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TUTTA QUESTA CALMA Intervista a Davide Zena dei Farabutt!

A cura di Riccardo Gramazio_Ricky Rage

I Farabutt! sono un gruppo strafigo. Cioè, ascolto il loro ultimo Tutta Questa Calma e sto meglio, molto meglio. Motivi particolari? Diversi, ma non saprei nemmeno riportarveli con precisione, considerando la bislacca, l’efficace, l’intelligente e appunto strafiga collezione di canzoni. Per i sei componenti approcci e viaggi musicali diversi, ma che all’interno della centrifuga riescono a portare a risultati sorprendenti. E poi, punto fondamentale, queste sei simpatiche figure (il cantante Andrea ovviamente in primis) hanno la capacità di raccontare il periodo con sarcasmo, perspicacia e avveduta filosofia. Terrapiattisti, politici potenzialmente in grado di distruggere il mondo, influencer, classifiche di gradimento dopate, notizie, stronzate, disagi… Insomma, un casino che, per assurdo, ci sta rendendo piatti e vuoti. Parliamone a questo punto con Davide Zena, il paroliere che si diverte e ci diverte con i suoi synth. So già che verrà fuori qualcosa di interessante…

Benissimo, signori belli, felice di avervi qui. Prima di partire con le domande interessanti, spero, andiamo di presentazioni. Ditemi, se lo sapete, chi siete?

Ciao, sono io il primo a essere felice di essere qui. Che io sappia mi chiamo Davide mi occupo dei testi e suono i synth nei Farabutt! A ogni modo, “Signori belli” è parecchio opinabile…

Per me siete belli e tanto basta! Dunque, busta in posta, busta aperta, disco inserito nel lettore e via alla sorpresa. Tutta Questa Calma è, a mio modo di vedere, un lavoro necessario. Abbiamo bisogno di canzoni simili e di simili suoni. Bisogna muovere qualcosa, dobbiamo emozionarci, arrabbiarci, ascoltare verità anche se ben mascherate dall’ironia. Perché questo giro di parole? Beh, voglio sapere come è nato il tutto e quali sono stati i pensieri che vi hanno portato verso le varie composizioni…

Non so se tutti abbiano bisogno di queste canzoni, di sicuro sentivamo noi in primis la necessità di scriverle. Avevamo l’urgenza di suonare assieme, tieni presente che il tutto è stato composto durante l’assurdo periodo della pandemia. Ci siamo detti: «Se il mondo finisse tra qualche giorno, quali sono le persone con cui vorresti suonare?» La risposta è stata facile e ha portato a un breve giro di messaggi per trovarci in sala prove. Da lì e da un paio di canzoni abbozzate con il computer è partito il tutto.

Il titolo è tratto da Ansia, una canzone che descrive in maniera insolita, ma efficacissima, l’apatia di questi tempi. Cioè, tutto va veloce, tutto ci mette a dura prova. Guerre, casini, disagi assurdi, media, smartphone, notizie a raffica, classifiche, followers da conquistare… Un casino totale, ma paradossalmente un fottuto piattume interiore, neanche fossimo androidi. E alla fine tutti ansiosi e malati di qualche cosa. Che mi dite?

Dico che ti voglio bene, hai perfettamente centrato quello che volevo descrivere. La nostra interiorità emotiva richiede tempo, silenzi e lentezza, affinché acquisti una forma che ti permetta di compiere passi consapevoli in questo folle mondo. Quel tempo molto spesso non possiamo permettercelo e deleghiamo la nostra serenità e le nostre scelte a qualcosa di esterno, sia esso il sistema sociale, sia essa la famiglia o le aspettative che altri hanno su di te. Poi vi sono quei brevi momenti di silenzio, di calma, in cui emerge tutto l’insoluto che gratta sulla porta chiusa della tua animina e che ti chiede: «Che stai facendo? Come sei arrivato fin qui?»

Atlante, il terzo brano in scaletta, credo che sia quello che più mi ha condotto verso la precedente riflessione. Cosa mi dite a riguardo? Io penso sia uno dei migliori del lotto…

Atlante parla del desiderio di leggerezza, di voler vivere in modo semplice e di volerlo fare, stando con i propri simili. Credo molto nella frase tu sei l’altro. Penso, forse ingenuamente, che dovremmo ricordarcelo spesso. Noi in fondo siamo il riflesso di chi abbiamo intorno, e viceversa. Per quanto riguarda la musica abbiamo provato a fare di Atlante un piccolo gioco di incastri e di equilibri. Si possono trovare tutti i colori dei Farabutt!: le chitarrone, i synth e i campionamenti, la tromba, la batteria e il basso incollati l’uno nell’altro, e la voce sgraziata di Andrea che dice la sua. Sì, teniamo tanto anche noi a quel pezzo!

Il primo singolo è invece l’irresistibile Terrapiattisti. Rockettone contaminato, con un testo che la dice lunga sui nostri tempi e sui fondamentalisti del complotto. Convinti e contenti, i personaggi presi di mira, per giunta intolleranti e incapaci di mettersi in discussione. Quanto è giusto dedicar loro un pezzo?

