A cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)
Negli ultimi mesi del 2009 gli Avenged Sevenfold sono al lavoro per comporre materiale inedito. Da qualche tempo, la formazione californiana sta proponendo situazioni sonore del tutto rinnovate e ben lontane dal metalcore degli esordi. Per intenderci le cose presenti in Sounding the Seventh Trumpet del 2001 sono ormai un ricordo. La band dell’ormai celebre Deathbath, il teschio alato che accompagna ogni passo musicale prodotto, è ormai un punto fermo della nuova generazione del metallo, a prescindere dai fans e dai detrattori. City Of Evil e soprattutto l’omonimo disco bianco, rispettivamente del 2005 e del 2007, si collocano di fatto a metà strada tra l’heavy e l’alternative metal; hanno melodia e hanno spunti più che interessanti. Canzoni da citare sono per esempio la tosta Beast and the Harlot, la sempre orecchiabile Afterlife o la teatrale A Little Piece Of Heaven, da considerare come una sorta di opera horror. Ma i ragazzi di Huntington Beach non si accontentano, desiderano evolversi ulteriormente, vogliono a tutti i costi dar vita a qualcosa di davvero forte, di epico. L’ambizione non manca affatto e le basi per far bene ci sono tutte.
La notte del 28 dicembre però ribalta con violenza il tavolo da gioco, spezzando inevitabilmente gli equilibri: il corpo privo di vita dello storico batterista-autore James “The Rev” Sullivan viene rinvenuto nella sua abitazione. Farmaci e alcool, uniti a una anomalia cardiaca, sono la causa del decesso. Il musicista lascia questo mondo a soli ventotto anni. Sconforto e dolore si abbattono pesantemente sui quattro restanti componenti degli A7X e le registrazioni vengono sospese.
Una pausa, seppur obbligata, è tutto ciò che serve…
Il momento di riflessione si conclude fortunatamente qualche mese dopo con un importante annuncio: Mike Portnoy, batterista progressive dei Dream Theater e idolo di The Rev, ha accettato l’invito del gruppo ed è intenzionato a prender parte al progetto. Con la sua storica band, d’altronde, qualcosa non sembra più funzionare al meglio; forse i venticinque anni di intensa e straordinaria carriera, forse la mancanza di stimoli, forse l’esigenza di rimettersi in gioco…
Il grande musicista classe ‘67 sa che presto dovrà rientrare all’ovile per le nuove incisioni, ma per il momento è attratto dalla sfida. Già, perché essere stato scelto da quei quattro ragazzi per far fronte a una situazione così triste e drammatica rappresenta per lui un motivo di orgoglio, oltre che un’occasione per intraprendere strade differenti. In fase di registrazione Portnoy porta tecnica, qualità ed esperienza, in fondo si parla di un portentoso professionista, ma l’idea principale è quella di seguire fedelmente le parti di batteria concepite da The Rev.
Figlio di tutte le emozioni del periodo, prende forma Nightmare, un signor disco. A legare le varie canzoni, anche a detta degli altri membri, è proprio la figura dell’amico scomparso. Non parliamo di un vero e proprio concept album, ma il sapore generale è più o meno lo stesso. Particolarmente rappresentativa è So Far Away, composta dal chitarrista Synyster Gates in memoria dell’amico, compagno di vita per molto tempo. La parte finale del videoclip ci mostra una serie di foto e di video più che toccante. The Rev, anche in questo caso, è chiaramente l’indiscusso protagonista della raccolta.
Ripeto, Nightmare è un signor disco…
Mike Portnoy conclude ufficialmente l’esperienza con gli Avenged Sevenfold nel dicembre del 2010, quasi in contemporanea con la sua rumorosa (anche se non del tutto inaspettata) uscita dai Dream Theater. Nonostante la stima e il rispetto, per vari motivi M.Shadows e compagni non possono integrarlo definitivamente. Analizzando i fatti, è possibile comunque affermare che la collaborazione tra le parti, con tanto di glorioso tour in mezzo, abbia alla fine giovato a tutti.
Ma questa è soltanto la semplice considerazione di un appassionato…
Ciò che conta è come sempre la buona musica. E Nightmare degli Avenged Sevenfold propone buonissima musica.
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