Mercoledì, serie Netflix del 2022 per la regia di Tim Burton, può essere definita come la storia di fanciulle dalle caratteristiche peculiari, relazioni post-adolescenziali problematiche e un pessimi rapporti genitoriali. Entrato in pre-produzione nel 2020 sotto l’egida di MGM Television (che oggi gravita nella galassia Amazon) in collaborazione con Netflix, con alla scrittura Alfred Gough e Miles Millar già showrunner di Smallville e di altre serie che, però, hanno avuto vita breve. La scelta del regista, quasi obbligata visti temi, modi e maniere è ricaduta su Tim Burton che si è associato come produttore esecutivo per avere un po’ di controllo su quella che, nelle intenzioni, doveva essere la favola gotica definitiva per la Generazione Z. La serie si divide in otto episodi: i primi quattro diretti dal papà di Edward Mani di Forbice e i rimanenti affdiati a Gandja Monteiro, già dietro la macchina da presa di Brand New Cherry.
Flavour e James Marshall, vecchia conoscenza degli showrunner e regista per le serie Streghe, Smallville e Shannara Chronicles.
Questa dicotomia registica crea un grosso divario fra la prima e la seconda parte della stagione. Verosimilmente, ma è solo un’illazione di chi vi scrive, la produzione aveva meno “voce in capitolo” con un pezzo grosso come Burton e si è fatta “più insistente” con i registi di secondo piano, seppur bravi.
Lo spirito di Mercoledì, non giriamoci intorno, aleggia sulle opime spoglie dei film degli anni ‘90 diretti da Barry Sonnenfeld da cui prende spunto, stile e taglio.
Il buon vecchio Tim, che probabilmente ha già dato tutto quello che poteva e per cui gli saremo sempre grati, nel limite della libertà che gli è stata concessa pesca nel grottesco come succedeva nei bei vecchi tempi, puntando innanzitutto sul necessario recast.
Nei panni del pittoresco Gomez c’è Luis Guzmán e in quelli di Morticia la statuaria e (forse troppa) Catherine Z. Jones.
La protagonista è interpretata dalla giovanissima Jenna Ortega.
La piccina di casa Addams la combina grossa: nel difendere il fratello Pugsley dai bulli della scuola quasi non ne fa secco uno; questo piccolo incidente costringe i genitori ad iscriverla al prestigioso Istituto Nevermore, scuola per i rampolli dell’aristocrazia sovrannaturale a stelle e strisce.
Qui le cose andranno all’esatto opposto dell’ordinario, con misteriosi omicidi, subdole sparizioni, un antico nemico e tanto teen drama.
La piccola Mercoledì, invero non più tanto piccola, avrà il suo bel daffare: rapporti da costruire e misteri da risolvere.
Appassionare, quello è tutto da vedere.
Dopo uno scoppiettante inizio che sembra dare una virata piuttosto macabra alla storia, ci si dimentica dei presupposti e si scivola ben presto nel più becero prodotto per giovanissimi, che ha il pregio di essere ritmato e visivamente intrigante ma su tutto pesa una scrittura che non osa, piuttosto stantia e di rimando, che fa il verso a tante, troppe cose e che non plasma una vera identità.
Al netto dell’evidente squilibro qualitativo fra la prima e la seconda parte, la sceneggiatura al gusto di pinzimonio arraffa a man bassa da Le terrificanti avventure di Sabrina, Nancy Drew, Harry Potter e Vampire Diaries ed ormai è più di un sospetto che la casa di produzione della grande N utilizzi un algoritmo di scrittura per “accontentare” (fra molte virgolette) il suo pubblico di riferimento.
Ma andiamo con ordine.
Le tematiche squisitamente weirdo del personaggio classico sono solo accennate e spazzate via con pochi, semplici tratti di penna: la Mercoledì di Jenna Ortega è una goth girl in piena crisi post adolescenziale, critica tutto ma a tutto si adegua.
L’adorabile cinismo del personaggio originale lascia il posto a una malcelata assertività che la snatura ma la rende, nel contempo, più vicina al pubblico delle teenager che, citando, “sono fatte di cupi silenzi seguiti da acidi commenti seguiti da altri cupi silenzi!”.
I personaggi comprimari, partendo dal duo genitoriale Morticia-Gomez, sono funzionali a trame collaterali scandalosamente già viste. Le uscite e le entrate in scena sono così terribilmente telefonate che forse sono loro il vero elemento horror della serie.
Il personaggio di Enid Sinclair interpretato da Emma Meyers, coloratissimo contrappunto alla funerea Mercoledì, è l’opposto perfetto: lo yin di un bizzarro yang, che però non si dosa e, seppur adorabile, non riesce a frenare in tempo e scivola nello stucchevole.
Tutto abbastanza scontato ed è davvero un peccato perché sia le interpretazioni che il comparto tecnico sono sopra la media.
Anche gli effetti speciali, che diventano insopportabili nel finale, non sono malaccio pur se somministrati nei modi sbagliati.
Mercoledì è tutto sulla Ortega, e ciò che rimane della narrazione, a conti fatti è poca cosa.
Quello che per 80 e più anni è stato un modello di anticonformismo qui si trasforma in una icona di stile, la bambina terribile interpretata da Christina Ricci (che in questa serie ha una parte) è stata fagocitata dalla graziosa fanciulla che pratica danze rituali di corteggiamento.
Da segnalare le prestazioni buttate via della suddetta Ricci e di Gwendoline Christie, la nostra amata Briennona di Tarth messa li ad occupare volume, fare cartellone ma che del suo ruolo nessuno sa che farsene.
Anche le musiche, per cui si è scomodato il sodale burtoniano Danny Elfman che consegna il compitino senza sforzarsi troppo: il commento sonoro delle scene che restano impresse (il già citato primo episodio e la famigerata scena del ballo) hanno un commento di brani editi e stranoti.
Una scrittura manierista e inopinatamente ordinaria è la zavorra che grava su una produzione che sembra promettere tanto, e l’incipit del primo episodio che suona come un corno di guerra sul piattume realizzativo del nostro tempo, si rivela una promessa non mantenuta.
Piacerà probabilmente ad un pubblico femminile e segnatamente di teenager, risultando un gradevole passatempo ma da qui al buon intrattenimento ce ne passa.
Di sicuro grande impatto estetico (le migliaia di video su Instagram lo testimoniano) e di una certa ricercatezza visuale, non strappano però la sufficienza.
Riservandomi una più ostile disamina in un prossimo PoddyRodden, non mi resta che dichiarare i due ciaKKini, 🎬🎬 per una serie che si agita parecchio e che certamente avrà una stagione due ma di cui probabilmente non resterà memoria già dal prossimo futuro.
Cristiano Dalianera
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