A cura di Emilio Aurilia
Esistono idee contrapposte in riferimento a questo gruppo inglese nato a Birmingham e sviluppatosi intorno alla fertile metà degli anni sessanta ad opera di Roy Wood, originariamente conosciuto come chitarrista cantante e compositore e successivamente come polistrumentista nella più totale accezione semantica, da costituire il vero perno della band. Accanto a lui figurano l’altro chitarrista Trevor Burton, il bassista Ace Kefford, il batterista Bev Bevan e Carl Wayne, voce solista più dal punto vista formale che sostanziale, poiché a quel ruolo si impegnavano a turno un po’ tutti i componenti, come avveniva nei Beach Boys. C’è infatti chi sostiene sia stato un gruppo importante ed innovativo, impostato sul forte impatto fornito dal vivo nei tour e chi, per contro, che fosse mediocre, basato solo sulle estemporanee fantasie di Wood e su episodi più da cronaca trasgressiva che musicali. I vari avvicendamenti della line up trovano la prima svolta nel singolo “Blackberry Way” (coverizzata dall’Equipe 84 come “Tutta mia la città”) del 1969, una decisa sterzata verso il pop e perfezionata poi nell’album “Looking On” (1970) con l’ingresso del polistrumentista Jeff Lynne che si proporrà subito come una sorta di alter ego di Wood con cui porterà a segno un vecchio pallino del chitarrista, di riprodurre anche dal vivo le sonorità psichedeliche ereditate dai Beatles di “Sgt. Pepper”, con la costituzione dell’ ”Electric Light Orchestra” a cui ci siamo già dedicati.