foto di Davide Massimo
Di BARBARA GABRIELLA RENZI
Questo di Alessia Pizzi è un libro che ha un risvolto femminista ed uno pedagogico. Una commedia buffa su un argomento serio: quale metodo migliore per capire la vita? L’importanza della poesia e delle donne nella poesia? “Qualcuno si ricorderà di noi” – pubblicato da un paio di mesi da Fusibilia – ha un unico atto teatrale: è scritto in maniera chiara ed ineccepibile.
Frasi veloci e ben strutturate ci forniscono un ponte per capire la storia antica e contemporanea, quanto le donne siano brave, ispiranti e ispiratrici e come una società patriarcale ne sia spaventata, e cerchi di buttarle nel buco nero dell’oblio. Ma la nostra, quelle delle donne, non è una storia finita come mostra questo volumetto, perché ci aiutiamo a vicenda a ricordare i nostri pensieri filosofici e a non perdere la nostra memoria.
Un libro pieno di emozioni, questo, che si nascondono fra le risate. Quale modo migliore di farle risaltare?
Lascio ora la parola a Alessia.
Qualcuno che si è ricordato delle donne antiche, oserei dire! Ho avuto la possibilità di conoscere Saffo al liceo, e poi Erinna, Anite e Nosside all’università. Ho pensato che una svecchiata sul tema della letteratura classica ci voleva, così mi sono laureata con una tesi su di loro. Sempre grazie a loro ho vinto una borsa di studio a Oxford, dove ho scoperto che proliferano studi qui sconosciuti fino a qualche anno fa. Devo tanto ai Gender e agli Womens’ Studies, e devo tanto a queste poetesse.
Dopo la laurea ho iniziato a lavorare nel Digital Marketing, ma non ho abbandonato le mie poetesse. Le ho raccontate online e le ho portate in giro per l’Italia riscontrando tanta curiosità nelle persone. Il libro è capitato: mi sono seduta e l’ho scritto in tre sessioni. Ne avevo bisogno probabilmente: raccontare le poetesse mi ha consentito di affrontare anche la questione di genere tout court, dal sessismo linguistico alla violenza sulle donne. Incrociare passato e presente mi sembrava un buon modo per mandare dei messaggi. Perché scrivere di donne? Perché sì. Soprattutto visto che in passato è stato fatto così poco. 🙂
Saffo è la prima voce femminile occidentale in ambito letterario. Maestra d’amore, madre letteraria di scrittrici e scrittori dopo di lei. È la poetessa vissuta quando il termine “poeta” in greco non esisteva declinato al femminile. Siamo nel VII secolo a.C. circa. La cosa più bella, secondo lei, è quella che si ama: l’ha detto in una società in cui il valore in battaglia era il metro di giudizio. Sempre Saffo ha detto: “Io dico che un giorno qualcuno si ricorderà di noi”, un frammento che conferma la sua coscienza poetica. Di lei si sono ricordati tutti, delle poetesse dopo di lei, come Erinna, Anite e Nosside, un po’ meno. In età ellenistica (ma Erinna è una figura a cavallo con l’epoca classica), le donne acquisiscono nuova mobilità, e dal silenzio dell’età classica la donna riemerge, inventando generi letterari che avranno molto successo anche successivamente. Il lamento funebre pubblico diventa con Erinna un lamento privato e soggettivo, il “lamento femminile”, mentre l’epigramma è il prediletto di Anite e Nosside. Queste poetesse, come Saffo, sono state vittime di molti pregiudizi: Saffo è stata definita impudica puella, brutta, lesbica e prostituta. Nosside ha ereditato, in quanto sua emula, quasi tutti gli epiteti. Di Erinna certa critica ha detto che era troppo brava per essere una donna; di Anite hanno detto che di sicuro era una vergine tra i boschi, tipo Artemide. Non c’è nulla da fare, le donne geniali sono sempre romanzate come esseri divini (Saffo era definita “la decima musa tra i nove poeti lirici”), o come “anormali”.
Magari! In realtà sarebbe il mio sogno. È un testo che tratta figure storiche e intreccia la loro vita alla modernità. Non a caso è Google a risvegliarle dal loro sonno, per dire loro che è tempo di essere ricordate sul web. Penso che ai ragazzi e alle ragazze della scuola potrebbe piacere proprio per questa unione tra antico e moderno. All’interno ci sono anche riferimenti ai social network. Il testo è breve ed è dialogato, quindi si presta anche alle letture in classe. Insomma, non serve essere classicisti per scoprire qualche donna non presente nei manuali di scuola come le poetesse ellenistiche!
Forse perché, secondo me, la complessità della realtà può essere raccontata anche con leggerezza. Leggerezza non vuol dire superficialità, naturalmente. Significa che un messaggio può raggiungere tutti, a prescindere dal bagaglio culturale che ha o dall’età. Sono stanca di vedere che alcuni temi non escono fuori dalle Università, come sono stanca di vedere che il digitale sia guardato con scetticismo. La conoscenza è sempre un dono e credo che la cultura dovrebbe maneggiare il digitale per emergere. Spesso non è così: ma nel caso delle figure femminili internet ha dato loro una nuova voce perché è un sistema di conoscenza democratico, dove tutti possono contribuire. Addio canone, addio censura. Benvenute poetesse!
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