Di Enrico Spinelli
Se c’è una cosa in Vasco Rossi che non cambia mai è la sua voglia di andare controcorrente, spiazzando ogni volta e reinventandosi, cambiando pelle rimanendo comunque sè stesso. E questo discorso vale a maggior ragione in questo ultimo album, il diciottesimo di una carriera che, almeno per me, ha avuto diversi picchi e pochissimi cali (anche nei momenti più commerciali) e che arriva dopo “Sono Innocente”, un lavoro che personalmente avevo apprezzato e apprezzo tutt ora molto.
E siamo di fronte a un disco che suona Vasco in toto, in un mondo che cerca le iper produzioni e i ritocchi selvaggi il nostro presenta un sound asciutto, diretto, rock nella sua declinazione più genuina, senza nascondere- come sempre- gli acciacchi vocali dell’età, vero al massimo (storpiando il titolo di un suo successo). Vasco è così, punta al messaggio fregandosene della difficoltà di adattare la lingua italiana al contesto rock, e non ricorre a metafore o immagini retoriche a buon mercato, ti schiaffa in faccia concetti chiari e semplici così come vengono, come in una chiacchierata al bar.
Il messaggio arriva subito al dunque con “XI Comandamento” vero e proprio inno di chi non si piega agli odiatori seriali; un rock deciso, potente, forse un po’ forzato l’intermezzo di sax nel mezzo ma comunque d’effetto. E dove tutti parlano di libertà e diritti civili il buon Vasco mette tutti a tacere con il rock’n’roll quasi retrò di “L’Amore L’Amore” con un ritornello tanto semplice quanto incisivo” “L’amore si fa con le mani e con il cuore, si fa come si vuole”…ha detto tutto.
E se “Siamo Qui” sembra nuovamente chiamare a raccolta (con la consueta poesia di strada) quelli che “Siamo Solo Noi” e “La Pioggia alla Domenica” è forse il pezzo più ordinario, è nella parte centrale del disco che il rocker di Zocca ci spiazza con 3 vere e proprie gemme.
“Tu Ce L’hai Con Me” riprende quasi il discorso dell’opener, rivolgendosi direttamente ai leoni da tastiera, quelli che insultano e aggrediscono mascherandosi dietro una presunta libertà di opinione, quando la motivazione è una e una soltanto ed è ben espressa dal titolo.
Troviamo poi “Un Respiro in Più”, un Blues disincantato, un implicito invito a non affannarsi nel cercare chissà cosa dalla vita, e forse uno dei miei pezzi preferiti del disco, “Ho Ritrovato Te”: poche frasi- Vasco ci ha abituati al suo dire tanto con pochissime parole- eppure incisive al punto giusto nel ritrarre una persona che si era chiusa in sè stessa e che alla fine, pur non avendo risolto tutti i suoi guai, ha trovato il suo punto di riferimento. Chiude il disco una terzina più ariosa, per così dire, in chiave sentimentale, un’incoraggiante “Prendiamo il Volo” con la tranquillità di vivere alla giornata senza obblighi contrattuali (“Patto con Riscatto) per poi chiudere in bellezza con il singolo “Una Canzone D’amore Buttata Via” (mi mancava, caro Vasco, un singolo così), un invito a crederci comunque sia, a superare le difficoltà di un rapporto e a non buttarsi via.
Vasco è tornato, gente, c’è poco da aggiungere, è tornato col suo rock schietto e con il suo linguaggio tagliente e diretto, vero in ogni nota e in ogni parola, per un disco che, ne sono convinto, invecchierà bene senza smettere di dire quello che ha da dire, come i grandi classici.
Grazie Vasco, per la diciottesima volta (ma anche di più) grazie.