A cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)
L’esordio discografico di Donatella Eliuti ci è piaciuto moltissimo, in tutto e per tutto. Recuperare la recensione pubblicata sul sito qualche giorno fa è quindi cosa obbligatoria. La cantautrice lombarda, ci regala un contaminatissimo viaggio musicale, un lavoro eccellente, pieno di vitalità e di espressione. Questa è la buona musica, quella che ci prende davvero per mano, che ci fa pensare a tutto e a niente al contempo, che in qualche modo ci libera. Donatella è forte, davvero, ma non è personaggio in grado di ostentare le proprie immense qualità. Tutt’altro, ha voglia di fare, di crescere, di raccontare emozioni e di ringraziare chi ha scelto di sostenerla. The Silent Trip è solo l’inizio, ne siamo certi…
Ciao e benvenuta su MDN. Presentati ai nostri lettori…
Ciao a tutti, sono Donatella Eliuti e sono qui per parlare del mio esordio come cantautrice grazie al mio EP di debutto, The Silent Trip.
Per anni ti sei esibita come cantante nel duo acustico Another Vibration, cover più che altro, adesso la svolta. The Silent Trip, come detto, è il primo tassello firmato esclusivamente da te. Bene, cosa ti ha spinta a intraprendere questa strada?
In realtà, il progetto di un disco di inediti è nato prima degli Another Vibration, almeno come intenzione. Barbara Schera Vanoli, produttrice con Jacopo Festa del disco e co-autrice con me di A Message in the Wind è da anni la mia insegnante di canto e proprio lei, ormai cinque anni fa, mi ha portata a pensare alla possibilità di concepirmi non solo come interprete, ma anche come autrice, artista a tutto tondo. Per questo, sempre all’inizio di questo percorso, ho anche preso qualche lezione di pianoforte, proprio per avere uno strumento di appoggio nella stesura dei brani.
Da dove arriva il titolo del disco? Molto evocativo, direi, un viaggio silenzioso…
Volevo un titolo abbastanza breve, non banale e con un suono evocativo. Queste canzoni coprono un arco temporale di quattro anni, anche se la fase creativa più intensa ne ha impiegati due; durante questo lungo periodo ho vissuto un percorso interiore difficile, ma rigenerante. Da qui l’idea del viaggio, silenzioso proprio perché interno all’animo.
Parliamo di quattro brani davvero belli e di una grande interprete, lasciamelo dire. In più la produzione è davvero eccellente. Come sono andate le cose in studio?
Innanzitutto, grazie davvero per i complimenti. Quello che non tutti sanno è che gli strumenti non sono suonati dal vivo, ma sono stati programmati e gestiti da Jacopo Festa, produttore di cui parlavo prima. Questo per motivi di budget (non ho problemi a dirlo): il disco è completamente autoprodotto, quindi finanziato da me, che non volevo andare oltre le mie possibilità economiche ingaggiando musicisti che avrebbero avuto tutto il diritto di essere pagati adeguatamente per la loro prestazione. Mi sono detta: «È un salto nel buio, sono alle prime armi, per ora va bene così.» Il risultato mi ha entusiasmata e sono felice dei riscontri ricevuti finora.
Quanto è stato importante avere accanto persone in grado di prendersi cura delle tue idee? Certo, l’artista compone, regala le proprie emozioni, ma musicisti, arrangiatori e fonici all’altezza sono assolutamente fondamentali..
Hai detto bene, questo disco non sarebbe stato lo stesso senza Barbara e Jacopo, che si sono occupati anche degli arrangiamenti. Per me è stato naturale affidarmi a loro perché ci conosciamo da anni, sono cresciuta umanamente e artisticamente tantissimo grazie a Barbara, poi stiamo parlando di professionisti abituati a lavorare a produzioni internazionali, per cui sono stata seguita con una passione e una meticolosità incredibili. Conservo un ricordo meraviglioso dei due giorni passati in studio a registrare le voci.
Ho appena recensito con entusiasmo l’EP e penso di aver centrato i punti di forza dell’opera. Tuttavia, mi piacerebbe sapere cosa rappresentano per te queste canzoni. Dai, una per una…
La tracklist rispecchia fedelmente l’ordine di composizione dei brani (a parte qualche cambiamento in fase di pre-produzione), sempre per seguire la metafora del viaggio.
Another Life è una lettera mai spedita a una persona che non ho potuto tenere nella mia vita ma con cui immagino nella canzone di poter vivere una seconda possibilità. The Room è una sorta di videocamera puntata sull’anima di una donna (ovviamente io), che aspetta di incontrare un uomo con cui ha un rapporto non proprio sano. In Your Hand è un po’ fra sogno e realtà, anche la sua melodia un po’ stile ninna nanna è una sorta di ‘consolazione’ all’interno di un rapporto problematico. A Message In The Wind è ispirata alla stessa situazione di Another Life ed è un dialogo fra me e quella persona con frasi virgolettate nel testo (e tradotte in inglese) perché fedelmente riportate da uno scambio realmente avvenuto. Questo brano è un po’ il traguardo del viaggio perché parla della tematica del distacco amoroso non più in termini nostalgici, ma consapevoli della necessità di liberarsi da certi tormenti per poter andare avanti.
