A cura di Riccardo Gramazio (Ricky Rage)
Willy Wonka Was Weird, le quattro W che presentano l’interessante progetto solista dell’artista veneto Paolo Modolo, rivelano già molto. Assolutamente, perchè il nuovo lavoro in studio, Lasciamoci il nulla per questo infinito, che noi di MDN abbiamo avuto il piacere di conoscere in anteprima (molto in anteprima, a dire il vero), ci mostra un cantautore eclettico, diverso, totalmente libero, ma soprattutto innamorato delle emozioni profonde, nel bene e nel male. Registrato in quel di Ferrara, al Natural Head Quarter, un luogo sacro per la musica indipendente italiana, il disco raccoglie una serie di immagini, di scatti, di suoni nati con il solo intento di accompagnare malinconie e pensieri. Ne viene fuori un pacchetto indie rock, ma non soltanto, un diario personalissimo e introspettivo. Cala La Nebbia a Sedriano è per esempio un istantanea offuscata, carica di ricordi, ahimé, non proprio così dolci. WWWW ci racconta ciò che vede, lo fa in maniera lucida, nonostante il dolore provato. Per la cronaca e per chi non lo sapesse, Sedriano è un paese in provincia di Milano, nel magentino, e il tizio che sta scrivendo risiede a pochi chilometri da lì. Inutile dire quindi quanto mi abbia sorpreso questo pezzo dal sapore onirico, poeticamente mesto. Ecco, la nebbia diventa velocemente un sipario, un sipario che cala miseramente, che chiude, che spezza una storia d’amore, che colpisce duramente un frammento corposo di vita. E cosa resta, se non il grigio del malessere?
Altro pezzo forte del lavoro e Dio(o)dio, il primo singolo pubblicato e arricchito dalla voce della cantante Desta. Brano intenso, intimamente arrabbiato e al contempo speranzoso. Le persone potranno anche ferirci, ma presto a tardi ci sarà un conto da pagare. Dice questo, Paolo, e lo fa con la propria musica, in questo caso molto più diretta e molto più accessibile.
In scaletta ecco poi Nato Sotto Il Segno Di Nessuno, una canzone, una poesia, una cascata di parole capaci di colorare e di consolare, forse, la solitudine. E dopo la provincia, la grande Berlino; prosegue così il concept di Paolo e prosegue la lettura quasi autodistruttiva delle pagine del diario. Sorridere A Berlino è una nuova sfida ai propri demoni, al proprio fastidiossimo male al cuore. Altro grande brano…
Il nuovo discorso discografico dell’artista è ambizioso, ben prodotto, triste, ma non vinto. Da ascoltare più volte, ve lo garantisco. Perché qui c’è vita, c’è sentimento. E, soprattutto, c’è la voglia di raccontare tutto. Ma signori, gli ultimi trenta secondi circa di Lasciamoci il nulla per questo infinito suonano come un inno: ci siamo e ci saremo, ognuno con le proprie debolezze. E davanti all’infinito il niente è davvero niente, semplicemente niente.
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