Recensione di Carla Murialdo
Uno scrittore famoso affermato, un matrimonio perfetto, una bella casa, due figli grandi praticamente una vita perfetta. Una telefonata annuncia la morte della moglie, ecco che il castello incomincia a scricchiolare. Quando si scopre che la morte non è accidentale ma è una morte per avvelenamento, tutto crolla con l’aiuto di un investigatore si scoprono molti segreti della compagna. Poi diventare il sospettato principale l’abbandono dei figli, incomincia l’incubo. Un bel romanzo si entra nella vita del marito i suoi incubi la paura del carcere. Tommaso Carbone riesce sempre a darci una lettura di uno scorcio di vita reale.
Una donna bella e intelligente morta in circostanze misteriose. Un marito sospettato di averla uccisa. Per lo scrittore Giancarlo Francioso potrebbero aprirsi le porte del carcere.
Giancarlo Francioso è uno scrittore di successo. È sposato con una donna bella e intelligente e ha due figli meravigliosi. Quando la moglie muore improvvisamente, i sanitari vogliono vederci chiaro e il magistrato dispone l’autopsia. Il decesso è stato provocato da un’emorragia interna. La polizia trova nel garage un flacone di un farmaco anticoagulante. I sospetti si indirizzano su Francioso, la cui posizione si aggrava quando gli inquirenti rinvengono un taccuino con degli appunti per un romanzo nel quale il protagonista uccide la moglie con modalità simili. La cognata e i figli cominciano a dubitare della sua innocenza. La scoperta che la moglie lo tradiva potrebbe aprire nuovi scenari investigativi, ma fornire anche il movente mancante del delitto.