DI ADRIANA LA TRECCHIA SCOLA
Oggi dovrebbe essere un’ affermazione categorica piu’ che un auspicio esitante.Nel capolavoro di Ernst Lubitsch(un tedesco emigrato a Hollywood prima della seconda guerra mondiale) ci si fa beffe della tirannia con leggerezza e candore.Del resto proprio Charlie Chaplin,che l’ anno prima aveva realizzato l’ altra geniale farsa (Il grande dittatore),ha detto “una risata ci salvera’ (o salvera’ il mondo)”.D’ altro canto c’e’ un’ altra affermazione simile che esprime lo stesso significato (“una risata ci seppellira’”,attribuita all’ anarchico russo Michail Bakukin).Sempre nella storia dell’ umanita’ si e’ pensato di far ricorso all’ estro,alla fantasia per fronteggiare l’ oppressione e l’ orrore.Il fatto pero’ presuppone coraggio e indipendenza:che ci sia l’ intenzione di contrapporsi al male;altrimenti si corre il rischio di legittimare cio’ che non ha senso.Purtroppo la comunita’ sociale si caratterizza di solito per la sua conformita’ pavida e retriva.Risulta piu’ facile e vantaggioso assecondare l’ ordine constituito dall’ alto (i soldi richiamano i soldi),piuttosto che scardinare il sistema.In realta’ la vita e la mente umana sono cosi’ complessi (oltre che pesanti) che le analisi sociologiche o di altro tipo non saranno mai esaustive.Solo l’ arte puo’ esprimere l’ esistenza e il suo dolore.Solo l’ artista che opera per una esigenza interiore e non per vacui motivi rappresenta la verita’.Durante le dittature le uniche voci autentiche che hanno cercato di ribellarsi sono quelle dei poeti (indifese e fragili luci di speranza nell’ abisso). Varlam Salamov(Nel lager non ci sono colpevoli):”La poesia e’ incomparabilmente piu’ complessa del ‘si’ o del ‘no’ dell’ umanita’ progressista…In poesia non esiste il progresso…La poesia e’ intraducibile…La poesia e’ inafferrabile…”. Salamov scrive a Pasternak nel 1954 :”Proprio la sofferenza dell’ uomo e’ l’ oggetto fondamentale dell’ arte,e’ l’ essenza dell’ arte,il suo tema ineluttabile”. Secondo una corrente del cristianesimo ortodosso d’ oriente (l’ esicasmo) le parole rappresentano l’ essere delle cose,per cui non bisogna usarle a vanvera:si rischia di ” giocare” con cose piu’ grandi di quello che crediamo.Tra le principali poetesse russe,Marina Cvetaeva ha a cuore l’ anima di tutto cio’ che esiste:”Passeremo tutti.Tra/cinquant’anni noi saremo tutti/sotto terra.Ci saranno nuovi/volti sotto un cielo eterno.E ho/voglia di dire,a tutti quelli che/sono ancora vivi:Scrivete,/scrivete di piu’!Fermate ogni/ istante,ogni gesto,ogni sospiro./Non solamente il gesto,ma anche la forma della mano che/l’ha compiuto;non solamente il sospiro,ma anche il disegno delle labbra che l’hanno/emanato.Non trascurate le/cose esteriori…Annotate le/cose con grande precisione./Non esiste niente che non abbia/importanza…Il colore dei/vostri occhi,della lampada,del tagliacarte e i motivi della carta,/la pietra preziosa dell’anello/preferito,tutto questo fermera’/il corpo della vostra anima,/della vostra povera anima,/abbandonata nell’immensita’/del mondo”. Un’ altra vittima dell’ oppressione Nadezdha Mandelstam, moglie del poeta Osip,scrive nelle sue memorie:”In epoche come la nostra,dov’e’ il limite fra cio’ che e’ psicologicamente ‘normale’ e cio’ che non lo e’?”. “Chi vive sotto una dittatura,si permea rapidamente del senso della propria impotenza e vi trova consolazione e giustificazione per la propria passivita’ e inerzia:’La mia voce potra’ forse formare le fucilazioni?Non dipende da me…Chi volete che mi dia retta?’