La tua preferita? Dai, tutti noi cantautori abbiamo una canzone preferita…
È una domanda terribile! Scherzo… Per rispondere devo dividermi, nel senso che affettivamente parlando Another Life avrà sempre un posto speciale nel mio cuore perché è stata la prima canzone che ho scritto, quindi si porta dietro il fascino della scoperta e della novità. Se devo scegliere da artista, dico che A Message In The Wind è sicuramente la più matura e la più incisiva dal punto di vista emozionale e non solo.
Parlando prettamente di suoni, quali sono stati gli artisti o i dischi che hanno ispirato le tue composizioni?
Penso si senta il mio debole per il gothic metal, poi io adoro cantautrici italiane come Elisa e L’Aura e tutto il filone celtico, da Sinead O’Connor a Loreena McKennitt. In realtà ho un gusto musicale abbastanza variegato (amo anche Coldplay, Queen, Genesis…tanti) proprio perche’ sono di natura molto curiosa. Quando compongo spero sempre di non copiare nessuno. Per gli arrangiamenti del disco invece inevitabilmente ho avuto suggestioni da produzioni illustri, almeno a livello di mood generale.
Riuscirai a portare avanti con costanza anche il progetto Another Vibration, ora che hai anche una carriera da solista?
Si tratta di due progetti molto diversi fra loro, ma sono abituata a spostarmi da una realtà a un’altra, dato che durante il giorno ho un normale lavoro d’ufficio. Si sta tornando gradualmente alla normalità, quindi c’è il tempo di riabituarsi a giornate molto piene.
Domanda scomoda che pongo a tutti: cosa pensi della situazione musicale in Italia? Lasciando da parte il Covid, che ha solo peggiorato le cose…
Diciamo che non solo in Italia la modalità con cui si fruisce della musica è molto cambiata, oggi è tutto un fast-food, un mordi-e- fuggi di ascolti di un singolo dopo l’altro… Io sono rimasta all’emozione di scartare il cd, leggere il booklet e ascoltare il disco, testi alla mano.
Quindi gli artisti famosi sono costretti a sfornare quanti più brani possibile e sperare in una quantità inverosimile di streaming su Spotify per stare al passo.
Per quanto riguarda le piccole realtà dal vivo che si esibiscono nei locali, posso dire per esperienza che, spesso, si tende a far esibire sempre gli stessi artisti negli stessi locali, per questioni di amicizie o perché il titolare del locale preferisce ‘andare sul sicuro’. Sarebbe bello se ci fosse più apertura mentale in questo senso, per dare uno spazio di espressione a tante realtà artistiche che si fanno un mazzo tanto (si può dire?) e non hanno il tempo di stare tutto il giorno al locale ‘tal dei tali’ a prendere l’aperitivo, sperando di entrare nelle grazie del proprietario.
C’è poi l’annosa questione della mancanza di tutele per i lavoratori dello spettacolo. Purtroppo nel nostro Paese, ricchissimo di risorse culturali e artistiche, i musicisti diventano ‘visibili’ solo se e quando raggiungono una grande popolarità. Il percorso faticoso per arrivarci non viene considerato e valorizzato quasi mai.
Possibili rimedi?
Riguardo al primo punto la vedo dura perché ormai la velocità della tecnologia ha preso il sopravvento, spero in un’inversione di tendenza da saturazione digitale.
Invece relativamente agli artisti emergenti, credo che una sana meritocrazia e, ripeto, un po’ di apertura mentale potrebbero cambiare le cose. Ti assicuro che, anche tra i non particolarmente appassionati di musica, c’è molta voglia di arte nuova. Per la valorizzazione e la tutela economica degli artisti, servirebbe invece una vera rivoluzione culturale.
Talent. Favorevole o contraria?
Non è facile rispondere, sicuramente le dinamiche televisive tendono a prevalere su quelle artistiche. Per questo motivo, persone che ci hanno lavorato dietro le quinte non me ne hanno parlato benissimo. In generale, è un tipo di esperienza che personalmente vedo meglio per interpreti piuttosto che per autori.
Progetti futuri? Io vorrei tanto ascoltare un tuo LP…
Ti ringrazio, in effetti quella è l’idea. Sto già lavorando a nuovi brani, ma è tutto in divenire. Ho un’idea del progetto, ma è presto per parlarne, è tutto in fase embrionale.
Cosa non ti ho chiesto?
Non mi hai chiesto perché il disco è in inglese, ma sono contenta che sembri una cosa normale esprimersi in una lingua diversa dalla propria.
Saluta i lettori a modo tuo.
Sono felice che MDN abbia accolto così bene The Silent Trip e ringrazio lo staff per la stima e la possibilità di farlo conoscere, soprattutto perché è il mio primo lavoro e inizialmente non sapevo cosa aspettarmi dalla mia creatività. Per cui, se non avete ancora preso parte al mio viaggio, volume a palla e partite con me!
https://www.facebook.com/D.Eliuti78
https://www.youtube.com/watch?v=CJtL3Iu3M7M
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