Articolo di Emilio Aurilia
Gruppo inglese nato dalla mente di Keith Relf (già con gli Yardbirds) e sua sorella Jane, più l’altro ex Yardbirds, il batterista Jim McCarty a cui si unirono il tastierista John Hawken e il bassista Luis Cennamo. La loro idea è stata quella di fondere il r&b con elementi classici, ma non soddisfatti dell’esito degli album “Renaissance” (1969) e “Illusion” (1971), lasciarono gradatamente la band che si riformò con la cantante Annie Haslam, più John Tout (tastiere), Michael Dunford (chitarra), Jon Camp (basso) e Terence Sullivan (batteria e percussioni) ottenendo un séguito di pubblico e critica con l’album “Ashes Are Burning” (1973) composto da Dunford e la poetessa Betty Tatcher per i testi, proponendo un folk-rock in equilibrio elettroacustico.
“Scheherazade and other stories” (1975), considerato il loro capolavoro, vive sulla brillante suite “Song Of Scheherazade” della durata di quasi venticinque minuti, in cui ogni membro si è dato da fare per la sua riuscita e che verrà riproposta l’anno successivo nel live alla Carnegie Hall con la partecipazione di orchestra e coro della NY Philarmonic e che resta uno degli episodi più interessanti.
Con i successivi album, in particolare “Azur D’Or” (1979), “Camera Camera” (1981) e “Time-Line” (1983) in cui sono rimasti un trio Haslam-Dunford-Camp, hanno cercato, sia nel look sia nella musica che hanno privato di pomposità orchestrali, un approccio più moderno, senza troppo séguito, tanto da tornare con “Tuscany” (2001) ad arrangiamenti orchestrali coadiuvati da Tout e soprattutto dal leggendario Roy Wood.
Un anno dopo il gruppo si scioglie per riunirsi nel 2009 per volontà della Haslam in altra formazione per l’album “Grandine Il Vento” (2013), ospitando John Wetton e Ian Anderson e che resta l’ultimo episodio in studio per una band forse sottovalutata, che ha saputo proporre un prog pieno di trovate davvero notevoli, specialmente nelle prestazioni della vocalist e di John Tout.