Beh, l’intento non era di schernire gente che crede in qualcosa, anche se quel qualcosa è a mio personalissimo avviso sbagliato. Era più che altro un sincero vaffancuore all’ennesimo bordello che si andava ad aggiungere a una oggettiva situazione esterna già più che complicata! La crisi, la pandemia, la natura che si rivolta, gli stronzi in generale con cui devi avere a che fare ogni giorno, i tuoi casini personali, quelli dei tuoi cari e poi sti tizi, che ti vengono a dire che oltre a tutto questo vi sta il fatto che la terra sia piatta, che si possa evocare Cthulhu da un momento all’altro, che i rettiliani sono tra noi… e allora sai cosa ti dico: «Avete tutti ragione!» e basta, non rompete più le palle…che anche se il mondo adesso non è più tondo, in fin dei conti, la mia vita normale deve andare avanti lo stesso…

Se vi dicessi che sono un terrapiattista? Ovviamente, per usare una sorta di eufemismo, la penso in maniera più comune e scientifica. Ma per questa domanda fingo di esserlo…

Ti offrirei da bere, e ti direi che ci sono cose peggiori in cui credere. Che ne so, la necessità di avere successo, quella di apparire, qualche aspetto di qualche religione, il progresso cieco, il fatto che la tecnologia non sia più uno strumento, ma bensì il fine della nostra vita, il fatto che la guerra sia fatta per portare la pace… Guarda, se tu fossi un terrapiattista, potresti darci una mano per organizzare un tour al limite del mondo! Sai che figata? Il palco là in fondo e oltre l’universo… Dai, organizziamo!

Pensiamoci, si potrebbe fare… Che poi ogni brano proposto meriterebbe un’attenta analisi, considerando scrittura e argomenti trattati. Chiedo quindi a voi di riassumere il discorso e di estrarre qualche altra canzone, le vostre preferite…

Il riassunto di tutto potrebbe essere un: «Non prendiamoci troppo sul serio, perché qua di serio non c’è molto!» Detto questo, un altro pezzo, che per noi è abbastanza rappresentativo della nostra farabuttaggine, potrebbe essere Terremoto. Parla di quando diventi obbligatorio compiere scelte difficili, anche a costo di fare delle macerie intorno.

Siete in sei, siete maturi e siete piuttosto bravi tecnicamente. Ecco, suppongo che in fase di composizione ci siano decine di idee e che ciò determini la vostra forza, la vostra grande flessibilità artistica. Rock classico, punk, alternative, indie e persino una discreta spruzzata di elettronica. Insomma, che cazzo avete combinato?

Grazie infinite! Abbiamo combinato un bordellino, vero? Volevamo scrivere canzoni senza avere il vincolo di “suonare un genere”. La priorità era quella di raccontare delle storie e di usare la voce di Andrea come collante per il tutto. Veniamo tutti da esperienze musicali diverse, quello che ci siamo detti all’inizio è stato di non cambiare il nostro modo di suonare per uniformarci l’uno all’altro o per rispettare i canoni di un determinato suono, ma più semplicemente è stato un: «Vieni, porta i colori della tua musica a servizio della canzone, poi si va al pub insieme!»

Parlatemi della produzione, di quest’ultima esperienza in studio…

Abbiamo anche qua messo avanti il rapporto umano e ci siamo affidati al mitico Sambo del Sonika studio di Ferrara. È un nostro amico, ci conosce da ormai vent’anni e, inoltre, è un fonico molto bravo. Scegliere di registrare da lui è stata una decisione naturale, ha avuto una pazienza infinita. Pensa solo che avevamo fatto quasi tutto, quando poi ci è venuta voglia di inserire all’interno del disco le voci di tanti altri nostri fratelloni con cui abbiamo condiviso palchi e sogni. Quindi chiama tutti i ragazzi che hanno poi aggiunto le loro linee vocali, riapri le tracce, rifai il mix di tutto e tutto questo tra una simpatica bestemmia e l’altra del povero Sambo, che però non ha mai detto un: «Non era stato deciso e quindi non lo faccio». Un grande.

 

Siete in giro da un botto di tempo, ne avrete di storie da raccontare. Che dite, mi dedicate una bella sintesi del percorso?

Vent’anni di incantevoli insuccessi. Io ho suonato rocksteady e reggae per vari anni nei Cookoomackastick, Mauro ed Andrea vengono dall’hardcore degli H-strychnine, Ciuz suonava metal negli Otx2, Albert rock and roll a nei Let’s Get Lost mentre Luca continuava sia gli studi di musica elettronica che quelli bandistici suonando la tromba. Ci siamo divertiti un botto in queste realtà praticamente sconosciute, ma che ci hanno permesso di incontrare un sacco di persone su e giù dal palco, di girare un po’ l’Italia e un po’ fuori, di vivere situazioni assurde… Hai ragione, di storie folli ne abbiamo tante da raccontare! Quando passi da Ferrara, birra offerta e ne parliamo, così poi anche tu condividerai le tue!

Tutto è abbastanza palese e presente nei testi, ma cosa non sopportate proprio del sistema? Cioè, cosa vi fa davvero incazzare…

Il fatto che vengano giustificate delle morti come conseguenze collaterali a scelte economiche e/o politiche di certi Paesi. E che queste morti continuino ancora e ancora, giorno dopo giorno, mentre alcune teste di razzo litigano fra di loro, sperando in un mondo più verde, mentre in realtà è, ahimè, sempre più marrone. L’indifferenza generale che è coltivata nel giardino del mondo, concimata con una marea di input inutili e accecanti, colorati e brevi, perché se troppo lunghi poi non si è più capaci di stare attenti. Nell’epoca della condivisione, una generale mancanza di compassione.

Fatevi una domanda a piacere e datevi una risposta. Qualsiasi argomento…

Quale è la risposta alla domanda fondamentale della vita? 42.

Salutate i nostri lettori, allegando tutti i vostri link principali…

Un abbraccione farabuttesco a tutte le persone che hanno letto fino a qua, terrapiattisti compresi!!!

Speriamo di vedervi presto, se avete voglia di scambiare un po’ di chiacchiere fatelo senza problemi a @farabutt_band

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