Articolo di Emilio Aurilia
Nella rubrica dedicata alla storia del rock non può mancare un gruppo che ha fatto parlare di sé per il suo sound molto originale e brillante al tempo stesso, oltreché per aver inventato il “passo alla Shadows” usato sul palco per rendersi anche piacevolmente coreografici.
Gli inglesi Shadows (mutato nome dall’iniziale The Drifters) si sono formati verso la fine degli anni cinquanta come band di accompagnamento del cantante Cliff Richard con cui hanno vissuto un periodo interessante, prima di mettersi in proprio imbastendo un suono riconoscibile con brani in prevalenza strumentali condotti dalla coppia di chitarristi formata da Hank Marvin, spesso lui il solista, timido occhialuto sosia di Enzo Jannacci e Bruce Welch, sorretti dalla base ritmica formata da John Farrar al basso e Brian Bennett alla batteria.
La citata formazione ha inciso i pezzi per cui sono maggiormente conosciuti: le indimenticabili e inconfondibili “Apache”, “Mustang”, “Kon Tiki”, “FBI”, “Dance On!”, “Dean’s Team”e “Bossa Roo”.
Soppiantati in classifica e in interesse dall’uragano Beatles ai primi anni sessanta, si sono dovuti molto ridimensionare tentando una nuova apparizione nel 1975 con un disco commemorativo dei loro vecchi successi “Spec’s Appeal” e una partecipazione all’Eurovision Song Contest con la simpatica “Let Me Be The One”.
Passato il momento fulgido dei grandi successi gli Shadows hanno continuato ad esibirsi dal vivo e produrre dischi e greatest hits, diventando a più che buon diritto monumenti del rock.
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