qualche anno, sono balzati all’attenzione del pubblico nel 1973 grazie al nuovo album “The Captain and Me” e alla intensa programmazione radiofonica del singolo “Long Train Running” di Johnston, il cui caratteristico picking di chitarra in apertura, seguito dalla sua negroide e grezza interpretazione vocale costituirà il marchio indelebile della loro avventura. Il loro sound possente grazie alla presenza anche sul palco di due batteristi (Michael Hossack prima e Keith Knudsen poi a coadiuvare Hartman) e di un terzo chitarrista Jeff Baxter, mischiato con elementi country e blues, è molto apprezzato; ma dopo il 1975 con l’album “Stampede”, conosce il primo cambiamento: Johnston ha seri problemi di salute e viene sostituito non da un chitarrista, bensì da Michael McDonald, un tastierista di tutt’altra estrazione, già collaboratore degli Steely Dan (come Baxter) che condurrà gradualmente il gruppo su binari diversi, iniziando con l’album “Takin’ It To The Street” (1976) e proseguendo con i due successivi “Livin’ on the Faut Line” (1977) e “Minute By Minute” (1978) in cui i toni soft e talora cool jazz da lui impressi come compositore, neutralizzano la precedente immagine rock grezza, immediata e sporca.
Dopo lo scioglimento (1981) ed alcuni progetti solisti o in varie combinazioni, antologie ed episodi dal vivo, c’è stata la reunion seguita da una maratona di nuovi ingressi, defezioni, rientri attorno all’inossidabile Simmons divenuto in pratica l’unico membro sempre presente, realizzando altresì un nuovo episodio di studio “Southbound” risalente al 2014.