.Cosi’ andavano dicendo i migliori di noi e l’ abitudine al confronto fra le proprie forze e quelle altrui ha fatto si’ che qualsiasi Davide,pronto ad assalire,disarmato,un Golia,suscitasse soltanto perplessita’ e alzate di spalle…Tutti eravamo pronti al compromesso:tacevamo nella speranza che non uccidessero noi,ma il nostro vicino.Non sappiamo nemmeno bene chi fra noi contribuiva a uccidere e chi si salvava tacendo”. “Quando arrivera’ quell’ evento irreversibile?Dove?Come?Ma non ha importanza…Opporsi e’ inutile.Avevo perso il sentimento della morte,perche’ ero entrata nella regione del non-essere.Di fronte a una condanna ineluttabile,persino la paura scompare”. “Vivevamo cosi’,coltivando la nostra immaturita’ finche’ non ci convincevamo a nostre spese della precarieta’ del nostro benessere:soltanto per esperienza diretta,poiche’ a quelle altrui non prestavamo fede.Siamo diventati esseri incompleti e irresponsabili.Ci salvavano soltanto i miracoli”. Boris Pasternak,che in un certo senso non e’ finito nell’ abisso e nella disperazione come molti suoi amici e colleghi,diede una fenomenale definizione della poesia.Si tratta di un breve discorso durante il Congresso internazionale antifascista degli scrittori del 1935 a Parigi:”La poesia rimarra’ sempre uguale a se stessa,piu’ alta di ogni Alpe d’altezza celebrata:essa giace nell’erba,sotto i nostri piedi,e bisogna soltanto chinarsi per scorgerla e raccoglierla da terra;essa sara’ sempre troppo semplice perche’ se ne possa discutere nelle assemblee;essa rimarra’ sempre la funzione organica dell’uomo,essere dotato del dono sublime del linguaggio razionale,di maniera che,quanto piu’ ci sara’ di felicita’ a questo mondo,tanto piu’ sara’ facile essere artisti”. Straordinario il parallelo tra felicita’ e facilita’! Le anime nobili che sentono intensamente l’ essenza delle cose,che in ognuna di esse onorano la vita e ne riconoscono l’ immensita’,possono altresi’ perdere questo afflato se non sorretto da una granitica fede.Se cosi’ e’ successo per Marina Cvetaena,non si puo’ dire lo stesso per la ragazza ebrea Etty Hillesum,vittima dell’Olocausto a Auschwitz.Il suo Diario (che non e’ diventato famoso come quello della sua conterranea olandese Anna Frank) si conclude con una frase significativa(emblema della sua stessa vita):”Si vorrebbe essere un medicamento per tante ferite”.Nella barbarie nazista c’e’ chi non perde la gioia di vivere,chi non atterrisce per la paura,chi risponde all’odio con l’amore.Etty Hillesum dice:”Questa e’ davvero la mia vita?Cosi’ piena,cosi’ ricca,cosi’ intensa e cosi’ bella?”. “Se Dio decide che io abbia tanto da fare,bene,allora lo faro’,dopo esser passata per tutte le esperienze per cui possono passare anche gli altri.E il valore della mia persona risultera’ appunto da come sapro’ comportarmi nella nuova situazione.E se non potro’ sopravvivere,allora si vedra’ chi sono da come moriro’.” La spiritualita’ della Hillesum consiste nel capire che Dio non puo’ aiutarci,che siamo noi che dobbiamo aiutare Lui e in questo modo aiutiamo noi stessi.Dio,che e’ grande,
Maya Hawke e’ la talentuosa figlia di due super divi hollywoodiani:Uma Thurman e Ethan Hawke.Non delude le aspettative nel paragone con i celebri genitori.Probabilmente si e’ affermata con la serie Netflix di grande successo Stranger Things.Ma la ragazza non vuole vincoli per cui si esprime anche attraverso la musica (grazie alla bellissima e suadente voce puo’ richiamare leggende come Joni Mitchell,ma pure le piu’ recenti Norah Jones e Taylor Swift). “Con la recitazione devi sempre fare provini e attendere che qualcuno ti offra la possibilita’ di metterti alla prova.Il bello della musica,invece,e’ che non devi aspettare che qualcuno ti dia il permesso:lo fai e basta”. Blush (arrossire) e’ il suo album di debutto (del 2020) ed esprime tutta la timidezza della sua autrice.